GUARINI, Paolo
Nacque a Forlì il 15 genn. 1464 da Pietro, cultore di filosofia. Discendente da una delle famiglie più illustri della città, trasferitasi da Bologna fin dalla seconda metà del XII secolo, il G. risiedeva nella contrada di S. Martino in Castello, tra la chiesa di S. Girolamo - oggi di S. Biagio -, quella di S. Francesco e la cattedrale di S. Croce.
Sposò Maddalena Ostoli, figlia di un produttore e mercante di tessuti, e nel 1490 diede vita insieme con il suocero a una società per il commercio tessile, con annessa bottega; è presumibile tuttavia che il G. vi svolgesse funzioni esclusivamente amministrative, non figurando quale magister in alcun documento.
Uomo colto e raffinato, "di dolcissimo ingegno et modo urbano et civile" - così lo definisce lo storico e amico Leandro Alberti -, il G. impiantò in Romagna, a Cesena e a Forlì, la prima stabile tipografia, dopo la fugace esperienza dei prototipografi tedeschi. Poco prima del 26 marzo 1495 il G. strinse una società per l'esercizio dell'arte con il bolognese Giovan Giacomo Benedetti, con ogni probabilità appartenente a un ramo della nota dinastia di tipografi e attivo a Bologna sin dal 1492. Nel 1495 comparve infatti, a firma del G. e del Benedetti, la prima edizione stampata e pubblicata a Cesena, il Iudicio dal 1495 fino al 1500, meglio conosciuto come Pronosticon dialogale, un esile opuscolo astrologico del filosofo e giurisperito Antonio Manilio da Bertinoro.
Entro l'aprile del 1495 il G. trasferì l'officina tipografica nella città natale. Accanto al Benedetti, egli volle con sé Girolamo Medesani di Parma, che figura insieme con il G. quale finanziatore della neonata impresa: con la data del 16 apr. 1495 uscirono a stampa i precetti De elegantia linguae Latinae del ravennate Nicolò Ferretti. Non è dato sapere per quali ragioni il sodalizio tra i due editori si interruppe poco dopo e il G. fu l'unico responsabile della seconda emissione del manuale del Ferretti, senza il nome del Medesani e con quello del Benedetti accanto al proprio.
L'editore e lo stampatore adottarono una marca tipografico-editoriale che contiene un labirinto sormontato da una croce a doppio braccio; al piede compaiono, a destra e a sinistra, rispettivamente le iniziali del G. e del Benedetti, mentre in basso figura la sigla "CO", interpretabile come "cives optimi" o "comites operis". L'intera tiratura fu rapidamente esitata, se è vero che a distanza di poco più di un mese il Medesani fece uscire, sempre a Forlì, la seconda edizione del De elegantia, più raffinata e corretta, completa del testo greco, assente nella cassa dei caratteri del Benedetti.
Il G. proseguì con impegno e vitalità l'impresa e, sempre nel 1495, fece stampare al Benedetti due nuove edizioni del Pronosticon del Manilio, più ampie e aggiornate: il 26 luglio fu la volta della seconda edizione del testo latino, mentre il 12 agosto diede vita alla prima traduzione volgare.
Dopo il 1495 l'attività nel settore della stampa, senza essere probabilmente mai del tutto abbandonata, subì una battuta d'arresto, lasciando spazio ad affari in altri settori, allo studio e all'attività letteraria e storiografica, oltre a rilevanti impegni nell'ambito della vita pubblica forlivese. Fu forse a partire da quegli anni che il G. attese alla sua opera maggiore, gli Annales Forolivienses, sulla storia della città dalle origini al 1473.
Gli Annales derivano dal sapiente montaggio di brani estratti da opere di storici precedenti, senza alcun apporto significativo di notizie originali. La passione di storico indusse inoltre il G. a trascrivere di propria mano numerosi codici, alcuni dei quali - oggi conservati presso la Biblioteca comunale di Forlì - sono testimoni unici di importanti cronache, non solo cittadine. Non è da escludere che questa attività di trascrizione fosse finalizzata a un'edizione a stampa dei testi copiati.
Gli ozi letterari non distolsero il G. dalla cura dei suoi affari e dagli incarichi pubblici. È del 1498 il contratto stipulato con il suocero e con mastro Tommaso di Vigevano per l'impianto di una fornace. Nel 1499, in veste di siniscalco e in compagnia del vescovo di Forlì, Tommaso dell'Aste, condusse a Roma Cesare Riario, figlio di Girolamo e di Caterina Sforza. Soprintendente alla Rocca di Ravaldino nel 1503, negli anni seguenti il G. fu coinvolto in numerose missioni diplomatiche, sempre per conto della Comunità di Forlì. Dal 1504 fu eletto nel Consiglio grande e in seguito ricoprì le cariche di anziano, conservatore, infine di regolatore, cioè addetto all'economato del Comune.
Successivamente al De componendis versibus in lingua materna, trattatello di metrica in volgare del concittadino e amico Guido Peppi, il G. non diede alle stampe alcuna edizione sino al 10 dic. 1507, allorché pubblicò a Forlì, sempre in società con il Benedetti, le Constitutiones Marchiae Anconitanae, volume in folio assai impegnativo, non solo per la mole. Con questo libro l'attività editoriale del G., non più chiusa entro le mura cittadine, si rivolgeva al vasto pubblico di giurisperiti, avvocati, notai e altri pubblici funzionari dell'intera Marca Anconetana. Lo dimostra anche la dedica al vescovo di Forlì T. dell'Aste, nella quale il G. magnifica come di consueto l'invenzione della stampa e prefigura un programma volto alla pubblicazione delle maggiori glorie cittadine, da Biondo Flavio a G. Bonatti, G. Allegretti, P.F. Andrelini e altri.
Tralasciata l'editoria a causa di nuovi impegni, dal 1513 il G. fu membro del Consiglio dei difensori della giustizia e della libertà ecclesiastica, come apprendiamo dalla Cronaca del suo concittadino Sebastiano Menzocchi, mentre nel 1518 risulta procuratore e affittuario per tutta la Romandiola dell'abbazia di S. Apollinare Nuovo di Ravenna. Questi incarichi non fecero desistere il G. dal progettare altre imprese editoriali, oltre i confini della città di origine. Nel ruolo inedito di stampatore, in associazione con il ravennate Francesco Rosi, nell'aprile del 1516, presentò istanza al Consiglio comunale di Ravenna, per l'avvio di una tipografia mai attivata. Inaugurato da un inedito di Aristotele, il piano delle attività, in tutto aderente - eccezion fatta per pronostici e almanacchi - a quello realizzato a Forlì, prevedeva la pubblicazione di materiali burocratico-amministrativi, cronache, statuti, opere letterarie di personaggi locali.
Il G. non fu però in grado di dare corso alla nuova impresa, in quanto morì, forse a Forlì, nel luglio del 1520.
Fonti e Bibl.: L. Alberti, Descrittione di tutta l'Italia…, Venetia 1581, cc. 313-314; A. Pasini, Fonti della storia forlivese, Forlì 1929, pp. 43-45; L. Servolini, Gli antichi tipografi forlivesi, in Gutenberg-Jahrbuch, XV (1940), pp. 255-268; A. Cioni, Benedetti, Giovan Giacomo, in Diz. biografico degli Italiani, VIII, p. 256; G. Ortalli, Gli "Annales Caesenates" tra la cronachistica trecentesca e l'erudizione storiografica quattrocentesca, in Bull. dell'Istituto stor. per il Medioevo e Archivio muratoriano, LXXXVI (1976-77), pp. 277-376; G. Montecchi, Autori ravennati ed editoria tra XV e XVI secolo, in Ravenna in età veneziana, a cura di D. Bolognesi, Ravenna 1986, pp. 205 s.; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, I, pp. 108, 223; II, fig. 774; P. Temeroli, Le prime due edizioni a stampa forlivesi (1495), in La Bibliofilia, XC (1988), pp. 1-19; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 73 s.; P. Bellettini, La produzione tipografica, in Storia di Forlì, a cura di C. Casanova - G. Tocci, III, Forlì 1991, pp. 151-153; Repertorio della cronachistica emiliano-romagnola (secc. IX-XV), a cura di B. Andreolli et al., Roma 1991, pp. 107-109; P. Temeroli, I primordi della stampa a Forlì, in Il libro in Romagna, a cura di L. Baldacchini - A. Manfron, I, Firenze 1998, pp. 61-101.