CURLO, Paolo Giovanni Battista
Nato a Taggia (Imperia) il 3 nov. 1712 da nobile famiglia genovese, vestì l'abito degli Scolopi il 27 ott. 1728 nella provincia di Liguria. Distintosi negli studi umanistici e teologici, compiuti probabilmente ad Oneglia, dove la sua presenza è documentata nel 1730, per quattordici anni insegnò nelle case di Albenga, Savona e Genova. Dai registri dei religiosi della provincia risulta che nel 1737 era lettore di logica ad Albenga e nel 1742 lettore di filosofia a Genova. Il padre Giuseppe Agostino Delbecchi, appena nominato generale dell'Ordine, ben conoscendo i meriti del C., con lettera del 18 maggio 1748 lo chiamò a Roma ad insegnare nel collegio Calasanzio, che aveva fondato nel 1747. Le lezioni di teologia dogmatica e morale che il C. tenne per dodici anni riscossero molto successo e contribuirono notevolmente alla celebrità di questo collegio, che si opponeva al predominio culturale dei gesuiti.
Dieci volumi di Praelectiones ac singulares dissertationes theologicae e il volume di Orationes sacrae scritti dal C., rimasti manoscritti nell'archivio di S. Pantaleo a Roma, sono andati perduti; pertanto il pensiero del C. si può solo in parte ricostruire grazie ad alcune tesi di teologia discusse dai suoi allievi nel collegio, ma scritte, secondo L. Picanyol, dal C. stesso (A. Piervincenti, Thèologicae theses, Romae 1749; F. G. Vycovius, Propositiones theologicae iuxta mentem Angelici Praeceptoris, ibid. 1752; T. M. Viali, Propositiones theologicae ..., ibid. 1753).
Come teologo il C. appare vicino alla scuola agostiniana che, come è noto, durante il pontificato di Benedetto XIV poté esprimere liberamente la propria avversione al molinismo, alla casistica, al probabilismo ed al lassismo. Sul problema fondamentale della grazia il C., pur polemizzando con i molinisti, cerca una linea di demarcazione netta con i giansenisti. La grazia per il C. non manca ai giusti chela cerchino secondo le proprie forze; anzi, rifacendosi al detto, di s. Agostino "Nemo peccat in eo, quod vitare non potest", egli ammette la possibilità del beneficio divino della grazia sufficiente anche per le persone accecate dal peccato, gli infedeli, i morti nel ventre materno senza colpa dei genitori.
All'insegnamento di teologia del C. si formarono esponenti di primo piano del'movimento giansenista quali Martino Natali, che seguì i corsi dal 1752 al 1754, e Giovan Battista Molinelli, che in una lettera al de Bellegarde del settembre 1776 lo ricorda come un "institutorem amantissimum". Ascritto da Benedetto XIV all'Accademia di liturgia, il C. tenne davanti al pontefice e a numerosi cardinali dissertazioni liturgiche erudite, tra le quali una, assai apprezzata, sulle litanie (7 luglio 1756). Diventò celebre anche come panegirista, tanto che il capitolo della basilica di S. Maria Maggiore, dopo aver ascoltato il suo panegirico sulla sapienza (6 sett. 1768), lo incaricò di fare la predica quaresimale per il 1771. Il 30 ott. 1757 lo stesso Benedetto XIV, che lo stimava moltissimo, in seguito alla morte del padre Ubaldo Mignoni, lo nominò esaminatore dei vescovi. Il C. fu il secondo scolopio a ricoprire questa carica, ottenuta anche per l'interessamento del cardinale Spinola, del quale era teologo ed esaminatore per la diocesi di Palestrina. Ebbe anche altri protettori nei cardinali Lante e Spinelli, che lo nominarono esaminatore delle rispettive diocesi di Porto e Velletri e nel cardinale Colonna, vicario di Roma, che lo volle esaminatore del clero romano.
Nel 1760, in seguito alla rinunzia del padre Giuseppe Cambiaso, il C. venne nominato assistente generale per la provincia della Liguria e dovette pertanto lasciare l'insegnamento e risiedere nella casa generalizia di S. Pantaleo; tuttavia continuò ad esercitare il ministero sacerdotale presso gli alunni ed i convittori del collegio Calasanzio. Nel 1769 rinunziò alla carica di superiore provinciale della Liguria ed anche nel 1772, in occasione del capitolo dell'Ordine al quale partecipava in qualità di ex assistente, rifiutò ogni grado superiore. Morì a Roma il 29ag. 1776.
Fonti e Bibl.: Notizie relative al C. si trovano nell'Arch. generale delle scuole pie (Roma) nelle buste Reg. Prov. 1, n. 50; Reg. Prov. 3, cataloghi del 1769 e del 1770 della prov. romana; Reg. Prov. 4, nn. 53, 54, 60, 68, 84 e nei volumi Reg. Gen. 27, p. 328 e Reg. Rel. 39, pp. 315-316. Una fonte importante è G. V. Stefani, Novelle letter. ed eccles. delle scuole pie di Roma dal 1749 al 1770, Roma 1943, pp. 5, 7, 24, 96, 100. Si vedano inoltre S. Stefanini, Ne' solenni funerali celebrati da' PP. delle scuole pie di Cagliari a Mons. D. Giuseppe Agostino Delbecchi, Cagliari 1777, p. 28; A. Horanyi, Scriptores piarum scholarum, I, Budae 1808, pp. 575-576; T. Viñas, Index bio-bibliographicus CC. RR. PP. Matris Dei scholarum piarum, I, Romae 1908, pp. 317-319; L. Picanyol, L'antico collegio Calasanzio di Roma, in Rass. di storia e bibl. scolopica, I (1937), p. 27; II (1937), p. 18; III (1938), p. 30; E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri, I, Firenze 1941, pp. XVII, XXI, XXXV, 278-279; L. Picanyol, Rerum latinarum scriptores ex Ordine scholarum piarum, Romae 1956, p. 48; Id., Rep. o prontuario de noticias escolopias, Sabadell 1968, p. 45.