POSI, Paolo
POSI, Paolo. – Nacque a Siena nel 1708, figlio di Giuseppe, falegname; non si hanno notizie della madre. Apprese i primi rudimenti di matematica e architettura civile nella città natia, per trasferirsi poi a Roma, nella seconda metà degli anni Venti, presso la bottega di Filippo Barigioni, architetto della Reverenda Camera apostolica. Ciò trova conferma nella partecipazione al concorso Clementino indetto dall’Accademia di S. Luca nel 1728, nel quale si aggiudicò il primo premio per la seconda classe ex aequo con Tommaso Asprucci.
Riguardo a questo esordio certamente brillante non sono stati reperiti ulteriori documenti a eccezione dei disegni conservati presso l’Archivio storico dell’Accademia, una serie di cinque tavole raffiguranti «un convento per abitazione di una Religione, capace per trenta Religiosi», la cui eccezionale qualità grafica conferisce valore a un progetto di livello non eclatante per originalità.
Tra il 1736 e il 1738 Posi fu ad Aversa, dove lavorò con Barigioni e Pietro Bracci al monumento al cardinale Innico Caracciolo nella cappella del Sacramento della cattedrale di S. Paolo. Successivamente fu lo stesso Martino Innico Caracciolo, committente del monumento di Aversa, nominato commissario e visitatore apostolico dei brefotrofi dello Stato ecclesiastico, a rivolgersi direttamente a Posi: una prima volta allorché, nel 1739, si era reso necessario e urgente l’allestimento di un ospizio dei proietti a Viterbo, da collocarsi in via provvisoria in un piccolo edificio sulla piazza S. Salvatore (oggi di S. Carluccio); quindi, nel 1740, per l’edificazione di una casa per i proietti a Narni; infine per i lavori di adeguamento della rocca degli Albornoz a Viterbo per collocarvi la sede definitiva del brefotrofio, ultimato nel 1742.
Ancora per incarico di monsignor Caracciolo Posi eseguì in Roma un disegno relativo al palazzo Cesarini, demolito a seguito degli sventramenti per l’apertura del corso Vittorio Emanuele (Spila, 2006).
Nel 1741 lavorò alla cappella di S. Michele Arcangelo in S. Maria dell’Orazione e Morte in Roma; nello stesso anno, a Napoli, intraprese il restauro dell’abside del Duomo. L’incarico, affidatogli nel 1739 dal cardinale Giuseppe Spinelli durante il soggiorno di quest’ultimo a Roma, fu eseguito sotto la direzione del campano Filippo Buonocore.
Il progetto dell’abside divenne un interessante punto di incontro tra due architetti così differenti per formazione: la scuola romana, di impronta comunque classicista, e quella napoletana conferiscono all’opera una connotazione particolare e di grande impatto, laddove all’austerità della struttura angioina fa da contraltare la grande «fluidità di masse» e l’articolazione dei partiti decorativi (Castanò, 2003).
Gaetano Moroni (1840-1861, XLVII, p. 215) cita, a proposito delle numerose opere intraprese a Napoli dal cardinale Spinelli, «l’appartamento che abitano gli arcivescovi, e per sollievo di questi, il gran palazzo e villa alla Torre del Greco». La villa in questione potrebbe essere quella cosiddetta del Cardinale, già ultimata nel 1746: «il progetto potrebbe essere stato fornito da Paolo Posi, architetto di fiducia del cardinal Spinelli; è forse indicativo della probabile provenienza romana del progettista il fatto che i capitelli semplificati e a volute inverse del secondo livello del prospetto siano una copia di quelli di Borromini nella facciata dell’oratorio dei Filippini» (Blunt, 2006, p. 318).
Tra il 1743 e il 1750, in Roma, curò la realizzazione del nuovo coro e dell’altare maggiore della chiesa di S. Maria dell’Anima. Nel 1749 vennero eseguite su suo disegno le edicole della Via Crucis nell’arena del Colosseo, riprodotte in un’incisione di Giovanni Battista Piranesi. Dal 1751, architetto di casa Colonna, progettò le ‘macchine’ per i conestabili del Regno, apparati per la chinea, la cerimonia della consegna del tributo offerto dal re di Napoli al pontefice il 28 giugno di ogni anno, alla vigilia della ricorrenza dei ss. Pietro e Paolo.
A partire dal 1754, subentrando al defunto Paolo Ameli, Posi divenne architetto di fiducia del cardinale Prospero Colonna Sciarra, probabile suo futuro patrocinatore per la nomina ad architetto della Reverenda Fabbrica. Divenuto architetto ‘coadiutore’ nel 1769, nel 1773 sarebbe succeduto a Carlo Marchionni nell’ufficio di architetto ‘misuratore’.
Le fonti hanno concordato per lungo tempo sul fatto che Posi fosse stato impegnato nella ricostruzione del palazzo Colonna dal 1754 al 1769: Niccolò Michetti avrebbe curato la realizzazione del fronte prospiciente la piazza dei Ss. Apostoli, mentre Posi, succeduto a quest’ultimo, avrebbe eseguito il corpo su via della Pilotta, connesso ai giardini superiori attraverso tre percorsi. Recenti acquisizioni documentarie hanno consentito sia la ricostruzione dettagliata dell’intervento, sia la sua precisa collocazione temporale, in ragione della quale possiamo affermare che Posi vi operò fin dal 1751 (Catini, 2005-2007; Spila, 2010).
Tra il 1755 e il 1757 Posi operò in Roma in qualità di intermediario per conto dell’abate Filippo Farsetti. Al medesimo periodo risale il progetto della villa Farsetti a Sala, presso Padova. La datazione dell’inizio dei lavori si colloca intorno al 1758, tenuto conto che in quello stesso anno l’abate aveva ottenuto dal pontefice il permesso di esportare un certo numero di colonne antiche.
Al 1756 risalirebbero i disegni per una chiesa con annesso collegio conservati presso l’archivio delle Scuole pie dei padri scolopi (piaristi) di Budapest, ritenuti relativi a un convento da edificarsi in Ungheria. È interessante notare in proposito come il prospetto della chiesa ideata da Posi richiami alla mente quello progettato da Andrea Pozzo nei primi anni del XVIII secolo per la chiesa dei gesuiti di Ragusa (Dubrovnik), nell’attuale Croazia, nel quale la medesima cornice curvilinea conchiude il doppio ordine di colonne – paraste, nel progetto di Posi – al centro del prospetto ed è a sua volta sormontata dal timpano triangolare che corona l’intera facciata (L’architettura delle Scuole Pie nei disegni dell’Archivio della Casa Generalizia, a cura di N. De Mari - M.R. Nobile - S. Pascucci, in Archivum scholarum piarum, XXIII (1999), pp. 212-214).
Nel 1757 si dice in atto l’intervento all’interno del Pantheon, oggetto di aspre critiche; il «libello» contro Posi, citato da Luigi Vanvitelli, diffuso a Roma in quel periodo, potrebbe aver tratto spunto dalle polemiche che seguirono.
Pressoché contemporanei furono, in Roma, la realizzazione dell’apparato per la nomina a cardinale di Ippolito Crivelli (1759) nella chiesa dei Ss. Carlo e Ambrogio, e il monumento funebre a Pier Luigi Carafa in S. Andrea delle Fratte, con partiti scultorei di Pietro Bracci.
Tra il 1761 e il 1765 in Siena Posi seguì la fabbrica del palazzo Sergardi; nel 1763 è detto ultimato il nuovo campanile della chiesa di S. Francesco a Siena, progettato da Posi e realizzato da Filippo Francini.
Il progetto di restauro della porta Romana di Velletri, redatto con Giovanni Battista Vicarini, e quello per un teatro da realizzarsi all’interno del Palazzo priorale vengono fatti comunemente risalire agli anni tra il 1765 e il 1775; nel 1768 lavorò al restauro della duecentesca chiesa di S. Bartolomeo nel complesso della certosa di Trisulti, nel Frusinate.
A partire dal 1766 si occupò della riedificazione della chiesa della Confraternita dei senesi in Roma, S. Caterina in via Giulia, consacrata il 2 dicembre 1775 (Borghini, 1984, p. 212); realizzò quindi il monumento funebre della principessa Flaminia Chigi Odescalchi, morta nel 1771, nella cappella Chigi in S. Maria del Popolo, con partiti scultorei di Francesco Antonio Franzoni e Agostino Penna.
L’ultima realizzazione documentata è il palazzo De Vecchi a Siena, iniziato nel 1771 (Mussari, 2004).
Morì a Roma il 3 gennaio 1776 e venne sepolto, come da lui stesso disposto, nella chiesa di S. Alessio.
Il suo allievo Giuseppe Palazzi fece apporre una lapide alla memoria nella chiesa di S. Caterina dei Senesi.
La straordinaria abilità nel disegno, le qualità imprenditoriali e la grande capacità nelle relazioni fecero di Posi, a dispetto del lapidario giudizio di Francisco Milizia che lo definì «talento grande senza buona architettura» (1781, p. 372), uno degli architetti più attivi e apprezzati del suo tempo. Suoi allievi furono, oltre a Palazzi, Giacomo Quarenghi e Giuseppe Piermarini; di quest’ultimo, che lasciò Posi per affidarsi a Carlo Murena, sono noti i disegni tratti dalle sue opere, conservati nel fondo piermariniano della Biblioteca comunale di Foligno (Tabarrini, 2008). Progetti di Posi sono custoditi in Roma nel fondo Lanciani presso la Biblioteca dell’Istituto di archeologia e storia dell’arte e nel Gabinetto comunale delle stampe; in Napoli, presso la Biblioteca della Società napoletana di storia patria; nei fondi Spannocchi, Sergardi Biringucci e Biccherna dell’Archivio di Stato di Siena; nella Biblioteca comunale di Velletri; presso la Biblioteca del Museo Correr in Venezia; presso il Cooper-Hewitt Museum in New York.
Fonti e Bibl.: Accademia nazionale di S. Luca, Archivio storico, disegni dal n. 345 al n. 349; F. Milizia, Memorie degli architetti antichi e moderni. Terza edizione accresciuta e corretta dallo stesso autore, II, Parma 1781, pp. 371 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica…, Venezia 1840-1861, VIII, p. 140, XIV, p. 296, XXIX, p. 210, XLV, p. 176, XLVI, p. 22, XLVII, pp. 174, 215, C, p. 214; P. Marconi - A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di architettura dell’Archivio storico dell’Accademia di San Luca, Roma 1974, p. 14; F. Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta, I, Galatina 1976, nn. 366, 371, 423.
M. Mojzer, P. P. Római építész egy Rendházterve (Un progetto di casa conventuale realizzato dall’architetto romano P. P.), in Művészettörténeti Értesítő, XXXI (1982), pp. 48-50; B.M. Santese, Palazzo Testa Piccolomini alla Dataria. Filippo Barigioni architetto romano, Roma 1983; G. Borghini, S. Caterina da Siena a via Giulia (1766-1776): passaggio obbligato per la cultura figurativa del secondo Settecento romano, in Storia dell’arte, LII (1984), pp. 206-219; E. Borsellino, Per una storia dell’architettura sociale del ’700: il progetto di P. P. per il Conservatorio del brefotrofio di Narni, in L’architettura da Clemente XI a Benedetto XIV. Pluralità di tendenze, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, pp. 221-235; S. Pasquali, Vita e opere dell’architetto P. P. (1706-1776). Note alla biografia compilata da Ettore Romagnoli, in Architettura. Storia e documenti, 1990, nn. 1-2, pp. 164-180; Ead., P. P., in In urbe architectus. Modelli disegni misure. La professione dell’architetto, Roma 1680-1750, a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, pp. 422-424; Ead., Moderne gentilezze: il progetto per la ricostruzione dell’attico (1756-’58), in Ead., Il Pantheon: architettura e antiquaria nel Settecento a Roma, Modena 1996, pp. 81-91; Ead., P. P., «architetto nefando», ibid., pp. 106-119; F. Castanò, Gli interventi di Filippo Buonocore e P. P. nella chiesa cattedrale di Napoli, in Napoli-Spagna. Architettura e città nel XVIII secolo, a cura di A. Gambardella, Napoli 2003, pp. 191-200; B. Mussari, Tradizione, innovazione e rappresentatività nell’architettura civile del ’700 a Siena. Le fabbriche alla romana e la memoria medievale nelle proposte di Giacomo Franchini, Ferdinando Ruggieri, P. P., Ferdinando Fuga, Antonio Valeri e Luigi Vanvitelli, in Quaderni del Dipartimento patrimonio architettonico e urbanistico. Storia, cultura e progetto, XIV (2004), 27-28, pp. 75-114; M.G. Pezone, Nuovi paradigmi nell’architettura del Settecento napoletano: architetti romani ad Aversa, in Palladio, 2004, n. 33, pp. 55-78; R. Catini, Vita e committenza artistica di P. P., architetto senese, in Bollettino del Centro di studi per la storia dell’Architettura, a cura di S. Benedetti, 2005-2007, nn. 42-44, monografico: Gli studi di Storia dell’architettura nelle ricerche dei dottorati italiani, pp. 203-206; A. Blunt, Architettura barocca e rococò a Napoli, Milano 2006, p. 318; A. Spila, L’architettura a Roma fra il 1750 ed il 1823 nei disegni della Collezione Lanciani, in Architetti e ingegneri a confronto, I, L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII, a cura di E. Debenedetti, Roma 2006, pp. 357, 370; S. Pasquali, L’attico del Pantheon. Nuovi documenti sui marmi e sulla controversa ricostruzione del 1757, in Bollettino d’arte, 2008, n. 143, pp. 111-122; M. Tabarrini, Il progetto di P. P. per il giardino di Palazzo Colonna nei disegni di Giuseppe Piermarini, in Architetti e ingegneri a confronto, III, L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII, a cura di E. Debenedetti, Roma 2008, pp. 45-60; A. Spila, Interventi settecenteschi nel palazzo Colonna ai ss. Apostoli e giardino sul Quirinale, tesi di dottorato, 2010, PADIS (Pubblicazioni Aperte DIgitali della Sapienza), http://hdl.handle.net/10805/1479 (9 febbraio 2016).