FRANZONI, Paolo Gerolamo
Nato a Genova nel 1708, fu il primogenito del marchese Domenico e di Maria Maddalena Di Negro, entrambi appartenenti a famiglie del patriziato genovese tra le più ricche e influenti.
Tra i suoi ascendenti si trovano il prozio cardinale Giacomo Franzoni (1612-97) e il fratello del padre, l'abate Gerolamo (1653-1737), fondatore della biblioteca genovese dei missionari urbani di S. Carlo e autore di vari trattati di morale e precetti. Il padre (n. 1661) si era distinto nell'espugnazione di Buda durante la seconda guerra turca (1683-99). Tra i parenti va ancora ricordato il cugino Matteo doge nel biennio 1759-60.
Destinato a ereditare il titolo marchionale e il cospicuo patrimonio di famiglia, il F. venne inviato a quindici anni presso il collegio dei nobili di Modena per perfezionare la propria educazione. Tornò a Genova intorno al 1730, venne ascritto alla nobiltà cittadina e partecipò alla vita mondana dell'aristocrazia. La scelta ecclesiastica, improvvisa e apertamente ostacolata dalla famiglia, maturò nel corso del 1734, sollecitata dalla lettura di una biografia di V. Depaul. Ordinato nel 1735 a Roma dal cardinale G.A. Guadagni, il F. si aggregò ai padri della missione, con i quali condivise le prime esperienze di predicazione, frequentando le missioni nelle Romagne e applicandosi, nel frattempo, allo studio della teologia dogmatica e della sacra eloquenza. Nel 1736 era nuovamente a Genova, presso la Casa della missione del Fassolo, nella quale risiedette alcuni anni fino a quando si trasferì stabilmente nel palazzo di famiglia; nel frattempo fu nominato rettore dello spedaletto degli Incurabili (1739) e presidente della Congregazione dei missionari urbani.
Dopo un incontro con don G. Laviosa, che a Palermo aveva fondato una congregazione per l'assistenza dei poveri moribondi, il F. scelse di privilegiare nell'azione di apostolato gli indigenti e i lavoratori manuali. Nel Natale del 1749 iniziò, insieme con alcuni sacerdoti delle missioni urbane e rurali, a radunare all'alba, prima della giornata lavorativa, i facchini del porto, i barcaioli e i vetturini, ai quali propose, in un linguaggio a loro accessibile, esercizi e letture spirituali.
Gli incontri trovarono subito un ampio seguito tra i lavoratori e il plauso delle autorità governative, che vedevano nell'iniziativa un mezzo per disciplinare un basso popolo tumultuoso e poco controllabile, come, ancora pochi anni prima, aveva dimostrato in occasione della cacciata degli Austriaci dalla città (1746).
Incoraggiato dal successo ottenuto con facchini e barcaioli, il F. estese l'iniziativa ad altre categorie di lavoratori, i garzoni di bottega, gli artigiani, i servitori dell'aristocrazia - per raccogliere e seguire i quali prese poco a poco in affitto gran parte degli oratori cittadini. Diventò per tutti l'"abate Franzoni" - titolo già appartenuto allo zio Gerolamo, titolare di un beneficio, - ma che nel suo caso pare si trattasse solo di un predicato d'onore. Fondò con i confratelli che lo avevano fino a quel momento appoggiato la Congregazione religiosa degli operai evangelici (1751), ai quali affidò la missione di elevare l'istruzione e la pietà nel clero e nel popolo.
Nella consapevolezza della forbice che in questo scorcio di secolo stringeva la Chiesa genovese tra il lassismo dei preti dediti più alle accademie arcadiche che all'attività pastorale e le spinte rigoriste ispirate dal giansenismo, il F. istituì numerose accademie per migliorare la formazione dottrinale dei sacerdoti: quella delle Rubriche (1753), rivolta alla preparazione meticolosa della liturgia, cui si affiancavano quelle dedicate alla sacra eloquenza, al catechismo, alla teologia dogmatica, alla Sacra Scrittura, alla teologia morale, alla storia ecclesiastica e profana, al diritto canonico e civile; a queste si aggiunsero specifici corsi di esercizi spirituali.
Insieme con la promozione della cultura teologica e pastorale il F. impegnò gli operai evangelici nella cura e nell'assistenza delle classi popolari. Nel 1754 riunì gli artigiani che frequentavano i suoi oratori in una Congregazione laica dedicata ai Sacri Cuori di Gesù e Maria. Con la collaborazione degli stessi artigiani diresse, nel 1756, una Congregazione intitolata al Puer Iesus per raccogliere e vigilare i fanciulli delle famiglie più povere e per insegnare loro i rudimenti della fede. Negli anni successivi organizzò in distinti oratori la catechesi per i mendicanti (1759) e per le donne bisognose (1765) e a tutti elargiva denaro in occasione delle riunioni per compensare i mancati introiti della questua. Durante una missione a Sampierdarena alla quale partecipò con i padri della missione, entrò in contatto con alcune maestre che si erano dedicate all'istruzione delle ragazze del popolo e fornì loro i mezzi economici, i locali, l'assistenza spirituale e pedagogica. Nacque così la Congregazione delle madri pie (1753), approvata nel 1764 e confermata quattro anni più tardi, cui il F. oltre alla regola salesiana impose il compito di impartire, senza distinzioni, una "buona educazione" alle fanciulle di ogni ceto sociale. All'istituzione della casa madre di Sampierdarena seguirono l'apertura di una scuola in un sobborgo a oriente di Genova e la progressiva diffusione delle Franzoniane, oggi presenti su due continenti.
La promozione dell'attività delle madri pie rientrava nei più generali interessi pedagogici del F., il quale, intorno alla metà degli anni Cinquanta, si preoccupò di incentivare l'istruzione di base e l'alfabetizzazione, la cui assenza era colta come un grave ostacolo per la catechesi dei ceti umili. Per la realizzazione di tali propositi assunse una particolare importanza l'incontro con un sacerdote francese della Congregazione della dottrina cristiana che lo introdusse alla metodologia di J.B. de La Salle per facilitare l'apprendimento dell'alfabeto. Il F. ne fu conquistato e lo sperimentò con i ragazzi del Puer Iesus e - affermano alcuni biografi - anche con quelli raccolti dal prete L. Garaventa, creatore delle Scuole di carità per i fanciulli poveri e abbandonati, al quale finanziò le prime iniziative. Il F. impegnò i suoi "operai" su tutti i fronti della società; aprì per sacerdoti e laici un Circolo filologico (1754) per l'apprendimento delle lingue classiche (greco, ebraico) e di quelle moderne; promosse l'insegnamento della matematica e dell'algebra per l'avviamento al commercio; si preoccupò della preparazione degli studenti di medicina e chirurgia dell'ospedale di Pammatone, dei quali divenne l'assistente spirituale. Ma, sul piano della divulgazione culturale, l'iniziativa di maggior respiro fu certamente l'istituzione della Biblioteca degli operai evangelici.
La Franzoniana è una delle tre biblioteche pubbliche genovesi aperte nel corso del sec. XVIII insieme con quella dei missionari urbani, fondata dallo zio del F. e resa pubblica dal 1739, e con quella istituita agli inizi degli anni 1770 dall'abate C.G.V. Berio. Contiene testi di letteratura sacra, classici e trattati scientifici, soprattutto di medicina; la citazione su alcune lettere di strumenti e macchine lascia pensare che al suo fianco sia stato organizzato un gabinetto scientifico. Negli ordini spediti al ministro genovese a Londra, P.P. Celesia (1759), sono richieste edizioni complete e del più grande formato disponibile perché "quanto più grandi sono i libri tanto più adatti mi sembrano ad una libreria aperta a chiunque ha voglia di studiare". La Franzoniana fu certamente frequentata, oltre che dal clero genovese, anche da studenti e fu, comunque, aperta a tutti, come lasciano intendere le norme imposte dal F. affinché vi si potesse accedere anche fuori dell'orario di lavoro. Nel testamento rogato nel 1775 il F. confermava che la biblioteca "tutti i giorni ancorché festivi e più solenni dal primo albore capace di potervisi vedere a leggere fino a un'ora suonata prima della mezzanotte, stia sempre aperta e assistita, benché nessuna persona vi fosse a profittarne… E ciò in qualunque stagione dell'anno e senz'alcun giorno di vacanza". Tutto ciò suscitò l'ammirazione dei letterati stranieri di passaggio per Genova, come testimoniano un'annotazione dell'erudito svedese J.J. Bjørnstaehl (1773): "in nessun luogo l'accesso alle Muse è così facile, com'è qui", e vent'anni più tardi una significativa esclamazione del bibliofilo spagnolo J. Andrés: "Esta es ciertamente la biblióteca mas publica, de quantas bibliòtecas hay en toda la Europa".
Nel 1760 - nel corso di una grave crisi giurisdizionale tra la Repubblica e la S. Sede emersa durante la ribellione della Corsica - il F. fu allontanato per quattro anni dalla città per aver preso una posizione contraria al governo genovese. Probabilmente il F. si trasferì a Milano, ospite dei padri filippini.
Tornato a Genova, dedicò gli ultimi anni della sua vita alla guida delle congregazioni religiose e laiche, della biblioteca e delle sue numerose istituzioni, con il pieno riconoscimento delle autorità ecclesiastiche e civili. Sebbene le sue attività abbiano segnato in maniera decisiva la storia della Chiesa e della cultura a Genova, e la sua vita si sia intrecciata con quella di molti protagonisti del secondo Settecento genovese (l'arcivescovo G. Lercari, il pedagogo don L. Garaventa, D. Olivieri, fondatore della Congregazione dei battistini, il vincenziano L. Spinola, la venerabile Giovanna Maria Battista Solimani, istitutrice delle romite, per non citarne che alcuni), del F. restano scarse tracce documentarie e pochi scritti, tra i quali qualche lettera, un catechismo e un lungo testamento.
Alla sua morte, avvenuta a Genova il 26 giugno 1778, i funerali vennero celebrati con grande partecipazione di popolo e l'omaggio del Senato genovese.
Fonti e Bibl.: C.B. G.M., Ristretto della vita del servo di Dio P.G. F.…, ms. adespoto, s.d. (ma sec. XVIII); Testamento e disposizioni d'ultima volontà dell'… abate P.G. F.…, Genova 1778; G.G. Bjørnstaehl, Lettere ne' suoi viaggi stranieri…, Poschiavo 1782-87, III, lett. XVI; J. Andrés, Cartas familiares, Madrid 1797, V, p. 197; G.O. Corazzini, Mem. stor. della famiglia Franzoni, Firenze 1873, ad vocem; F. Luxardo, S. Francesco di Sales narrato e descritto al clero e al popolo… con la biografia dell'illustre servo di Dio il sac. don P.G. F.…, Genova 1877; D. O[lcese], L'abate P.G. F. e le madri pie in Sampierdarena, Sampierdarena 1894; A. Serra, L'abate P.G. F. e le opere religiose e culturali da lui fondate in Genova, Genova 1937; F. De Negri, L'abate P.G. F. fondatore degli operai evangelici e delle madri pie, cenni storici…, Genova 1954; G. Piersantelli, La Biblioteca Franzoniana degli operai evangelici, Genova 1967; Id., Da centotrent'anni a Genova la Congregazione lasalliana, in Genova, 1967, pp. 3-10; L. Marchini, Biblioteche pubbliche a Genova nel Settecento, in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., XX (1980), 2, pp. 41-67; M. Angelini, Carità e cultura a Genova nel secolo XVIII. Profilo di P.G. F.… (in corso di stampa).