GIORZA, Paolo
Nacque a Milano l'11 nov. 1832. Compì i primi passi negli studi musicali sotto la guida del padre, Luigi, baritono, organista a Desio e anche miniaturista; in seguito, studiò contrappunto con un certo Lacroix. Alla giovinezza risale la composizione di piccoli brani musicali di carattere leggero e popolare, ma il G. ben presto si dedicò alla scrittura di musiche per balli teatrali, facendo di quest'attività uno dei punti fermi della sua vita artistica. Molti tra i più noti coreografi della seconda metà dell'Ottocento, come P. Borri, G. Casati, I. Monplaisir, P. Taglioni, L. Manzotti, e sopra tutti G. Rota, gli commissionarono le musiche dei loro balli, cosicché il G. acquisì subito grande popolarità sia presso i maggiori teatri italiani, sia all'estero.
Al 1853 risalgono i suoi primi tre balletti, con le coreografie di G. Rota: Il giuocatore (in collab. con L. Madoglio e G. Bajetti; Milano, teatro alla Canobbiana, primavera 1853; poi teatro alla Scala, 14 genn. 1854), Un fallo (in collab. con A. Mussi; Scala, 24 sett. 1853; rappresentato in seguito anche con i titoli Il fornaretto e Il trionfo dell'innocenza), e I bianchi ed i negri (Scala, 10 nov. 1853; ripreso anche come La capanna dello Zio Tom e Giorgio il negro); in particolare, il balletto Un fallo ebbe ben cinquantaquattro repliche (Cambiasi, p. 381).
Nel 1856 il G. si trovava a Vienna, dove era impegnato a musicare le coreografie di P. Borri per i balletti Die Gauklerin (teatro Labarre, 6 maggio 1856; poi anche a Venezia, teatro La Fenice, carnevale 1856-57, e a Milano, Scala, 7 marzo 1857, con il titolo it. La giuocoliera) e Redowa (in collab. con M. Strebinger, teatro Labarre, 11 luglio 1856). Per Vienna il G. lavorò ancora nel 1883, scrivendo le musiche per il ballo Alla Beresina, su coreografie del Rota (teatro di corte, 4 aprile).
La sera del 31 dic. 1858, al teatro Carcano di Milano, durante un concerto della banda civica diretta dal maestro G. Rossari, fu eseguito per la prima volta il brano che rese il G. universalmente noto e per il quale egli è ancora oggi conosciuto, la canzone in forma di polka La bela Gigôgin. I versi, di cui si ignora l'autore, sono scritti in una lingua che mescola l'italiano ai dialetti milanese e piemontese. Il ritornello "Dàghela avanti un passo, delizia del mio cor" provocò l'adesione entusiastica del pubblico, che ne scorgeva un significato sottinteso, un invito al Piemonte ad accorrere in aiuto della Lombardia dominata dagli Austriaci. L'insieme di motivi musicali patriottici e popolareschi, ben congegnato dal G., piacque tanto da incoraggiarne ben otto bis; la mattina successiva al concerto l'intera canzone veniva intonata sotto le finestre del palazzo di corte, sede del governatore generale. La bela Gigôgin divenne, così, l'inno di Milano e della Lombardia liberata, e sembra che venisse anche eseguita dalle fanfare francesi l'8 giugno 1859, quando Napoleone III e Vittorio Emanuele II entrarono in Milano dall'arco del Sempione (cfr. Schinelli - Monti, p. 41; tutte le trascrizioni per pianoforte, per altri strumenti e per banda de Labela Gigôgin, edite da G. Ricordi, sono conservate presso la Bibl. del Conservatorio di Milano).
La notorietà che andava acquisendo presso il pubblico e la critica indusse il G. a cimentarsi nella produzione di un'opera lirica: il 10 marzo 1860 fu rappresentato alla Scala Corrado console di Milano, su libretto di L. Gualtieri, ma l'esito fu totalmente negativo (cfr. La Gazzetta musicale di Milano, XVIII [1860], pp. 90 s.).
Nel 1863 il G. venne chiamato a Londra, in occasione dei festeggiamenti per il giubileo della regina Vittoria; qui compose le musiche per il ballo La farfalletta, con le coreografie di Diani, rappresentato al Covent Garden, e di una celebrata Quadriglia italiana all'antica, commissionata al G. dai duchi di Devonshire, i quali la fecero eseguire nel loro palazzo, in costume, da più di cento coppie dell'alta nobiltà britannica (cfr. Schmidl, I, p. 628). I viaggi del G. attraverso le platee dei teatri europei continuarono con l'approdo a Parigi, dove il 19 febbr. 1864 venne rappresentato all'Opéra il ballo La maschera, ou Les nuits de Venise, su coreografie del Rota e di I. Saint-Georges, spettacolo che fece sensazione ma suscitò reazioni critiche contrastanti; l'anno successivo venne riproposto alla Scala, ma ebbe solo tre repliche (cfr. Cambiasi, p. 384).
Rientrato in Italia nel 1866, in pieno clima indipendentista, il G. fu invitato a comporre un Inno di guerra su versi composti da F. Plantulli, segretario di G. Garibaldi. Sembra sia stato lo stesso generale a rivolgere l'invito al compositore: a questo proposito il Fétis riporta la lettera che lo stesso Garibaldi inviò al G. da Como il 15 giugno 1866, per ringraziarlo personalmente del contributo dato con la musica alla causa della libertà (cfr. Suppl., I, p. 383). Nel 1867, trovatosi in difficoltà finanziarie, il G. fu costretto a lasciare nuovamente l'Italia per affrontare lunghe tournées in Messico, all'Avana e in tutti i maggiori centri degli Stati Uniti, esibendosi sostanzialmente come direttore d'orchestra e maestro concertatore di opere liriche. Nel 1879 si trasferì in Australia, dove venne nominato direttore generale degli spettacoli musicali per l'Esposizione mondiale di Sydney. Per l'inaugurazione di questa manifestazione il G. scrisse una Cantata (partitura a Washington, Library of Congress, e Londra, British Library); con l'ambiente musicale australiano rimase in contatto anche dopo il suo ritorno in Italia, avvenuto nei primi anni Ottanta (sul progetto di una sua tournée in Australia, cfr. la lettera a L. Giraldoni, Napoli, 5 apr. 1885, conservata a Milano, Bibl. del Museo teatrale alla Scala, C.A. 2924).
Risale al 1887 la collaborazione tra il G. e il più noto coreografo del momento, L. Manzotti. Il 13 marzo di quell'anno venne infatti rappresentato il ballo Narenta, frutto di tale sodalizio, replicato alla Scala per quattordici serate (cfr. Cambiasi, p. 387). La musica del G. fu ancora sulle scene della Scala il 5 genn. 1892, con un rifacimento del ballo Rodope, su coreografie di R. Grassi, già allestito per Genova durante la stagione di carnevale del 1885. Sono questi gli ultimi risultati significativi dell'attività del G. quale creatore di musiche per balletti; dai primi anni Novanta si divise tra permanenze più o meno prolungate negli Stati Uniti e periodi in Italia, sempre alla ricerca di una stabilità economica. Negli ultimi anni della sua esistenza si stabilì definitivamente negli Stati Uniti, dando lezioni private di organo.
Il G. morì in povertà a Seattle, WA, il 25 maggio 1914.
Nella storia della musica per balletto il G. si pone, insieme con C. Dall'Argine, P. Bellini e R. Marenco, tra i compositori che contribuirono in maniera più o meno determinante al trionfo del "ballo grande" storico e allegorico di matrice italiana, come esso si articolò nel corso della seconda metà dell'Ottocento. Il G. instaurò un lungo sodalizio con il coreografo G. Rota, e con lui contribuì al rilancio e al rinnovamento del drammatismo pantomimico nel ballo. Con le nuove spettacolari coreografie del Rota e le musiche vivaci dal sapore melodrammatico del G. il balletto ottocentesco di impostazione storico-romantica si svincolò dal puro tecnicismo delle dive, pur sempre presenti, esprimendosi in nuove forme: la bellezza mimica della danza solistica si inserì nelle figurazioni collettive e nei movimenti di massa, preparando la strada al gran ballo-rivista manzottiano di fine secolo. I maggiori organi di stampa del tempo diedero ampia risonanza alla fortunata collaborazione tra il Rota e il G. (cfr., per es., La Gazzetta musicale di Milano, XV [1857], p. 62).
L'attività compositiva del G. si concretizzò nell'allestimento di una quarantina di spettacoli nel corso degli anni Cinquanta, e di circa cinquantacinque tra gli anni Sessanta e i Novanta dell'Ottocento. La serie completa dei balli da lui musicati è difficilmente ricostruibile; un elenco dettagliato è fornito da C. Sartori (Encicl. dello spettacolo) e comprende una settantina di titoli. Quasi tutta la produzione per balli del G. è stata pubblicata a Milano in trascrizione per pianoforte da G. Ricordi e F. Lucca. La maggior parte di queste edizioni è reperibile presso la Bibl. del Conservatorio G. Verdi di Milano; alcuni esemplari si conservano anche presso la Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia di Roma, la Library of Congress di Washington, e la British Library di Londra.
Al resto della produzione musicale del G. appartengono, oltre ai brani già citati, vari altri pezzi per banda, ballabili per pianoforte, per lo più raccolti in album (Alle dame milanesi; Alle dame fiorentine; Pierrot, o La settimana grassa a Milano; Maschere italiane; Petit bouquet; Quattro salti); inoltre alcuni brani di musica sacra, fra cui il mottetto O salutaris hostia, uno Stabat Mater a quattro voci con pianoforte, un Salve, Regina per soprano e pianoforte, e alcune messe. Oltre al Corrado console di Milano, si ha notizia di un'altra opera composta dal G., ignota ai biografi e mai rappresentata, l'Alba Barozzi, su libretto di A. Ghislanzoni (di questa composizione esiste un'edizione a stampa, Milano 1884).
Fonti e Bibl.: Milano, Bibl. del Museo teatrale alla Scala: C.A. 2324, 6263, 6264, 6269, 6270, 6271 (lettere del G. e di P. Taglioni circa l'allestimento di balli alla Scala, 1861-65). Notizie in La Gazzetta musicale di Milano, XIV (1856), pp. 293, 348; XV (1857), p. 62; XVI (1858), pp. 62, 70, 76, 116, 395, 408; XVII (1859), pp. 16, 78; XVIII (1860), pp. 3, 86, 89-92, 315; XIX (1861), pp. 12, 40; XX (1862), pp. 63, 68, 145, 176; XXI (1866), pp. 59 s.; XXIX (1874), pp. 312, 386; XXX (1875), pp. 333 s.; XLII (1887), pp. 91, 367; XLVII (1892), p. 24; Official record of the Sydney International Exhibition 1879, Sydney 1881, pp. 1-3; P. Cambiasi, La Scala, 1778-1906. Note storiche e statistiche, Milano [1906], pp. 381-388, 428-430; G. Depanis, I concerti popolari ed il teatro Regio di Torino. Quindici anni di vita musicale, I, Torino 1914, p. 16; L'Illustrazione italiana, 7 giugno 1914, p. 567; A. Schinelli - A. Monti, L'anima musicale della patria, II, Milano 1929, pp. 41-43; Storia di Milano, XIV, Milano 1960, p. 625 e n. 2; E. Haraszti, La musique de ballet au XIXe siècle, in Histoire de la musique, a cura di Roland-Manuel, II, Paris 1963, p. 754; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), Milano 1964, I, pp. 131, 133, 168; II, Cronologia, a cura di G. Tintori, pp. 195-200, 202 s., 206; L. Rossi, Il ballo alla Scala, 1778-1970, Milano 1972, pp. 77, 108 s., 123, 128; L. Arruga, La Scala, Milano 1975, pp. 168, 171; C. Lo Jacono, Manzotti & Marenco. Il diritto di due autori, in Nuova Rivista musicale italiana, XXI (1987), 3, p. 444; Storia dell'opera, V, Torino 1988, p. 293; M.-T. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Storia del teatro Regio di Torino, V, Cronologie, a cura di A. Basso, Torino 1988, pp. 391-397, 401, 404, 407, 414; Musica in scena. Storia dello spettacolo musicale, V, Torino 1995, pp. 95-97; F. Regli, Diz. biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, p. 241; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, Suppl., I, p. 383; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 628 e Suppl., p. 355; Encicl. dello spettacolo, V, coll. 1319-1321; Encicl. della musica Ricordi, II, p. 317; Encicl. della musica Rizzoli-Ricordi, III, p. 139; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 210; The New Grove Dictionary of music and musicians, VII, p. 398; The New Grove Dict. of opera, II, p. 428.