PEDRINI, Paolo Filippo Teodorico
PEDRINI, Paolo Filippo Teodorico. – Nacque il 30 giugno 1671 a Fermo, primo dei sei figli di Giovanni Francesco, notaio e pubblico archivista, e di Maria Nicolosa Piccioni.
Formatosi alle locali scuole dei gesuiti e degli oratoriani e iniziato agli studi musicali, prese gli ordini minori nel settembre 1690 e si laureò in utroque iure il 26 giugno 1692. In novembre si trasferì a Roma presso il Collegio Piceno, che frequentò per un quinquennio, e il 24 febbraio 1698 entrò nella Congregazione della Missione detta dei lazzaristi.
Nell’autunno 1700, dopo l’ordinazione sacerdotale, fu destinato alla missione di Cina (aperta nel 1699 alle dipendenze della Congregazione de Propaganda Fide, nel clima di tolleranza avviato dall’imperatore Kangxi), con il placet di monsignor Carlo Tommaso Maillard de Tournon che, allora garante dei progetti apostolici lazzaristi e procuratore a Roma del vescovo di Fermo cardinale Baldassarre Cenci, aveva introdotto Pedrini in Arcadia con il nome di Dioro Taumasio (1696). Il 12 gennaio 1702 intraprese la via francese alle Indie, confacente al segno nazionale lazzarista e alle scelte apostoliche plurali (non solo iberiche, non solo gesuite) decise dalla Propaganda in un tempo in cui la questione dei riti cinesi si caricava di toni sempre più aspri. A Saint-Malo il 26 dicembre 1703 si imbarcò su una nave della Compagnie des Indes Orientales che sperimentava un nuovo itinerario all’Oriente, via Sudamerica e Filippine. La romanzesca traversata (narrata nelle Lettres édifiantes et curieuses, II, 1843, p. 79) lo portò a Lima a fine marzo 1704 e infine a Manila il 9 agosto 1707.
Era a duecento leghe dalla Cina, ma il momento difficile per il clero cattolico nell’impero gli impose una lunga sosta, nel corso della quale si unì a una delegazione della Propaganda incaricata di consegnare la berretta cardinalizia a Tournon che, ormai espulso dalla Cina e riparato a Macao, era dal 1705 visitatore apostolico di Cina e Indie Orientali con poteri di legato a latere per dirimere i contrasti delle locali missioni e informarne correttamente Roma.
Quando, il 3 gennaio 1710, dopo otto anni di viaggio, Pedrini arrivò in quel crocevia di missionari che era allora Macao, il cardinale era moribondo: fallito il progetto di riorganizzare la missione sotto l’egida della Propaganda, aveva lasciato la capitale e pubblicato a Nanchino nel gennaio 1707 la condanna dei riti cinesi (Cum Deus optimus, emessa nel novembre 1704 dal S. Uffizio), annunciando la scomunica latae sententiae per i cristiani che li avessero praticati. Nel riaprirsi della tensione nata nel 1693, quando Charles Maigrot, vicario apostolico del Fujian, aveva proibito i riti tradizionali mettendo fine agli accomodamenti gesuitici ed esasperando le fratture del composito corpo di missionari, l’imperatore rispose al decreto del S. Uffizio nel dicembre 1706 imponendo il p’iao, speciale patente giurata subordinata al rispetto delle pratiche confuciane, ed espulse dall’impero i missionari refrattari.
La morte di Tournon, l’8 giugno 1710, finì per placare il clima, e Pedrini poté raggiungere Canton, dove approfondì lo studio della lingua nella locale missione lazzarista. Il 5 febbraio 1711 si spostò a Pechino e il giorno successivo fu ricevuto da Kangxi: era noto all’imperatore grazie a un’informativa trasmessa da Tournon al governatore cantonese nel marzo 1710, che per la prima volta nelle fonti lo segnalava come buon conoscitore «della scienza dei principii della musica», dell’organo e altri strumenti.
Gli studi non hanno pienamente chiarito i modi e i tempi della sua formazione musicale: l’iniziazione fermana è sostenuta dalla vivacità culturale della città (Organi e organari, 2000; Virgili, 1930) e trova conferma nei documenti successivi alla informativa Tournon, mentre il contesto culturale e di sociabilità della nazione marchigiana negli anni romani 1692-1702 ha consentito di tracciare il suo affinamento musicale (cfr. Allsop - Lindorff, 2007 e 2008). Come studente del Collegio Piceno, per i legami familiari con il rettore e con l’Arciconfraternita della nazione picena, il giovane Teodorico era immesso in un circuito didattico e culturale in cui la musica occupava un posto centrale, celebrata nella chiesa confraternale di S. Salvatore in Lauro dove, nel circolo del marchigiano cardinale Decio Azzolini, operavano numerosi musicisti, tra i quali Arcangelo Corelli, al cui nome è legata l’esperienza musicale cinese del lazzarista.
Qualche settimana dopo l’udienza imperiale, con il sacerdote diocesano Matteo Ripa e l’agostiniano Guillaume Fabre-Bonjour, Pedrini si trasferì a corte, con il nome Dé Lǐgé e vestito alla cinese, un po’ a disagio per le ragioni professionali della chiamata. Ebbe il compito d’insegnare i fondamenti della teoria musicale a tre figli di Kangxi e a giovani dignitari, intrattenere l’imperatore sulla musica «speculativa, conforme se ne tratta nella Mattematica, cioè della proporzione delle voci e de toni per via di numeri, e di mettere in note le arie cinesi» (Città del Vaticano, Archivio storico de Propaganda Fide, Scritture riferite nei congressi, Indie Orientali e Cina, vol. 19, cc. 190r-200v, lettera al cardinale Filippo Antonio Gualterio del 20 ottobre 1727).
In circa undici anni al servizio di Kangxi eseguì e compose brani, completò il supplemento (Xubian) del Lǜlǚ Zhèngyì-Xùbiān, un trattato del sistema musicale occidentale adattato a quello cinese (per Gild, 2012, p. 532, di forte segno politico per i nessi con la coeva rivisitazione del calendario e dei rituali) che, lasciato incompiuto dal gesuita portoghese Tomás Pereira, sarebbe stato pubblicato nel 1713 e poi nel 1773 nella grande enciclopedia dei saperi Siku Quanshu (cfr. Gild-Bohne, 1991; Picard - Thoraval, 2014). Organizzò una piccola orchestra di cappella, mise in funzione strumenti che Kangxi possedeva in grande numero, ne costruì e procurò di nuovi, forse nelle Filippine (Irving, 2010, p. 56), e chiedendo alla Propaganda (Città del Vaticano, Archivio storico de Propaganda Fide, Scritture riferite nei congressi, Indie Orientali e Cina, vol. 26, cc. 295r-296r, lettera al Prefetto, 4 marzo 1711) violoni o viole da gamba e violini di qualità, un cimbalo «di qualche nuova invenzione» (alla maniera del cembalaio Giuseppe Mondini, su cui cfr. Barbieri, 2012), corde romane e istruzioni per produrle, opere di Giovanni Maria Bononcini e di Arcangelo Corelli «di buona stampa».
L’influenza di Corelli, ossia di un musicista in auge negli anni romani di Pedrini, è stata riscontrata nelle dodici Sonate a violino solo col basso, opera terza, le sole composizioni superstiti di Pedrini, che nella struttura, nel linguaggio armonico, nelle indicazioni di movimento dei singoli tempi e nei ritmi di danza ricalcano il modello delle Sonate corelliane dell’opera V (1700; cfr. Lindorff, 2004, p. 413; Allsop - Lindorff, 2007, pp. 54-57). Il manoscritto, glossato dall’autore e firmato con l’anagramma «Nepridi», è stato ritovato nel 1935 nella collezione Beitang (Chiesa del Nord) della Biblioteca nazionale di Cina (catalogato da Verhaeren, 1949, n. 3397).
In parallelo all’intensa attività di musico e in linea con il suo mandato, Pedrini informava Roma (anche in linguaggio cifrato) circa l’orientamento imperiale sui riti e rendicontava all’imperatore le deliberazioni pontificie in materia; di fatto, contribuì in tal modo a inasprire le tensioni con i gesuiti di antico radicamento, complicate dall’appartenenza nazionale dei padri nel tempo in cui Francia e Portogallo accentuavano le pressioni commerciali e politiche sull’impero. Il conflitto si acuì nel novembre 1714 perché il lazzarista inoltrò a Roma senza la prevista approvazione dei gesuiti di corte una lettera al papa commissionatagli da Kangxi: l’imperatore vi risultava orientato a non ostacolare eventuali chiusure romane sui riti cinesi. Quando poi fu resa pubblica una memoria di Pedrini indirizzata a Kangxi (antigesuitica e allusiva a trame di potere interne alla corte), il lazzarista fu accusato di comportamento «bastante a far distruggere la Compagnia».
Di lì a poco, il 6 novembre 1716, Antonio Orazi da Castorano, delegato del vescovo Bernardino Della Chiesa, pubblicò a Pechino la condanna dei riti cinesi ribadita da Clemente XI con la costituzione Ex illa die (19 marzo 1715), che confermava il decreto Tournon e imponeva fedeltà ai padri. Pedrini fu incolpato di aver male informato il papa favorendone le decisioni antigesuitiche e restò isolato anche a corte, prigioniero del suo «igneo temperamento», mentre le divisioni tra i missionari diventavano irreversibili, i gesuiti sospendevano l’amministrazione dei sacramenti ai cristiani cinesi e falliva la mediazione tentata con otto «permissioni» sui riti dal nuovo legato a latere Carlo Ambrogio Mezzabarba.
Il 20 febbraio 1721, per aver rifiutato di sottoscrivere (così ammettendo le proprie colpe) il resoconto della legazione (Diario dei mandarini), Pedrini fu imprigionato per ordine dell’imperatore e qualche giorno dopo destinato agli arresti domiciliari presso i gesuiti francesi. Ne uscì nell’estate, invitato da Kangxi nella residenza estiva di Jehol, dove costruì con maestranze cinesi un organo portatile alto circa un braccio e mezzo, a quattro registri con canne anteriori magnificamente decorate (Ripa, 1996, p. 115); fu definitivamente liberato il 24 febbraio 1723 per l’amnistia seguita alla morte dell’imperatore e all’incoronazione del successore Yongzheng.
Nei mesi successivi, con il ricavato della vendita di strumenti musicali, e riprendendo un vecchio progetto di Tournon, acquistò una casa per i missionari della Propaganda sulla strada maestra della Porta Occidentale e vi costruì una cappella dedicata alla Madonna dei Sette dolori in Si-t’ang, poi detta Xītáng (Chiesa dell’Ovest), che, grazie alla fisionomia giuridica extraterritoriale, sfuggì poi alle requisizioni imperiali.
Con il nuovo imperatore l’era della tolleranza era finita, e la chiesa cattolica in Cina si avviava a una nuova età: il 12 gennaio 1724 Yongzheng dispose la chiusura di oltre trecento chiese e il confino a Canton (e poi l’esilio a Macao) di tutti i missionari, a eccezione dei padri competenti di scienze e arti residenti a Pechino, come Pedrini: il quale, convinto che l’espulsione dei missionari non fosse dettata da odio religioso ma da «sospetti di aderenze» con congiure di palazzo (Bontinck, 1962, p. 535), trascorse gli ultimi anni nella residenza di Xītáng, tra «inquietudini e sconcerti», con periodici incarichi a corte per far musica e sistemare i vecchi clavicembali.
Pedrini morì il 10 dicembre 1746: con la fine dei riti cinesi decisa da Benedetto XIV con la bolla Ex quo singulari (11 luglio 1742), le polemiche intermissionarie prendevano a infuriare nella storiografia.
Fonti e Bibl.: Le lettere e le relazioni di Pedrini sono conservate presso l’Archivio segreto Vaticano e l’Archivio storico de Propaganda Fide; a Roma presso gli archivi del Collegio Leoniano e della Casa generalizia dell’Ordine dei Frati Minori; la Biblioteca Corsiniana; nelle Carte Fattinelli conservate nella Biblioteca Casanatense; a Parigi presso le Missions étrangères e Congrégation de la Mission, pubblicate in parte nei Mémoires de la Congrégation de la Mission (Lazaristes), a cura di A. Milon, I, Paris 1911, ad ind.; in Bibliotheca Missionum. Chinesische Missionsliteratur, VII, a cura di R. Streit - J. Dindinger, Aachen 1965; repertoriate in L. Mezzadri - S. Nanni, T. P. missionario alla corte imperiale di Pechino, in La musica dei semplici. L’altra Controriforma, a cura di S. Nanni, Roma 2012, pp. 381-408; F. Galeffi - G. Tarsetti, T. P. e la musica come strumento di missione, ibid., pp. 409-430; ai due studiosi si deve una vasta raccolta documentaria anche inedita, accessibile o citata in http://www.teodorico pedrini.it/QASAF.htm (Centro studi Teodorico Pedrini di Fermo).
Tra la vasta bibliografia e per i testi citati, si segnalano: P.-C. Parisot [alias Norbert de Bar-le-Duc, abbé Platel], Mémoires historiques sur les affaires des Jésuites avec le Saint-Siège, t. VII, Lisbone 1766, ad vocem; Lettres édifiantes et curieuses..., II, Paris 1843, pp. 78-83; A. Thomas [J.-M. Planchet], Histoire de la mission de Pékin, I, Paris 1923, ad vocem; L. Virgili, La Cappella musicale di Fermo dalle origini al 1670, in Note d’archivio per la Storia musicale, VII (1930), pp. 1-86; H.-G. Verhaeren, Catalogue de la Bibliothèque du Pé-T’ang, Pékin 1949; F. Bontinck, La lutte autour de la liturgie chinoise, Louvain-Paris 1962, passim; F.A. Rouleau, Maillard de Tournon papal legate at the court of Peking, in Archivum Historicum Societatis Iesu, XXXI (1962), pp. 264-323; C. Jami, Classification en mathématiques: la structure de l’encyclopédie Yu Zhi Sho Li Jing Yung (1723), in Revue d’histoire des sciences, XLII (1989), pp. 391-406; G. Gild-Bohne, Das Lü Lü Zheng Yi Xubian. Ein Jesuitentraktat über die europäische Notation in China von 1713, Göttingen 1991; M. Ripa, Giornale (1705-1724), a cura di M. Fatica, II, Napoli 1996, ad vocem; G. Gild, The introduction of European musical theory during the early Qing dynasty, in Western learning and Christianity in China, a cura di R. Malek, II, Nettetal 1998, pp. 1189-1200; Organi e organari nella Marca dal Potenza al Tronto, a cura di P. Peretti, Fermo 2000; D.R.M. Irving, Colonial counterpoint: music in early modern Manila, New York-Oxford 2010, pp. 53-56; P. Barbieri, Harpsichords and spinets in late baroque Rome, in Early music, XL (2012), pp. 55-72; G. Gild, Mission by music: the challenge of translating European music into Chinese in the Lülü Zuanyao, in In the light and shadow of an emperor: Tomás Pereira, SJ, a cura di A.K. Wardega - A. Vasconcelos de Saldanha, Newcastle upon Tyne 2012, pp. 532-545; A. Vasconcelos de Saldanha, The last imperial honours..., ibid., pp. 200 s., 217-221; U. Baldini, Guillaume Bonjour (1670-1714): chronologist, linguist, and ‘casual’ scientist, in Europe and China: science and arts in the 17th and 18th centuries, a cura di L. Saraiva - L. Dan, Singapore 2013, pp. 241-294; L. Dun, Karel Slavíček and his scientific works in China, ibid., pp. 232 s.
La scoperta dell’attività musicale di Pedrini si deve agli studi, iniziati nel 1935, di A.-B. Duvigneau, approfonditi nel suo Théodoric P., prêtre de la Mission... musicien..., in Bulletin catholique de Pékin, juin-octobre 1937, pp. 312-323 (trad. it. Roma 1946), seguiti da tre articoli di F. Combaluzier, Théodoric P.…, in Neue Zeitschrift für Missionswissenschaft, VIII (1952), pp. 270-287; IX (1953), pp. 149-151; XIII (1957), pp. 139-147, e dai decisivi studi di J. Lindorff, T. P., in New Grove dictionary of music and musicians, XIX, London 2001, pp. 279 s.; Ead., Missionaries, keyboards and musical exchange in the Ming and Qingcourts, in Early music, XXXII (2004), pp. 403-414 (trad. it. Fermo 2006); P.C. Allsop - J. Lindorff, Da Fermo alla corte imperiale della Cina: T. P., musico e missionario apostolico, in Rivista italiana di musicologia, XLII (2007), pp. 69-104; Iid., T. P. The music and letters of an 18th-century missionary in China, in Vincentian Heritage, XXVII (2008), 2, pp. 43-59; Fr. Picard - F. Thoraval, Musica mecanica, practica & speculativa: de Pereira à P., la musique européenne à la cour de Kangxi, in Musica, sive liber amicorum Nicolas Meeùs, a cura di L. Beduschi - A.-M. Ceulemans - A. Tacaille, Paris 2014, pp. 453-492.
Tra le registrazioni musicali: T. P.: Concert baroque à la Cité Interdite (XVIII-21 Musique des Lumières, dir. J.-Ch. Frisch). Paris 1996; T. P.: Sonate (Sirocco Ensemble), Vienna 2011; La Nao de China (La Folía), Barcelona 2010.