FREGOSO, Paolo
Ultimo nato (1430) di Battista e di Violante Spinola, a 26 anni, per le insistenze del fratello Pietro II, divenne arcivescovo di Genova. Il passaggio di Genova al governo francese nel 1458 e specialmente la morte del fratello in un tumulto popolare l'anno successivo, segnano il principio della sua turbolenta vita politica. Si accordò dapprima con Prospero Adorno per cacciare i Francesi, ma, messosi presto in lotta con lui, aiutò i parenti Spinetta e Lodovico a impadronirsi del dogato, sostituendosi poi per brevi momenti (1462 e 1464) al cugino Lodovico. Il suo breve dominio, violento, disordinato, rapace, favorì le aspirazioni di Francesco Sforza che approfittando del malcontento generale s'impadronì di Genova. Paolo, fuggito, condusse vita randagia per alcuni anni, anche correndo il mare contro le navi genovesi. Tentato invano il ritorno nelle turbolenze che seguirono la morte di Galeazzo Maria Sforza, fu richiamato dal nipote Battista II quando ebbe abbattuto il suo vecchio avversario Prospero Adorno. Battista, anzi, gli sollecitò il cappello cardinalizio dal papa Sisto IV e lo propose nel 1480 come capo dell'armata ligure-napoletana, che doveva liberare Otranto occupata dai Turchi. Legato del pontefice, il cardinale partì da Civitavecchia; ma più che dall'azione militare Otranto fu liberata dalle conseguenze della morte di Maometto II; contro le insistenze papali il legato non seguitò nell'impresa, riconducendo la flotta a Civitavecchia. Tornato a Genova e accolto festosamente, ordì subito una congiura contro il nipote, costringendolo a dimettersi e si fece proclamare doge per la terza volta. Compì in cinque anni di dominio, aspramente mantenuto, qualche utile opera; sentendo minato il suo potere dagli avversarî, si accordò con Lodovico il Moro per cedergli la signoria, rimanendo tuttavia governatore in suo nome. Un'insurrezione il 6 gennaio 1488 lo costrinse a rinchiudersi prima nella fortezza del Castelletto e poi a fuggire. Divenuto nemico del Moro, perché aveva bandito tutti i Fregoso da Genova, alla discesa di Carlo VIII, Paolo segui la flotta aragonese e partecipò alle vicende guerresche sulle coste liguri; poi, costituita la lega italica, in odio al Moro parteggiò per Carlo VIII e l'accompagnò in Francia. Tornato a Roma, morì il 19 marzo 1498.
Caratteristica figura di prelato avventuriero, guerriero e politico, per la faziosità irrequieta e insofferente, per l'ambizione sconfinata, per l'assenza di scrupoli, per la grandezza della mente e della cultura, per la capacità politica e militare meritò d'esser detto la chimera del suo secolo. Degno di lui il figlio Fregosino, famoso per ribalderie, suo collaboratore nel dogato e causa in gran parte dell'odio che egli suscitava; lo seguì poi nella guerra contro Carlo VIII e fu fatto prigioniero a Rapallo dal duca d'Orléans. L'altro figlio, Alessandro, vescovo di Ventimiglia, ebbe attiva vita politica sul principio del sec. XVI; dopo il prevalere degli Spagnoli e del Doria a Genova, si ritrasse a vita oscura in Roma.
Bibl.: L. Levati, I dogi perpetui (1339-1528), Genova 1930, pp. 406-442 e bibl. ivi citata; J. Burckard, Liber notarum, a cura di E. Celani, in Muratori, Rerum Italicarum Script., ristampa, 1911, fasc. 93, II, pp. 75-77 e 79-80; L. Cardella, Memorie storiche dei cardinali, III, pp. 215-217; G. Gherardi, Diario, passim; id., Dispacci e lettere, in Studi e testi della Bibl. Vat., n. 21.