ORSI MANGELLI, Paolo
ORSI MANGELLI, Paolo. – Nacque a Forlì il 30 ottobre 1762, da Francesco e dalla contessa Antonia Severoli di Faenza, in un’antica e illustre famiglia (Moroni, 1847, pp. 112-115).
Della famiglia Orsi, prima chiamata Deddi, si hanno notizie sin dal XII sec., a partire dal capostipite Nicolò. Nel 1177 Francesco Deddi fu l’architetto della torre campanaria di S. Mercuriale a Forlì. Nel XV secolo la famiglia assunse il cognome Orsi dal soprannome Orso dato a un Andrea. Nel XVII secolo Checco Orsi sposò in seconde nozze Contessina Mangelli, unica superstite, con la sorella, Paola Maria, di un’antica famiglia di Forlì, le cui origini risalivano al XII secolo. Dal matrimonio di Checco Orsi e Contessina Magelli nacquero Giovanni Battista, che fu vescovo di Cesena (Spreti, 1931, pp. 927 s.) e Paolo, che fu consigliere a Forlì nel 1715 e che unì al proprio il cognome Mangelli per sé e per i discendenti.
Il padre di Orsi Mangelli fu creato conte lateranense da Clemente XIII con bolla del 10 marzo 1761 (Nüske, 1974, p. 104); la madre era cugina del cardinale Antonio Gabriele Severoli, nunzio a Vienna e candidato della parte ‘zelante’ nel conclave del 1823; il fratello Vincenzo fu cavaliere di grazia dell’Ordine gerosolimitano, mentre le tre sorelle entrarono nell’Ordine francescano.
Dopo la morte dei genitori Paolo si trasferì a Roma con il fratello presso il monastero di S. Stefano del Cacco per proseguire gli studi in diritto e filosofia presso l’Archiginnasio della Sapienza; successivamente si recò a Venezia.
Il 22 ottobre 1804 sposò la contessa Elisabetta Valmarana, da cui ebbe otto figli: di questi, quattro morirono bambini e uno, Giuseppe, a 22 anni. Degli altri tre, Francesco fu nominato cameriere segreto soprannumerario di Gregorio XVI e Pio IX, Antonio fu consigliere della direzione generale del debito pubblico, Chiara fu data in sposa a Bonaventura Manni di Gerano.
Tornato a Forlì, ebbe vari incarichi di governo: assistette all’incoronazione di Napoleone a Milano l’8 giugno 1805 e dal 23 luglio fu presidente dell’amministrazione dipartimentale del Rubicone per la Repubblica Italiana. In occasione dell’ingresso delle truppe napoleoniche a Forlì il 26 dicembre 1813 garantì il passaggio dei poteri al marchese Luigi Paulucci de’ Calboli. Fu membro del consiglio di Prefettura dello stesso dipartimento fino alla caduta dell’Impero napoleonico, poi per nomina del generale Laval Nugent, rappresentante del governo provvisorio austriaco, dal 14 luglio 1814 fino al 19 luglio 1815 fu membro della commissione governativa presieduta dal generale Stefanini per le tre provincie di Bologna, Ferrara e Romagna. Sciolta questa commissione e subentrato il governo pontificio provvisorio, fece parte della Congregazione governativa di Romagna sotto la presidenza del prelato Tiberio Pacca fino a settembre 1816, quando si installò il governo pontificio stabile a seguito del motu proprio di Pio VII Quando per ammirabile disposizione del 6 luglio 1816 con cui il pontefice riformò la ripartizione amministrativa dello Stato pontificio.
Alla morte della moglie, il 31 ottobre 1817, si recò nuovamente a Roma, dove, nel 1820, dietro le autorevoli esortazioni del cardinale Ercole Consalvi, ricevette la prelatura e fu nominato da Pio VII cameriere segreto soprannumerario il 18 dicembre 1820, prelato domestico il 4 gennaio 1821 e referendario delle due Segnature il 25 gennaio 1821.
Il 24 marzo 1821 fu inviato come delegato a Benevento, nel tentativo di ristabilire l’ordine nella provincia, e prima di partire ricevette la prima tonsura dal cardinale Giulio Maria Della Somaglia; nello stesso anno gli fu affidato l’uditorato della Rota, a causa della morte di Luigi Zinanni, ma rifiutò l’incarico, preferendo la carriera governativa e amministrativa.
Nel 1823 fu trasferito a Civitavecchia, nel 1824 ad Ancona e nel 1826 a Perugia. Il 3 aprile 1827 Leone XII lo nominò chierico di Camera e presidente della Grascia; dal 1828 fu anche presidente dell’Annona e nel 1829 membro della Congregazione di revisione.
Giulio II aveva attribuito al collegio dei chierici di Camera la presidenza dell’Annona, disposizione confermata anche dai suoi successori. Amministrazione parallela a quella dell’Annona era quella della Grascia per l’approvvigionamento di carni, grassi ed olio; anche la Grascia – che prima rientrava nella competenza dei conservatori di Roma, poi in quella della Camera apostolica – fu affidata a un preside chierico di Camera. La prefettura della Grascia fu a volte riunita a quella dell’Annona nella persona dello stesso chierico di Camera ma in questa materia rimase sempre preminente la competenza del camerlengo. In altri periodi il presidente della Grascia fu incaricato anche della presidenza delle dogane di Roma. Con il motu proprio di Leone XII del 21 dicembre 1828 l’Annona e la Grascia furono riunite in una sola presidenza.
Il 12 dicembre 1830 Orsi Mangelli fu mandato come pro-legato a Ferrara, durante il periodo di sede vacante dopo la morte di Pio VIII, ma dovette abbandonare la città due mesi più tardi a causa dell’insurrezione nel febbraio 1831, quando, in seguito ai moti francesi dell’anno precedente, le legazioni di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna dichiararono la secessione dallo Stato pontificio.
Ritornato a Roma, il 6 aprile 1835 divenne pro-presidente della Congregazione del censo, mantenendo queste funzioni fino alla sostituzione del cardinale Giovanni Francesco Falzacappa, e presidente della Comarca di Roma.
L’8 febbraio 1838 fu nominato protonotario apostolico partecipante; il 2 dicembre 1838 ricevette da Antonio Piatti, arcivescovo di Trapezunte e viceregente di Roma, i quattro ordini minori; il 1° marzo 1840 divenne diacono, il 15 suddiacono e il 29 marzo fu ordinato prete. Il 24 gennaio 1842 Gregorio XVI lo nominò uditore generale della Camera apostolica, conferendogli le abbazie dei Ss. Clemente e Pancrazio. Lo stesso papa lo nominò cardinale dell’ordine dei diaconi nel concistoro del 27 gennaio 1843 col titolo di S. Maria della Scala. Il 22 febbraio 1844 optò per la diaconia di S. Maria in Cosmedin.
In questa occasione, nella sua città d’origine, il magistrato civico fece stampare un opuscolo intitolato Per la fausta promozione alla sacra romana porpora di monsignor Paolo conte Orsi Mangelli patrizio forlivese, a cui seguì una risposta del figlio Francesco che a Roma pubblicò un Ringraziamento alla patria per le pubbliche dimostrazioni di giubilo e benevolenza date dalla città di Forlì all’emin. sig. Cardinale Paolo de’ conti Orsi Mangelli patrizio forlivese in occasione del suo innalzamento alla sacra porpora.
Fu anche membro della Congregazione lauretana, della Congregazione del buon governo e della Congregazione delle acque e del censo.
Morì la notte tra il 3 e il 4 marzo 1846 a Roma.
Il funerale, celebrato dal cardinale Giacomo Luigi Brignole, si tenne nella chiesa di S. Carlo ai Catinari e il corpo fu sepolto nella chiesa di S. Maria della Vittoria.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Segnatura di giustizia, vol. 730, juramenta, f. 902; Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Brevi, ap. 3480, ff. 1-8; ap. 593, 27 nov. 1927; Notizie per l’anno, 1846, n. 9, p. 1; Diario di Roma, 1846, n. 20, p. 1; F. Mangelli, Cenni biografici del cardinale P. O.M., Forlì 1847; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, 42, Venezia 1847, pp. 112-115; voci Orsi e Orsi Mangelli, in Enciclopedia storico-nobiliare italiana, a cura di V. Spreti, VI, Milano 1931, pp. 927-928; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevii sive summorum pontificum, S.R.E. cardinalium, ecclesiarum antistitum series, VII, 1800-1846, Padova 1968, pp. 33, 46; G.F. Nüske, Untersuchungen über das Personal der päpstlichen Kanzlei 1254-1304, inArchiv für Diplomatik, XX (1974), p. 104; C. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates 1846-1878, II, Stuttgart 1978, pp. 115, 227; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 414-415.