POLIDORI, Paolo
POLIDORI, Paolo. – Nacque in una famiglia borghese il 4 gennaio 1778 a Iesi, da Camilla Vici (1737-1803), figlia dell’architetto Arcangelo Vici, e da Giuseppe (1730-1783), medico, originario di Cagli. Tra i fratelli vanno ricordati Luigi Eustachio, canonico a Milano e bibliotecario dell’Ambrosiana, e Arcangelo, vescovo di Foligno (1834-1843).
Paolo, rimasto orfano di padre all’età di cinque anni, compì i propri studi presso l’Università di Perugia. Giunto a Roma nel 1797, entrò nello stato ecclesiastico, diventando sacerdote nel 1800. Nel 1803 divenne vicario generale di Viterbo, ma tornò presto a Roma (1806) per collaborare con il cardinale Leonardo Antonelli, quale aiutante di studio e vicario generale del cardinale per la diocesi di Ostia e Velletri. Il ritorno nell’Urbe fu preceduto da una collaborazione con la congregazione per gli Affari di Francia. Divenuto canonico nella chiesa di S. Maria in via Lata di Roma (1806) e successivamente della basilica di S. Maria Maggiore, a seguito dell’occupazione militare francese (1808), dopo la deportazione a Milano, si ritirò a Loreto presso la sua famiglia fino alla liberazione di papa Pio VII.
È proprio durante la Restaurazione che la carriera di Polidori prese una via in ascesa. Morto il cardinale Antonelli, trovò un nuovo protettore nel cardinale decano Alessandro Mattei, che lo confermò nella funzione di vicario generale di Velletri e Ostia. Nel 1814 entrò nel servizio della Curia romana, divenendo cameriere segreto. Ricevette poco dopo l’incarico di coadiuvare la segreteria della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari (1815). Il cardinale Ercole Consalvi, stimandolo, gli offrì dapprima un posto di seconda linea nella diplomazia pontificia probabilmente a Rio de Janeiro, rifiutato dall’interessato per motivi di salute, e poi a Parigi, saltato a causa del rinvio del ristabilimento della nunziatura in Francia. Tra il 1819 e il 1823 affiancò e pure sostituì più volte Raffaele Mazio nell’ufficio di segretario delle Lettere latine. Riuscì a trovare questo impiego grazie alla protezione di Giuseppe Antonio Sala, che lo coinvolse nella segreteria della congregazione della Riforma e in quella per il ripristino delle case religiose nei territori della seconda ricupera. In quegli stessi anni Polidori ricoprì diverse cariche, quali relatore (1817) e consultore (1820) della congregazione dell’Indice, qualificatore del S. Uffizio (1817), per poi finalmente entrare nella prelatura romana all’età di 55 anni, in qualità di prelato domestico e referendario di Segnatura (1823).
Nei primi anni della Restaurazione entrò nei circuiti riformistici dei circoli ecclesiastici di Roma. Nel 1818 aderì alla Pia unione dei sacerdoti di S. Galla, di cui farà parte anche Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro papa Pio IX, del quale si fece guida spirituale (nell’orizzonte di san Francesco di Sales) e con il quale condivise anche una significativa amicizia. Divenne così l’animatore di un gruppetto di ecclesiastici (futuri cardinali) che, tramite l’amicizia, volevano rafforzare l’impegno sacerdotale e pastorale. Fu una vera guida di anime e può essere così considerato il «tipico rappresentante del prete romano di vecchio stampo, che univa al servizio diretto della curia un fervido apostolato negli ambienti romani» (Martina, 1974, p. 89). A livello di orientamenti culturali è da segnalare la sua adesione all’Accademia di religione cattolica (1820).
Nonostante i tanti lavori e l’evidente dedizione, fu solo sotto Leone XII, nel 1824, che la collocazione lavorativa di Polidori trovò finalmente una situazione di stabilità in una carriera amministrativa in Curia, tramite la nomina a prelato aggiunto della congregazione del Concilio per le relazioni sullo stato delle chiese vescovili. Ricoprì successivamente l’incarico di consultore della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari e finalmente ricevette la sua prima carica direttiva, segretario della Congregazione concistoriale e quindi segretario del S. Collegio, funzione che ricoprì per i conclavi del 1829 e del 1830-31. Inoltre divenne canonista della Penitenzieria apostolica (11 maggio 1824), consultore della congregazione per l’Esame dei vescovi nel diritto canonico (1827) e sigillatore della Penitenzieria (5 gennaio 1829). Pio VIII lo nominò segretario della congregazione per l’Esame dei vescovi e consultore del S. Uffizio (1829).
I voti di Polidori da consultore alla congregazione dell’Indice si concentrano proprio negli anni Venti, intorno ai dossier sensibili dell’epoca, riguardanti le opere di Juan Antonio Llorente, Manuel Nicolau de Almeida, Francisco Martínez Marina, Stendhal (Henri Beyle), Louis-Pierre-Édouard Bignon, Johann Anton Theiner, Jeremy Bentham e molti altri ancora, autori per lo più di impostazione liberale. Polidori collaborò anche al testo di condanna delle Società bibliche di Leone XII.
È con il pontificato di Gregorio XVI che Polidori entrò negli affari ancora più delicati. In quegli anni ricoprì la carica di prosegretario per gli affari di Stato e prosegretario della Cifra (2-10 febbraio 1831) nei primi momenti convulsi del pontificato, quando il neoeletto papa non aveva ancora deciso a chi affidare la segreteria di Stato, prosostituto della segreteria di Stato e prosegretario della Cifra (11 febbraio - 1° ottobre 1831), segretario della congregazione del Concilio (1° ottobre 1831), datario della Penitenzieria (4 ottobre 1831) e prelato della Congregazione lauretana. Il suo campo di lavoro non era tanto quello politico, quanto quello culturale. Infatti, collaborò sin dagli inizi con il nuovo papa alla stesura di diversi testi pubblici, come l’enciclica Quel Dio (aprile 1831) o il breve Sollicitudo Ecclesiarum (agosto 1831). Venne assai coinvolto nel caso di Félicité-Robert de Lamennais, apparendo quale imprescindibile punto di riferimento delle decisioni papali e cardine del coordinamento curiale, sia per quanto riguardò la stesura delle encicliche (Mirari vos del 1832 e Singulari Nos del 1834), sia per i brevi, come per la risposta romana del cardinale decano Bartolomeo Pacca.
Gregorio XVI, dopo averlo fatto prelato della congregazione di Loreto (1833), lo creò cardinale il 23 giugno 1834, assegnandogli il titolo di S. Eusebio (per poi passare a quello di S. Prassede). Nella sua nuova posizione venne nominato membro delle più importanti congregazioni della Curia, come di alcune particolari, quali la congregazione sopra il ristabilimento dell’Ordine benedettino in Francia (9 luglio 1837) o la congregazione della Cina (17 novembre 1840). Divenne prefetto della congregazione della Disciplina dei regolari (21 novembre 1834), proprefetto (27 luglio 1840) e successivamente prefetto (15 settembre 1841) della congregazione del Concilio. Nel 1842 venne nominato abbate commendatario di Subiaco e per questa ragione nel 1844 divenne arcivescovo titolare di Tarso (consacrato l’11 febbraio da Gregorio XVI). Assunse anche il ruolo di protettore dei minimi.
Da cardinale continuò a contribuire alla politica culturale del Papato, dando, per esempio, il suo voto di condanna all’opera Souvenirs, impressions, pensées et paysage, pendant un voyage en Orient (1832-1833) di Alphonse de Lamartine, effettivamente messa all’Indice nel 1836, riconoscendo in essa l’errore di indifferentismo, qui inteso come rifiuto di riconoscere alla Chiesa la sua infallibilità e la sua unicità salvifica, e di una vaga religione romantica, intesa come religione affettiva immanente. Polidori fu pienamente nel solco della visione teologica del pontificato gregoriano.
Fu molto coinvolto negli affari che riguardavano i rapporti con il Regno delle Due Sicilie, venendo, ad esempio, nominato in una congregazione straordinaria (1838) sulle questioni territoriali pendenti fra la S. Sede e Napoli; come anche dovette occuparsi del riconoscimento delle collegiate nel Regno in adempimento del concordato (1840) e delle dotazioni di rendite per le abbazie regie del Regno (1844). Partecipò al conclave del 1846, dove sin dall’inizio, insieme al cardinale Ludovico Micara, sostenne l’amico Mastai Ferretti.
Dopo una lunga malattia, morì a Roma il 23 aprile 1847. I suoi funerali ebbero luogo nella chiesa di S. Ignazio dove venne inumato.
Fonti e Bibl.: Numerose fonti sono raccolte presso gli Archivi vaticani: l’Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, tanto nelle Rubriche, quanto negli Spogli di cardinali, come anche nel fondo della Congregazione della Disciplina dei Regolari, della Congregazione del Concilio, dell’Archivio particolare di Gregorio XVI; Archivio storico della II sezione della Segreteria di Stato, Affari Ecclesiastici Straordinari, Stati Ecclesiastici e Francia, oltre le Sessioni; Congregazione della Dottrina della Fede, S. Uffizio e Archivio dell’Indice; Archivio della Penitenzieria.
A. Serafini, Pio Nono. Giovanni Maria Mastai Ferretti, Roma 1958, passim; L. Pásztor, La Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari tra il 1814 e il 1850, in Archivum Historiae Pontificiae, VI (1968), pp. 191-318; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, passim; A. Piolanti, L’Accademia di Religione Cattolica. Profilo della sua storia e del suo tomismo. Ricerca d’Archivio, Città del Vaticano 1977, passim; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten der Kirchenstaates. Elite-Rekrutierung, Karriere-Muster und Soziale Zusammensetzung der Kurialen Führungsschicht zur Zeit Pius’ IX (1846-1878), II, Stuttgart 1978, passim; C. Falconi, Il giovane Mastai Ferretti. Il futuro Pio IX dall’infanzia a Senigallia alla Roma della Restaurazione. 1792-1827, Milano 1981, passim; L. Pásztor, La Segreteria di Stato e il suo Archivio 1814-1833, I-II, Stuttgart 1984; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 451-453; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, a cura di H. Wolf, II, Paderborn-München-Wien-Zürich 2005, pp. 1205-1214; J. LeBlanc, Dictionnaire biographique des cardinaux du XIXe siècle. Contribution à l’histoire du Sacré Collège sous les pontificats de Pie VII, Léon XII, Pie VIII, Grégoire XVI, Pie IX et Léon XIII, 1800-1903, Montréal 2007, pp. 761 s.; J.-B. Amadieu, La mise à l’Index du ‘Voyage en Orient’ de Lamartine, in Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines, 2009, vol. 121, 2, pp. 399-411.