ORSI, Paolo
Archeologo, nato a Rovereto, allora austriaca, il 18 ottobre 1859 e ivi morto l'8 novembre 1935.
Iscrittosi all'Università di Vienna, si laureò a Padova dopo essersi naturalizzato italiano (1884). Ancor giovanissimo pubblicò studi e ricerche su antichità trentine, mostrando viva predilezione per l'archeologia. Insegnante nelle scuole secondarie ad Alatri, vicebibliotecario della Nazionale a Firenze, presto fu destinato al museo di Siracusa, che rimase per tutta la vita il centro della sua prodigiosa attività. Le antichità dell'Antro di Zeus Ideo in Greta (1888) è la più importante delle sue opere giovanili, scritta in collaborazione con F. Halbherr.
Dall'89 al '93 ha già scavato e illustrato nel Bollettino di Paletnologia Italiana le necropoli sicule di Pantalica (v.) e del Podere Reale, di Melilli di Plemmirio e Castelluccio (v. sicilia), oltre la stazione neolitica di Stentinello; ha esplorato alcune necropoli greche a Siracusa e a Hybla Heraea, iniziato gli scavi dell'Olimpieion di Siracusa e del tempio ionico di Locri e pubblicato con il Cavallari (Mont. Ant. Lincei, 1892) una grande monografia su Megara Hyblaea (v.) e periodiche notizie delle sue campagne sulle Notizie Scavi. Con questo ritmo lavorerà fino agli ultimi suoi anni. Le moltissime scoperte di necropoli e di alcuni villaggi siculi gli hanno permesso di delineare il profilo di una civiltà fino allora ignota e ch'egli divide in quattro periodi: il primo che dagli albori dell'Eneolitico scende alla metà del secondo millennio, il secondo da quest'epoca al IX sec. a. C.; il terzo dal IX al VI sec. e il quarto che comprende il VI e il V sec. a. C. quando i Siculi si sono ormai fusi con i Greci (v. sicilia). Tipiche di questa civiltà le tombe a forno chiuse da lastroni o da muretti ove, nel primo periodo, si accatastano da 40 a 50 cadaveri, con coltelli di selce, asce di basalto e qualche pugnale di rame: da 10 a 12 e talora singoli cadaveri nelle tombe più grandi del secondo periodo con materiale più ricco, armi di bronzo e ceramiche perfezionate nelle forme e nelle decorazioni e infine materiale sempre più di prevalenza greca negli ultimi due periodi.
Numerose anche le scoperte nell'area della civiltà greca. A Siracusa l'eplorazione delle varie necropoli, la liberazione delle rovine del tempio di Apollo, di Atena e dell'Olympieion, e inoltre gli scavi delle rovine, dei monumenti superstiti e delle necropoli di Netum, di Leontini, di Licodia Eubea, di Hybla Heraea, di Centuripe, di Monte Casale, città greco-sicula come quella di Monte S. Mauro presso Caltagirone, di Aidone, di Eloro, di Torrevecchia presso Grammichele, di Acrai, di Messana, Mile e Lipari e infine le otto campagne di Camarina e le molteplici di Gela, per non ricordare che le più importanti.
E quando dal 1907 al 1925 all'O. fu affidata la Soprintendenza Calabra, egli illustrò questa regione con gli scavi dei templi e delle necropoli di Locri, del santuario di Capo Colonna presso Crotone, con il rinvenimento del sito di Caulonia (tempio e terrecotte architettoniche) di Medma, con la serie delle sue belle terrecotte e di Nocera Tirinese; con la messa in luce e il restauro delle mura e dei resti dei templi di Hipponion e le rovine del tempio di Apollo Alèos presso Crimisa di cui scoprì parte della sua favissa e l'importante acrolito del V secolo. Nè la preistoria e l'epoca classica posero un limite alla sua attività: ché molti furono i monumenti e gli oggetti medievali, bizantini da lui illustrati in Sicilia e in Calabria. Membro dei Lincei dal 1896 e di molte altre accademie, nel 1924 venne nominato senatore.
Bibl.: Una completa bibliografia (327 titoli) dovuta al prof. G. Agnello seguita dall'elenco delle sue recensioni e dei suoi scritti minori, trovasi nel vol. dedicato a P. Osi dall'Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, Roma 1935.