GUIDOLINI, Paolo (Paoletto)
Nacque a Vicenza nel 1742. I contemporanei locali, presso cui godette di una discreta fama, lo consideravano pittore versato in quadrature architettoniche e decorazioni a grottesca, "uno de' primi a' tempi nostri in sì difficile, e dilettevole, professione" (Bertotti Scamozzi).
Le medesime fonti attestano una sua formazione presso G. Mengozzi Colonna (Baldarini); ma la notizia sembra in parte contraddetta dalle stesse opere del Guidolini. La critica moderna, che non ha finora dedicato al G. studi approfonditi, ha potuto solo in maniera dubitativa avanzare l'ipotesi di una formazione presso P. Paltronieri, detto il Mirandolese, attivo nella prima metà del Settecento tra Bologna e Venezia (Arslan) o, più genericamente, all'interno dell'area classicista emiliana (Bossaglia).
Il G. fu un quadraturista di notevole monumentalità e di sicuro gusto scenografico, con uno stile precocemente classicista e di evidente matrice palladiana. Le sue partiture decorative sono modulate in composizioni semplici, ariose e ponderate. Il suo operato, non sempre ricostruibile con esattezza cronologica, si concentrò specialmente tra Vicenza, dove nel 1775 promosse l'Accademia del nudo (Rigon, p. 39), e Padova.
Databili tra il 1765 e il 1775 sono le quadrature agli affreschi di F. Lorenzi in una sala di palazzo Godi-Nievo a Vicenza (Barbieri, 1972), città nella quale entro il 1779 dovette realizzare gli ornamenti nella volta in corrispondenza con l'altare dedicato alla Vergine nella chiesa di S. Vincenzo, le decorazioni di casa Pojana e quelle nel palazzo di Agostino Negri, già citate da Baldarini nel testo pubblicato in quell'anno.
Il G. avrebbe continuato a collaborare con Lorenzi anche successivamente. Con lui, forse intorno al 1780, si sarebbe recato a Casale Monferrato per decorare i palazzi di San Giorgio e Treville (Bertotti Scamozzi, p. 24; Gabrielli; Pavanello, 1980; Rigon, p. 39).
Prima del 1776 eseguì la partitura decorativa agli affreschi di G. Mengari in S. Andrea a Padova (Pavanello, 1980, p. 64 n. 17). Qui partecipò con A. Buttafogo alla decorazione di alcuni ambienti al piano terra e in una sala al piano nobile di palazzo Frigimelica-Selvatico, attestata da firma, data (ibid., p. 57) e documenti di pagamento dell'agosto-settembre 1778 (Bresciani Alvarez, p. 173).
Attorno al 1779 (Baldarini) realizzò a Vicenza le quadrature nel salone di palazzo Thiene sul Corso per gli affreschi di G. Ciesa, con il quale collaborò ancora negli anni Ottanta in palazzo Cordellina (Barbieri - Cevese - Magagnato, p. 74; Rigon, p. 56) e, forse, nel salone di palazzo Thiene poi Bonin-Longare (Barbieri, 1972, p. 129; Rigon, p. 59).
Ancora a Vicenza, secondo le fonti (Baldarini), eseguì "alcuni camerini e soffitti a fresco", probabilmente al secondo piano, in palazzo Leoni Montanari, oggi perduti (Barbieri, 1967, p. 150).
La critica non è stata però concorde su una tale attribuzione. Alcuni tendono ad assegnare al G., pur noto quasi esclusivamente come quadraturista e scenografo, alcuni affreschi figurativi alle pareti del salone di Apollo al primo piano. Altri (ibid., e 1972, p. 130) escludono l'intervento in questo così come in un altro palazzo cittadino, Trissino Baston.
Attorno al 1780 si recò a Rovigo con G.B. Canal per eseguire le quadrature di tre sale al piano terra di palazzo Angeli (Bartoli; Semenzato). Nel 1786 circa realizzò quadrature e decorazioni nel palazzo Pisani e in palazzo Zigno a Padova, dove, nello scalone e in alcune sale, lavorò con P.A. Novelli (Pavanello, 1980), e nella sala maggiore ancora con Canal (Moschini). Sempre a Padova eseguì il progetto, mai realizzato, per la scena del teatro Nuovo (Rizzoli).
Firmate e datate 1790 sono le quadrature agli affreschi di Ciesa della villa Franceschini ad Arcugnago (Rigon, p. 40).
Tra il marzo del 1794 e il febbraio del 1795 fu realizzata su progetto del G. la cappella dedicata a S. Giuseppe nella chiesa vicentina di S. Corona (Saccardo).
Il G. ne aveva anche affrescato le pareti con scene della Vita del beato Bartolomeo da Breganze (Arslan; Barbieri - Cevese - Magagnato, pp. 136 s.). La cappella subì successivamente varie trasformazioni; ma gli affreschi, che si pensavano perduti, sono di recente parzialmente ricomparsi (Cevese, p. 292 n. 44).
Nel 1796, infine, collaborò con S. Merlini e G. Gallo Lorenzi in palazzo Dotto a Padova (Moschini, p. 174; Pavanello, 1982).
Il G. morì a Vicenza nel 1798.
Fonti e Bibl.: P. Baldarini, Descrizione delle architetture, pitture e scolture di Vicenza, II, Vicenza 1779, pp. 73, 94; O. Bertotti Scamozzi, Il forestiere istrutto nelle cose più rare di architettura e di alcune pitture della città di Vicenza (1780), Vicenza 1804, pp. 19, 24; F. Bartoli, Le pitture, sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 173 s.; G.A. Moschini, Guida per la città di Padova all'amico delle belle arti, Venezia 1817, pp. 4, 174, 192, 273; L. Rizzoli, Il teatro Nuovo di Padova e il sipario creato da Melchiorre Cesarotti nel 1787, in Il Veneto, 13 giugno 1913; A.E. Brinckmann, Die Baukunst des 17. und 18. Jahrhunderts in den romanischen Ländern, Berlin 1919, pp. 109, 124, 127; O. Ronchi, Guida storico artistica di Padova e dintorni, Padova 1922, pp. 95, 194; S. Rumor, Il palazzo Cordellina architettato dal co. Calderari sede dell'istituto magistrale femminile "Don G. Fogazzaro" a Vicenza, in Annuario del R. Istituto magistrale don Giuseppe Fogazzaro per gli anni 1925-1926-1927, Vicenza 1928, p. 7; N. Gabrielli, L'arte a Casale Monferrato dal XI al XVIII secolo, Torino 1935, p. 96; Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia, E. Arslan, Vicenza, I, Le chiese, Roma 1956, pp. 53 s., n. 284; F. Barbieri - R. Cevese - L. Magagnato, Guida di Vicenza, Vicenza 1956, pp. 20, 28, 74, 83, 98, 136 s., 144, 155; R. Bossaglia, Riflessioni sui quadraturisti del Settecento lombardo, in Critica d'arte, VII (1960), 41, p. 385; L. Gaudenzio - L. Grossato - M. Checchi, Padova: guida ai monumenti e alle opere d'arte, Venezia 1961, pp. 488 s.; A.M. Brizio, Ottocento e Novecento, Torino 1962, p. 54; F. Barbieri, Gli affreschi di palazzo Nievo, in Vicenza, V (1963), 2, pp. 16-18; Id., I perduti affreschi di Francesco Lorenzi, ibid., 4, p. 19; C. Semenzato, Guida di Rovigo, Vicenza 1966, p. 49; F. Barbieri, Il palazzo Leoni Montanari a Vicenza sede della Banca cattolica del Veneto, Vicenza 1967, pp. 70 s., 130, 150; Id., Illuministi e neoclassici a Vicenza, Vicenza 1972, pp. 128-131; G. Pavanello, L'attività di Giambattista Mengardi a Padova, in Padova, luglio 1974, pp. 3, 7; M. Saccardo, Arte organaria. Organisti e attività a S. Corona. Precisazioni sul patrimonio artistico della chiesa, Vicenza 1976, pp. 150 s., 152-156 n. 6; G. Bresciani-Alvarez, L'architettura del barocco maturo, in Padova: case e palazzi, a cura di L. Puppi - F. Zuliani, Vicenza 1977, pp. 173 s.; G. Pavanello, La decorazione neoclassica a Padova, in Antologia di belle arti, IV (1980), 13-14, pp. 57, 64 n. 17; F. Rigon, Pittori vicentini minori del '700, Vicenza 1981, pp. 20, 39 s., 54, 56, 59; G. Pavanello, Quattro pittori veneziani settecenteschi a S. Martino di Lupari, in Boll. del Museo civico di Padova, 1982, n. 1, pp. 85 s.; L. Traniello - A. Milan, Palazzo Angeli, in Rovigo: ritratto di una città, Rovigo 1988, pp. 116-118; G. Fossaluzza, La pittura a Padova nel Settecento, in La pittura in Italia, Il Settecento, I, Milano 1989, pp. 166 s.; R. Cevese, La decorazione, in Storia di Vicenza, III, 2, a cura di F. Barbieri - P. Preto, Vicenza 1990, pp. 292 n. 44, 309; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XV, p. 286.