EMILIANI-GIUDICI, Paolo
Nato a Mussomeli il 23 giugno 1812, esulò dalla natia Sicilia per insofferenza d'angherie borboniche, e nel 1849 passò a vivere a Firenze dove, dal 1859, fu segretario e poi professore d'estetica nella R. Accademia di Belle Arti. Fu deputato al parlamento; morì mentre viaggiava in Inghilterra, a Tunbridge, l'8 settembre 1872. Un sentimento di reazione alla rigida educazione religiosa impostagli in famiglia (il padre avrebbe voluto farne un domenicano) lo indusse ad aperta simpatia per la riforma protestante. Scrisse molto e, tranne un infelice romanzo a tesi (Beppe Arpia, Firenze 1852), per lo più di letteratura e di storia.
L'opera in cui meglio è attuato il proposito di "trattare la storia delle nostre lettere con critica filosofica derivata dai fatti", reagendo al metodo dei puri eruditi (Tiraboschi, ecc.), è la Storia delle Belle lettere in Italia (1844), riscritta nel 1855 "da cima a fondo" e divenuta Storia della letteratura italiana (1ª ed., Firenze 1855).
In quest'opera, pur con animo ghibellino, egli risente largamente l'influsso del neo-guelfo Gioberti: e giobertiano rimane in quel suo cercare nella letteratura italiana il "principio incivilitore che quasi supremo fondamento la sostiene"; giobertiano nell'altra opera sua, la Storia politica dei Municipî italiani (1ª edizione, Firenze 1851), concepita come storia di "forme politiche antichissime che tra le procelle di barbariche invasioni serbarono le reliquie della sapienza civile dei Romani". Vero è che perciò egli aveva anche ragione di richiamarsi al Vico e al Foscolo. Se un certo gusto delle forme retoriche non impedì in lui un serio amore dell'erudizione, questa rimase staccata dalla sostanza del suo pensiero, specie nella incompiuta Storia del teatro d'Italia (Milano 1860, Firenze 1869) della quale abbiamo soltanto la lunga Introduzione, con appendice di sacre rappresentazioni.
L'E-G. tradusse la Storia d'Inghilterra di T.B. Macaulay (1ª ed., Firenze, 1852-53).
Bibl.: E. Camerini, Nuovi Profili letterari, II, Milano 1875, p. 226 segg.; E. Scolarici, P. Emiliani-Giudici, Palermo 1917; G. A. Borgese, Storia della critica romantica, Milano 1920, pp. 312-14; P. Chiminelli, La fortuna di Dante nella cristianità riformata, Roma 1921, p. 145 segg.