BESENZI, Paolo Emilio
Visse e operò come pittore, scultore e architetto a Reggio Emilia nella prima metà del sec. XVII. Ignoriamo le date della nascita e della morte, ma sappiamo, perché ce ne informa il Tiraboschi, l'unico biografo dell'artista, che fu sepolto all'età di quarantadue anni in S. Maria Maddalena e che stese testamento per la seconda voltanel 1646. Sempre il Tiraboschi c'informa che la tradizione locale vuole ch'egli sia stato in Francia per breve tempo, alla corte di Luigi XIII, che lo avrebbe nominato cavaliere. A detta del biografo il B. sarebbe stato seguace dell'Albani; il Malaguzzi Valeri (in Thieme-Becker) parla di un discepolato presso Lionello Spada, senza peraltro precisare la fonte di questa notizia.
A questi scarni e incerti dati si debbono connettere le poche opere superstiti (tutte a Reggio), anch'esse troppo poche per ricostruire un percorso ed una fisionomia attendibile dell'artista. Non v'è traccia alcuna dei S. Simone, s. Bernardo e s. Caterina di S. Prospero e dello Sposalizio di s. Caterina della chiesa omonima non più esistente, menzionati dal Tiraboschi; si conserva invece tuttora nella chiesa dei SS. Pietro e Prospero la pala d'altare raffigurante il Martirio dei ss. Placido e Flavia,datata 1641 Sulla base di questo documento certo dell'arte del B., gli si può attribuire la tela con S. Caterina che bacia la piaga del costato di Cristo,conservata nel Museo Civico di Reggio Emilia (inv. n. 72), proveniente dal soppresso convento dellemonache domenicane, già assegnatagli in un vecchio inventario (Venturi). Di fronte all'alta qualità di questi due dipinti non ci si spiega la scarsa fama di cui ha goduto l'artista. Egli è evidentemente un portato della cultura bolognese, e soprattutto certi aspetti della pala del 1641 non contraddicono l'indicazione di rapporti con l'Albani. Ma un singolare vigore naturalistico caricato negli effetti di luce e di ombra, insieme con una forte accentuazione del colore, lo fanno individuare come attento alla cultura del Guercino, presente a Reggio Emilia negli stessi anni, e probabilmente degli altri decoratori bolognesi della chiesa della Ghiara: il Tiarini e lo Spada. In S. Prospero le guide più recenti riferiscono al B. il quadro coi SS. Simone e Taddeo,interamente ridipinto e quindi di difficile lettura. Della sua attività di scultore rimangono statue e complessi decorativi nella chiesa dei SS. Pietro e Prospero e nel duomo. Nella prima restano le statue che adornano l'altare della prima cappella, e ancora le consimili decorazioni con statue e cariatidi in stucco per l'ancona citata del 1641; le due statue colossali di S. Prospero e S. Pietro e le figure a rilievo nei pennacchi della cupola; il rilievo con la Resurrezione nella volta della sagrestia. In duomo sono le statue degli Evangelisti,adattati a raffigurare quattro patriarchi, allorché nel 1770 furono qui trasferiti dalla chiesa della confraternita di S. Domenico. Nella chiesa della ex confraternita dei dodici Apostoli (demolita nel secolo scorso per far luogo alla sede della Banca d'Italia) si trovavano, secondo quanto riferisce il Tiraboschi, le statue dei Dodici apostoli.
In qualità di architetto, il B. costruì la chiesa, distrutta, della confraternita diS. Pietro, mentre da un documento citato dal Airaboschi si ha notizia che egli fornì i disegni per la chiesa di S. Agostino sempre a Reggio Emilia, rielaborata nel sec. XVIII. La scomparsa delle sue opere impedisce di formulare un giudizio sul B. architetto.
Bibl.: G. Tiraboschi, Notizie do' pittori, scultori, incisori e architetti… di Modena,Modena 1789, pp. 117 s.; G. B. Venturi, Notizie di artisti reggiani non ricordati dal Tiraboschi…,in Atti e mem. delle RR. Dep. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi,s. 3, II (1883), p. 43; G. Piccinini, Guida di Reggio nell'Emilia,Reggio E. 1921, pp. 41, 80, 81, 82, 98, 156; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,III, p.527.