ORENGO, Paolo
– Nacque a Ventimiglia, all'epoca provincia di Oneglia, il 21 ottobre 1828 dal marchese Pietro e da Carolina Preti dei marchesi di Saint-Ambroise.
La famiglia Orengo, nota fin dal XV secolo e ascritta alla nobiltà di Genova, aveva ottenuto il titolo marchionale nel 1771.
Nel settembre 1842 divenne allievo della Regia Scuola di marina di Genova e, poco dopo aver terminato il periodo di istruzione, prese parte, come guardiamarina di seconda classe del corpo dello Stato maggiore generale, alla fase iniziale della prima guerra d’indipendenza a bordo della corvetta a vela Aurora e poi, alla ripresa delle ostilità, come guardiamarina di prima classe, sul piroscafo Tripoli. Dopo altri imbarchi, da sottotenente di vascello partecipò alla guerra di Crimea sulla corvetta di primo rango a vela Euridice: nel 1855 trasportò in Mar Nero rifornimenti alle truppe sarde, mentre nel 1856 concorse al rimpatrio del corpo di spedizione. Promosso luogotenente di vascello di seconda classe nel settembre 1858, all'inizio della seconda guerra d’indipendenza era a bordo della pirofregata a ruote Governolo, che fu utilizzata per trasportare truppe francesi da Tolone a Genova. A metà giugno passò sulla pirofregata di primo rango a elica Vittorio Emanuele, con la quale operò nel mare Adriatico.
A bordo di quest’ultima nave, prese parte alle attività svolte dalla Marina sarda in occasione della spedizione dei Mille e, dopo aver ottenuto la promozione a luogotenente di vascello di prima classe a metà agosto 1860, nel settembre partecipò all’assedio di Ancona, segnalandosi per l’attacco fatto con le lance la notte fra il 26 e il 27 di quel mese per penetrare nel porto avversario e il 28 a bordo della Vittorio Emanuele durante il cannoneggiamento ravvicinato della batteria del Fanale, la cui distruzione ebbe una rilevante importanza per la resa della guarnigione pontificia; per tali azioni gli fu concessa la medaglia d’argento al valore militare. La pirofregata fu poi inviata nel mar Tirreno per concorrere all’assedio delle truppe borboniche che si stavano concentrando a Gaeta e, per l’attività espletata in quell’occasione, ottenne una menzione onorevole e la nomina a cavaliere dell’Ordine militare di Savoia.
Nell'agosto 1861 ebbe il primo comando navale, quello della piccola cannoniera Palestro, e nei tre anni successivi ne ottenne altri di navi maggiormente importanti. Nel luglio 1864, da capitano di fregata di seconda classe, ebbe il suo primo incarico a terra presso l’ufficio dell’aiutante generale del primo Dipartimento marittimo con sede a Genova. Dal gennaio 1865 fu trasferito al dicastero della Marina a Firenze come capo di gabinetto del ministro Diego Angioletti e in tale funzione si impegnò per curare il potenziamento della forza armata. Dopo un breve periodo al comando del moderno avviso a ruote Esploratore nel settembre 1865, riprese l’incarico di capo di gabinetto del ministero della Marina che lasciò su sua richiesta nel maggio 1866 nell’imminenza della terza guerra d’indipendenza in quanto desiderava partecipare alle operazioni militari che si sarebbero svolte in Adriatico.
Fu destinato nuovamente al comando dell’Esploratore e, quando la flotta italiana si riunì ad Ancona, fu inviato al largo con compiti di vigilanza per segnalare eventuali unità avversarie. Eseguendo tale compito, all’alba del 27 giugno 1866 avvistò una formazione navale austriaca che si stava avvicinando alla base marchigiana dove avrebbe potuto attaccare di sorpresa quella italiana. Dopo aver sostenuto un breve combattimento contro l’avanguardia avversaria, si diresse alla massima velocità verso Ancona per dare l’allarme. Per evitare che gli austriaci potessero avvicinarsi troppo alla base, attuò di propria iniziativa uno stratagemma che si rivelò efficace: cominciò con la sua nave a zigzagare come se stesse percorrendo la rotta di sicurezza in mezzo a uno sbarramento di mine, che in quel momento non era stato ancora realizzato. Gli austriaci, temendo di finire tra questi ordigni subacquei, si trattennero aldilà del presunto sbarramento e sospesero l’avvicinamento ad Ancona. Orengo evitò così che le navi avversarie attaccassero a distanza ravvicinata quelle italiane ferme in porto e in rada con conseguenze disastrose per la Regia Marina; mancata la sorpresa, gli austriaci preferirono ritirarsi.
Meno di un mese dopo la flotta italiana operò nelle acque dell’isola di Lissa per tentarne la conquista e anche in quell’occasione la mattina del 20 luglio 1866 Orengo, sempre al comando dell’Esploratore, fu il primo ad avvistare la flotta austriaca e a informare le navi italiane del suo avvicinamento all’isola, dove si svolse l’omonima battaglia. Per l’attività espletata durante la terza guerra d’indipendenza, ebbe una nuova medaglia d’argento al valore militare e all'inizio di agosto fu promosso capitano di fregata di prima classe. Cessate le ostilità, fu nominato membro della commissione amministrativa marittima delle provincie venete e curò in particolare l’incorporazione nella Marina italiana delle installazioni e dei natanti austriaci che si trovavano nella zona del lago di Garda. Dopo altri incarichi e la promozione al grado superiore, nel settembre 1870 al comando della pirofregata corazzata San Martino prese parte alle operazioni che portarono alla conquista di Civitavecchia.
Il 31 dicembre 1871, sposò a Firenze Malvina Sella, figlia di Gaudenzio, fratello di Quintino Sella. Dalla loro unione il 17 novembre 1873 nacque Orazio, il quale si sarebbe affermato come ingegnere civile.
Rilevante fu l’impegno di Orengo fra febbraio 1872 e giugno 1876 come direttore generale del personale e del servizio militare presso il ministero della Marina per migliorare la situazione in cui si trovava la forza armata dopo la cattiva prova fornita nella battaglia di Lissa. Con tale obiettivo, sollecitò Carlo Rossi, un tenente di vascello alle sue dipendenze, a pubblicare una brochure panique, che all'epoca ebbe una certa notorietà (Il racconto di un guardiano di spiaggia. Traduzione libera della battaglia di Dorking, Roma 1872), allo scopo di fare comprendere l’importanza della Marina per la difesa della penisola e quindi la necessità di incrementare i fondi a sua disposizione.
Nell'aprile 1879 fu promosso contrammiraglio e fra gli incarichi che rivestì con tale grado vi furono quelli di direttore generale del Regio Arsenale del primo Dipartimento marittimo e poi di membro del Consiglio superiore di marina e giudice del Tribunale supremo di guerra e marina. Il 1° aprile 1885 divenne viceammiraglio e dal 21 successivo fu comandante in capo del terzo Dipartimento marittimo, poi dall’11 maggio 1886 lo divenne della Squadra permanente e dal gennaio 1888 del secondo Dipartimento marittimo. Fu collocato in ausiliaria su sua richiesta il 1° febbraio 1890 e il 25 ottobre 1896 fu nominato senatore.
Morì a Ventimiglia, all'epoca provincia di Porto Maurizio, il 7 maggio 1921.
Fonti e Bibl.: Biella, Fondazione Sella, Arch. Sella, Famiglia Orengo, P. O., bb. 1-14; Roma, Ministero della Difesa, Arch. dell’Ufficio stor. della Marina militare, Biografie Ufficiali, b. O 1, f. 6; Ibid., Raccolta di base, b. 125, f. 2; b. 2150, f. 3; b. 2378, f. 13. Inoltre: A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma 1895, p. 655; C. De Amezaga, Il pensiero italiano navale. Cose vecchie sempre nuove, Genova 1898, pp. 7, 10 s., 210; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, p. 406; P. Gerolamo O. e l’Esploratore nella campagna navale del 1866, in La Marina italiana, XXIV (1926), 5, pp. 110-112; Enc. biogr. e bibliogr. «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, Roma 1941, p. 261; R.U. Montini, Lo strattagemma del comandante O., in Prore armate, II (1942), 14, pp. 11, 14; A. Iachino, La campagna navale di Lissa 1866, Milano 1966, pp. 221-225, 386, 409, 509; F. Micali Baratelli, La Marina militare italiana nella vita nazionale (1860-1914), Milano 1983, pp. 111, 240; O.O. Miozzi, Ordine militare d’Italia, Roma 1991, p. 95; M. Gabriele, Benedetto Brin, Roma 1998, p. 15; O.O. Miozzi, Le medaglie d’argento al valore militare, I, Roma 1999, pp. 108, 170; M. Gabriele, Giovanni Bettòlo, Roma 2004, pp. 28 s.; E. Martino, Lissa 1866: perché?, in Storia militare, 2011, vol. 214, p. 13; Arch. stor. del Senato, Banche dati online, I Senatori d'Italia, II, Senatori dell'Italia liberale, s.v. (http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/O_l2?OpenPage).