MORGARI, Paolo Emilio
MORGARI, Paolo Emilio. – Figlio di Giuseppe e di Caterina Maccagno (o Macagno), nacque a Torino nel 1815.
Ricevette i primi insegnamenti artistici dal padre, pittore (Torino 1788 - ivi 1847), del quale si sa che fu allievo di Lorenzo Pecheux all’Accademia di belle arti di Torino e attivo presso la corte sabauda, autore di scenografie, decorazioni murali e sovraporte con nature morte e animali (Stella, 1893, p. 71). Dal 1830, proseguì gli studi all’Accademia Albertina di Torino frequentando i corsi di disegno e la scuola del nudo di Giovanni Battista Biscarra (Dragone, 1991, p. 115). Divenuto presto un ottimo disegnatore, intorno agli inizi del quarto decennio fu scelto da Francesco Bertinatti, autore dell’opera Elementi di anatomia fisiologica applicata alle belle arti figurative (I-III, Torino 1839), come esecutore dei disegni preparatori per le tavole incise allegate al testo. Sotto la direzione di Biscarra, eseguì sia tavole anatomiche sia tavole nelle quali rappresentava realisticamente le fisionomie degli allievi e gli ambienti nei quali essi operavano. In questi anni, ancora con Bertinatti, intraprese un viaggio di studio nel corso del quale visitò alcune delle principali Gallerie d’arte italiane; a testimonianza di questa esperienza rimane una sua copia della Madonna di S. Gerolamo del Correggio conservata presso la Galleria nazionale di Parma (Thellung, 1991, p. 930).
Tornato a Torino, dal 1842 prese parte alle esposizioni della Promotrice con una serie di opere di soggetto diverso (scene di genere, scene con animali e di carattere sacro), come risulta dai cataloghi dell’epoca. In questa sede nel 1843 espose, tra le altre opere, il Bozzetto di sipario, pel teatro di Voghera (ibid.).
A partire dagli anni Quaranta lavorò frequentemente per le famiglie nobili torinesi e per casa Savoia, al pari degli altri suoi familiari. Nel 1847 espose alla Promotrice di Torino il Ritratto di Carlo Alberto, noto solo attraverso una litografia del 1849, del tutto simile a un quadro analogo di Vittorio Ayres, conservato nel castello di Racconigi. Non è possibile, allo stato attuale delle conoscenze, dire quale dei due artisti abbia usato il lavoro dell’altro come modello.
Nel 1853, insieme a Francesco Gonin, Giuseppe Camino e Andrea Gastaldi, eseguì nella chiesa di S. Massimo a Torino due lunette raffiguranti S. Anselmo di Aosta arcivescovo di Canterbury e S. Bernardo di Mentone. Sempre a Torino, tra il 1858 e il 1859, realizzò l’affresco con il Trionfo delle Croce nella cupola della basilica dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Si tratta di un dipinto di notevole qualità nel quale Morgari, attraverso il sapiente impiego della quadratura, riesce a rendere un intenso effetto di profondità spaziale mostrando anche la sua particolare abilità nel dipingere gli effetti luministici dei passaggi fra luce e ombra. Il bozzetto di questo lavoro venne esposto alla Promotrice di Torino nel 1860.
Sul finire degli anni Cinquanta collaborò con Luigi Hartman alla decorazione del duomo di Mondovì, realizzando, a encausto, le pitture del catino absidale raffiguranti Il martirio di s. Donato (Bonino, III, 1935, p. 163). In questi stessi anni, nell’ambito dei progetti di decorazione e restauro dei luoghi sacri piemontesi, voluti da Vittorio Emanuele II, realizzò alcune reintegrazioni pittoriche nelle chiese torinesi di S. Francesco d’Assisi e della Visitazione (Thellung, 1991, p. 930). Negli anni Sessanta fu impegnato nel progetto di decorazione degli interni del palazzo municipale di Torino e della chiesa di S. Carlo, insieme al fratello Rodolfo (Thellung, 1993, p. 281). Fra il 1858 e il 1862, con Luigi Hartman, suo abituale collaboratore nei cicli pittorici delle chiese (ibid., p. 247), lavorò nella parrocchiale di Santhià alla grande decorazione a fresco della navata centrale raffigurante l’Apoteosi di s. Agata; in questo stesso luogo eseguì altre decorazioni fra le quali si segnala, in particolare, la lunetta a encausto nella cappella di S. Antonio raffigurante Il Salvatore e santi (Tomiato, 2006, pp. 71 s.).
Nel 1861 restaurò la tela di Giovanni Claret con la Madonna del Rosario (XVII secolo), ora nella parrocchiale di S. Andrea a Bra. In questa sede, l’anno seguente dipinse, sulla volta della sacrestia, il Dogma dell’Immacolata Concezione (ora molto danneggiato), dal quale emerge anche l’abilità di ritrattista di Morgari, capace di raffigurare, fin nei minimi particolari, le fisionomie di Pio IX e di alcuni cardinali (Botto, 1988, pp. 192, 199, 256). Nel 1861, mentre lavorava nel cantiere di Santhià, ricevette il compito di realizzare il grande ciclo pittorico dell’interno della cattedrale di Fossano che prevedeva la decorazione del presbiterio, della volta della navata centrale e della controfacciata. Per questo lavoro gli venne chiesto di impiegare, insieme a Hartman, i medesimi artisti con i quali aveva già lavorato nel duomo di Mondovì e anche di ideare il programma iconografico; per fare ciò si avvalse della consulenza del teologo padre Enrico Lotteri concependo un soggetto che aveva come tema centrale la Glorificazione della Vergine (Thellung, 1993, pp. 247, 281).
I lavori ebbero inizio tra il 1862 e il 1863 con la realizzazione del medaglione nella volta del presbiterio raffigurante la Glorificazione della Vergine fra gli angeli incoronata dalla Trinità ma proseguirono a rilento sia per questioni tecniche riguardanti l’impiego del procedimento dell’encausto in alcune sezioni (Morgari si vantava di essere stato il primo ad aver introdotto questa tecnica a Torino), sia per i contemporanei numerosi impegni. Solo nel 1866, dopo cinque anni dall’incarico, Morgari terminò la serie dei medaglioni della navata centrale con Dio che indica ad Adamo ed Eva la Vergine, La Vergine e i profeti, La Vergine i santi e i beati fossanesi. Nello stesso anno portò a termine, nella controfacciata, Eliodoro cacciato dal tempio, dal quale emerge chiaramente lo studio dell’omonimo affresco di Raffaello nelle stanze vaticane (Thellung, 1993, p. 281).
Nei primi anni Sessanta, per il salone del nuovo Parlamento di palazzo Carignano, dipinse a monocromo finte statue allegoriche collocate entro architetture in trompel’oeil raffiguranti il Canto e la Musica, l’Armonia e la Poesia, la Legge e l’Eloquenza, la Diplomazia e laDanza, il Calcolo e la Geometria, la Fisica e la Geografia, l’Architettura e la Scultura, la Pittura e il Disegno (ripr. in Puttini.., 1896, tavv. XLI-XLVIII). Nel 1875, per la parrocchiale di S. Andrea a Bra, dipinse, su lastre di metallo esagonali, scene raffiguranti i Misteri del Rosario e un ovale con S. Francesco di Sales.
Fra i tanti lavori eseguiti da Morgari si ricordano anche gli affreschi di soggetto allegorico e mitologico nella volta di uno dei saloni del palazzo Reale di Torino e quelli nella cappella XXII del Sacro Monte di Varallo Sesia (1865). Fra le opere in collezioni pubbliche si segnala Ritratto di signora in nero (Torino, Galleria civica d’arte moderna). Gli è attribuita una quarantina di disegni conservati nel Museo Poldi Pezzoli di Milano (Ranzi 2006-07).
Morì a Torino nel 1882.
La moglie, Clementina Lomazzi (Guastalla 1819 - Torino 1897), fu anch’essa pittrice e si distinse come ritrattista e autrice di scene di genere e di soggetto storico. A partire dagli anni Quaranta espose alla Promotrice di Torino (Manchinu, 2003, p. 345). Fra i suoi vari lavori si ricordano il grande dipinto con S. Giorgio che sconfigge il drago (1893) nella parrocchiale di Reano. Dal matrimonio nacquero Luigi (1857-1935), Beatrice o Bice (1858-1936), entrambi pittori, e Oddino (1865-1944).
Fonti e Bibl.: Sui dipinti a fresco eseguiti dal professore M. e dal cavaliere F. Gonin nella r. basilica Mauriziana in Torino, Torino 1859; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891, Torino 1893, pp. 71-76; Puttini e figure decorative, allegorie, Torino 1896, passim; A. Bonino, Miscellanea artistica della Provincia di Cuneo, Cuneo 1935, I, pp. 27, 220; III p. 163; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori…, IV, 1973, pp. 2134 s.; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte. Dal secolo XVII al secolo XIX, II, Torino 1974, p. 229; L. Luciani - F. Luciani, Dizionario dei pittori italiani, Firenze 1974, p. 298; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori…, VIII, 1975, p. 24; L. Mallé, I dipinti della Galleria d’arte moderna, Torino 1981, p. 230; F. Dalmasso, L’Accademia Albertina: storia e artisti, in F. Dalmasso - P. Gaglia - F. Poli, L’Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, p. 36; L. Botto, Pittura, in Arte in Bra, a cura di E. Molinaro, Bra 1988, ad ind.; C. Morra, La pittura di P. E. e Luigi Morgari nel Fossanese, in L’iconografia mariana nella diocesi di Fossano (catal.), Fossano 1988, pp. 89-92; R. Maggio Serra, La pittura religiosa a Torino ai tempi di don Bosco, in Torino e don Bosco, a cura di G. Bracco, I-III, Torino 1989, ad ind.; Id., La pittura in Piemonte nella seconda metà dell’Ottocento, in La Pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, Milano 1991, I, pp. 68 s.; C. Thellung, P.E. M., ibid., II, p. 930 (con bibl.); A. Dragone, In dieci firmarono «Morgari», in Cronache dell’arte italiana dell’Ottocento, Milano 1991, p. 115; C. Thellung, Dipinti, decorazioni e arredi ottocenteschi della cattedrale, in La cattedrale di Fossano, a cura di G. Romano, Cuneo 1993, pp. 246-281; Pittori piemontesi dell’Ottocento e del primo Novecento: dalle Promotrici torinesi, a cura di E. Bellini, Torino 1998, p. 276; P. Manchinu, Famiglia Morgari, in P. Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte, Genova 2003, pp. 345 s.; M. Tomiato, Pittura del secondo Ottocento a Biella e nel Biellese, in Arti figurative a Biella e a Vercelli: l’Ottocento, a cura di V. Natale, Biella 2006, pp. 71-73, 76 s. (con bibl.); R. Gaito, Collezionismo a Biella nell’Ottocento, ibid., pp. 122, 124; A. Ranzi - T. Monaco - V. Iato, P.E. M., SIRBeC, 2006-207, http://www. lombardiabeniculturali.it/opere-arte/, scheda OA 00642430 e ad ind.