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LANDRIANI, Paolo

di Raffaella Catini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 63 (2004)
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LANDRIANI, Paolo

Raffaella Catini

Nacque a Milano nel 1755 o nel 1757. Si formò all'Accademia di Brera, frequentando i corsi di architettura e di prospettiva. Nel 1776 fu iscritto nel registro dei giovani ammessi alla scuola di elementi di architettura (Milano, Arch. stor. dell'Accademia di belle arti, TEA.H.IV 26). L'inizio dell'attività del L. in campo teatrale è da alcuni fatto coincidere con un periodo di permanenza a Roma presso il teatro Argentina (Storia di Milano, XV, p. 661). Avvenne tuttavia presumibilmente a Venezia, dove egli fu spesso tra il 1790 e il 1795, l'incontro con Pietro Gonzaga, presso il quale effettuò l'apprendistato come scenografo per il teatro alla Scala di Milano (Disegni inediti…).

Discepolo dei Galliari, il Gonzaga aveva dato inizio al rinnovamento secondo stilemi neoclassici degli allestimenti scenici del teatro alla Scala, in seguito affidati al L. e agli allievi di questo, G. Perego e A. Sanquirico, protagonisti tutti di un periodo particolarmente fecondo del teatro, caratterizzato in generale da una grande creatività non disgiunta da una notevole perizia tecnica.

La presenza del L. alla Scala è documentata a partire dal 1792 con l'allestimento di opere quali Il mercato di Monfregoso di N. Zingarelli, Il fanatico in berlina di G. Paisiello e l'Adone e Venere di A. Pitrot. Dal 1796 al 1801 fu chiamato ad allestire le scene di un numero elevatissimo di rappresentazioni, da sei a otto per stagione. L'attività ebbe ritmo abbastanza sostenuto fino al 1813 circa: da allora il nome del L. compare di rado nei titoli degli spettacoli, in concomitanza con l'ascesa del sodalizio Sanquirico-Perego. Nel 1818 fu chiamato a Pesaro con Sanquirico per curare gli allestimenti scenici del teatro Nuovo già del Sole (l'odierno Rossini), interamente ricostruito su progetto di P. Ghinelli e inaugurato nella primavera di quell'anno.

All'attività di scenografo il L. affiancò un ruolo non secondario all'interno dell'Accademia milanese di belle arti, della quale fu membro a partire dal 1811. Candidato con L. Canonica e C. Crivelli alla cattedra di architettura presso la stessa Accademia in sostituzione del defunto G. Albertolli, il L. figura tra i componenti la Commissione d'ornato, istituita a Milano nel 1807 (Mezzanotte): nell'ambito dello studio del nuovo piano regolatore, al L., subentrato a G. Bossi, era stato affidato il compito di sovrintendere alle zone di Porta Tosa e di Porta Riconoscenza, l'odierna Porta Orientale (Disegni inediti…).

A conferma dell'impegno profuso dal L. anche in questioni architettoniche e urbanistiche, è nota tra l'altro una sua memoria sulla nuova facciata da adottarsi per il duomo: secondo G. Franchetti (Storia e descrizione del duomo di Milano, Milano 1821, p. 43), lo scritto, a oggi perduto, sarebbe stato conservato presso l'archivio accademico, unitamente a quelli sul medesimo argomento di Canonica e Albertolli, nonché di G. Levati, G. Zanoja e S. Stratico.

Rilevante è anche la produzione trattatistica del L., all'interno della quale di grande originalità e interesse sono le notazioni di carattere tecnico: sua dovrebbe essere la definizione data per la prima volta della "parapettata", un particolare allestimento scenico che conferiva un realismo del tutto nuovo all'ambientazione. Nelle osservazioni in risposta all'Essai sur l'architecture théâtrale (Paris 1782) di P. Patte (pubblicate da Ferrario con la traduzione italiana del saggio dello stesso Patte) il L., che aveva con la maturità abbandonato i toni strettamente didascalici, contestava la separazione auspicata dall'autore dei ruoli dell'architetto teatrale e del pittore scenico in favore di un ritorno alla figura dell'architetto pittore, "vera e propria professione di poetica da parte di un artista che ha costantemente pensato da prospettico le sue scenografie e ha scritto da scenografo i suoi trattati di prospettiva teatrale" (Disegni inediti…, p. 8).

Occorre rilevare come storicamente la figura del L. abbia risentito del giudizio di R. Gironi, direttore della Biblioteca di Brera e suo contemporaneo, il quale, pur riconoscendo in lui un "illustre ed egregio artefice", notava come "non mai giunto fosse a perfettamente accoppiare l'arte del maestro [P. Gonzaga] coi precetti della scuola, colla quale unione ottenuto avrebbe il massimo effetto" (Ferrario, p. 307). Le affermazioni di Gironi, fortunatissime in quanto riprese dalla critica ancora di recente, riflettono in realtà un attacco alla vecchia corrente neoclassica di cui il L. era stato esponente di rilievo, in seguito offuscata da Sanquirico e dall'eclettismo stilistico cui erano improntate le sue scenografie, senza dubbio più vicine alle decorazioni ridondanti di un Gonzaga che non a quelle del Landriani.

Personaggio illustre del panorama culturale milanese, il L. fu amico di numerosi artisti, tra i quali il pittore A. Appiani: suo è il ritratto del L. conservato presso il Museo teatrale alla Scala.

Il L. morì a Urbino nel gennaio del 1839.

Oltre alle osservazioni sul saggio di architettura teatrale di Patte, pubblicate da Ferrario e già citate, sono del L. i seguenti scritti, tutti editi a Milano: Osservazioni sui difetti prodotti nei teatri dalla cattiva costruzione del palco scenico, e su alcune inavvertenze nel dipingere le decorazioni (1815), cui seguirono l'Aggiunta (1818), l'Appendice (1824) e l'Appendice seconda (1831); Risposta alle Osservazioni dell'architetto C. Amati sull'uso di collocare dentelli nei frontespizi (1825); Del modo di tracciare i contorni delle ombre prodotte dai corpi illuminati dal sole (1831); La rastremazione delle colonne secondo Vitruvio… (1833); Del teatro diurno e della sua costruzione: opuscolo che fa seguito alle osservazioni… (1836).

Fonti e Bibl.: G. Ferrario, Storia e descrizione de' principali teatri antichi e moderni, corredata di tavole col saggio sull'architettura teatrale di Mr Patte illustrato con erudite osservazioni del chiarissimo architetto e pittore scenico P. L., Milano 1830, pp. 263-360; G. Mezzanotte, Architettura neoclassica in Lombardia, Napoli 1966, ad ind.; Museo teatrale alla Scala, III, Scenografia, a cura di M. Monteverdi, Milano 1975, pp. 632 s.; Disegni inediti di P. L. per il teatro alla Scala (catal.), a cura di A. Pacìa, Milano 1977; F. Battistelli, Musica e teatri: l'apoteosi del melodramma, in Arte e cultura nella provincia di Pesaro e Urbino dalle origini a oggi, a cura di F. Battistelli, Venezia 1986, p. 496; Storia di Milano, XIII, pp. 484, 512, 514, 576, 593, 642; XV, p. 661; XVI, pp. 329, 338 s., 661; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 301; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 1204-1206; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 327; Enc. universale dell'arte, XII, p. 276 e ad indicem.

Vedi anche
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paolo pàolo s. m. [dal nome del pontefice Paolo III]. – Nome dato al grosso papale (detto anche giulio) a cominciare dal pontificato di Paolo III (1534-1549), che lo volle aumentato di peso e migliorato di titolo; il nome fu poi esteso...
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