GIOLI, Paolo
Artista, nato a Sarzano di Rovigo il 12 ottobre 1942. Le sue opere sono conservate in diversi musei nel mondo, tra i quali: Centre Georges Pompidou, Parigi; Art Institute of Chicago; Museum of modern art (MoMA), New York; Minneapolis Institute of art; Istituto nazionale per la grafica, Roma; Museo di fotografia contemporanea, Cinisello Balsamo. In quarant’anni di attività ha partecipato alle principali rassegne di cinema sperimentale. Nel 2007 è stato invitato come Artist on focus al 31° Festival del cinema di Hong Kong, e diversi suoi film sono stati presentati al New York film festival (NYFF) nel 2006 e nel 2007. Nel 2009 il Festival di Pesaro ne ha presentato l’opera cinematografica in una retrospettiva quasi integrale dei suoi film sperimentali, oggi conservati presso la Cineteca nazionale di Roma e al Musée national d’art moderne di Parigi.
Nel 1960 frequentò la scuola libera del nudo presso l’Accademia di belle arti a Venezia, dove rimase fino al 1967 quando partì per New York, restandovi per un anno. Qui conobbe il New American cinema, la scuola di pittura di New York ed entrò in contatto con i galleristi Leo Castelli e Martha Jackson. Tornato in Italia, nel 1970 si stabilì a Roma dove, oltre a frequentare la Cooperativa cinema indipendente, produsse i suoi primi film e si occupò di fotografia, in particolare indagandone le origini.
Educato alla ricerca creativa con i mezzi della pittura, della serigrafia e della litografia, dal 1968 si indirizzò alla sperimentazione fotografica, cinematografica e video, media visivi che diventeranno prioritari nell’ambito della sua attività artistica. La fotografia gli offrì un campo di sperimentazione più ampio attraverso il recupero di diverse tecniche, in particolare quelle delle origini del mezzo di riproduzione, che gli consentirono di operare delle riflessioni teoriche tra passato e presente, in una sostanziale rottura con gli schemi storicistici. Dal 1969 avviò una ricerca sul tema del foro stenopeico e l’impressione diretta della luce sulle superfici sensibili, per privilegiare, dal 1977, i materiali Polaroid con supporti diversi, come la carta da disegno e la seta, e dal 1979 il processo Cibachrome.
La sua ricerca si è quindi concentrata sul rapporto tra la materia sensibile e la luce che imprime l’immagine, rileggendo il lavoro dei pionieri della fotografia come Joseph Nicéphore Niépce e Hippolyte Bayard, prendendo spunto dai loro incunaboli fotografici, come il ritratto del cardinale Georges d’Amboise, opera eliografica di Niépce (Omaggio a Niépce, 1983-89) o l’autoritratto ‘come annegato’ di Bayard, che l’artista rilegge in una serie di immagini che hanno come soggetto toraci nudi: corpi deposti di emarginati e sconosciuti, esposti alla luce attraverso una grande camera stenopeica con pellicola Polaroid, si rivelano nello stupefacente effetto del positivo-diretto (procedimento che non prevede il passaggio della stampa positiva da un negativo come nel caso del dagherrotipo Polaroid: Omaggio a Hippolyte Bayard, 1981). La ritrattistica ottocentesca e preraffaellita di Julia Margaret Cameron diventa per G. spunto per una serie di riproduzioni fotografiche a contatto e per proiezione rielaborate con interventi di taglio, mascherature, sagomature e fissaggi dell’emulsione Polaroid su seta serigrafica, parzialmente staccata dal supporto originale, che le rendono somiglianti allo strappo di un affresco (Cameron obscura, 1981). Così gli studi fotografici sul movimento di Étienne-Jules Marey e Thomas Eakins, scarsamente riconosciuti dai loro contemporanei, rappresentano motivo di riflessione e di sperimentazione (Eakins/Marey - L’uomo scomposto, 1982). Il suo lavoro fotografico si è sviluppato principalmente sui temi del ritratto e del nudo, per presentare dei frammenti di corpi che sembrano riemergere da lontano, fluttuanti nel mistero, luminescenti come ectoplasmi: Torsi (1997), Sculture dai Musei capitolini e vaticani (2007).
Dal 1974 a oggi G. ha pubblicato, in Italia e all’estero, decine di monografie e cataloghi, e ha esposto in importanti fondazioni e musei internazionali. G. vive e lavora a Lendinara (Rovigo).
Bibliografia: Imprint cinema. Paolo Gioli: un cinema dell’impronta, a cura di S. Toffetti, A. Licciardello, Roma 2009. Cataloghi di mostre: Gran positivo nel crudele spazio stenopeico, a cura di P. Costantini, I. Zannier, Venezia, Palazzo Fortuny, Firenze 1991; Sconosciuti, Modena, Galleria civica 1995-96, Tavagnacco 1995; Fotografie, dipinti, grafica, film, a cura di R. Valtorta, Roma, Palazzo delle Esposizioni, Tavagnacco 1996; Naturæ, a cura di G.D. Fragapane, Roma, Studio Orizzonte, Bologna 2011.