FEI, Paolo di Giovanni
Pittore senese attivo a Siena, documentato dal 1369 al 1411. F. è nominato, con la qualifica di pictor, consigliere per il Terzo di città nel Consiglio generale del Comune di Siena il 1° luglio 1369. Negli anni successivi, una serie cospicua di atti testimonia il suo continuo impegno nella vita politica cittadina, ove ricoprì tra le altre la carica di proveditore di biccherna nel 1380 e, dal 1386 al 1408, di camarlingo della Compagnia di s. Maria sotto le volte dell'Ospedale (Bacci, 1939). Nel 1389 risulta iscritto al Breve dell'arte dei pittori senesi; si ritiene che avesse lavorato in precedenza nella bottega di Bartolo di Fredi, con il quale collaborò nella cappella Malavolti in S. Domenico, dove gli sono attribuiti i resti pittorici di una corona di angeli (Mallory, 1976; Gaudenz, 1987). Risale al sec. 17° la notizia di una pala sull'altare degli Accarigi in S. Domenico, firmata e datata 1387 (L'elenco, 1939, p. 322), la cui identificazione con la tavola con la Madonna e il Bambino ancora oggi in situ (Brandi, 1933a) rimane tuttavia controversa per la diversa attribuzione a Francesco di Vannuccio (Offner, 1932; Zeri, 1971; Mallory, 1976).Unica opera superstite firmata Paulus Iovanne è il polittico (Siena, Pinacoteca Naz.) in origine nella chiesa di S. Andreino a Serre di Rapolano, opera piuttosto convenzionale e di difficile datazione anche per i danni subiti.Il penultimo decennio del Trecento vide F. interprete, nelle sue prime opere note, di una maniera ancora influenzata dai pittori senesi del terzo quarto del secolo, dai quali ereditò in parte la rigidità di esecuzione e l'innaturalezza gestuale ed espressiva delle figure, senza che ciò compromettesse una più originale rilettura dei maestri della prima metà del secolo, da Simone Martini a Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Lo stacco generazionale tra quelli e F. stemperò gli spunti più marcatamente accademici, lasciando comunque intatti modelli iconografici e compositivi. Le varianti introdotte da F. aprirono decisamente verso il Tardo Gotico, come per es. nel trittico della Natività della Vergine (Siena, Pinacoteca Naz.); l'identico soggetto dipinto da Pietro Lorenzetti nel 1342 (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana) venne preso a modello anche nella concezione spaziale della scena, qui riformulata comprimendo la struttura architettonica in uno spazio ristretto, che fa slittare verso l'alto l'impianto prospettico. La doppia finestra aperta su un giardino fiorito esprime, viceversa, la particolare attenzione del pittore all'ambientazione piacevole e mondana, funzionale a un'illustrazione vivace dell'episodio mariano, interpretato da un folto gruppo di personaggi e arricchito da annotazioni minute nell'arredo e nell'abbigliamento dagli scintillanti toni pastello. La datazione della tavola, da ritenersi forse quella autografa in origine sull'altare dei Mannelli in S. Maurizio, rimane incerta tra il 1381 e il 1391 (Milanesi, 1854; Brandi, 1933b; Mallory, 1976). A questa prima fase, durante la quale la scelta martiniana si fa sempre più evidente, sono da ascrivere la Madonna dell'Umiltà (Londra, Wildenstein Coll.), la Madonna del Latte (New York, Metropolitan Mus. of Art) e la Maestà con santi inginocchiati (Siena, oratorio di S. Bernardino), dove il bordo dorato delle vesti crea una linea sinuosa di estrema eleganza capace di ritmare l'intera composizione. Il panneggio ricco dalle pieghe mosse in ardite curve e l'anchement enfatizzano gli effetti di superficie rispetto alla salda monumentalità delle figure, mentre i volti eccessivamente allungati e gli occhi disegnati in strette mandorle dalle palpebre rigonfie donano ai personaggi un atteggiamento di patetico straniamento. La Madonna dell'Umiltà (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana), la Madonna con Bambino e angeli (Siena, S. Maria della Scala), il dittico dell'Osservanza (Siena, Pinacoteca Naz.) e la Maestà con Eva (New York, Metropolitan Mus. of Art, Robert Lehman Coll.), databili tra il 1390 e il 1395, segnano un raggiunto equilibrio formale nel grande come nel piccolo formato.A cavallo dei due secoli F. acquistò una nuova capacità di rappresentare lo spazio tridimensionale entro cui i personaggi, abbandonata una certa superficialità espressiva per una maggiore drammatizzazione dell'evento sacro, si muovono e interagiscono con più sicurezza. La Presentazione della Vergine al Tempio (Washington, Nat. Gall. of Art), riconosciuta come la parte centrale di un polittico eseguito da F. nel 1398 ca. per l'altare di s. Pietro del duomo senese (Mallory, 1964), si può considerare opera riassuntiva della sua fase matura, esempio di un'arte raffinata, capace di combinare elementi culturali diversi - qui anche desunti dall'ambiente artistico fiorentino - in un idioma ormai del tutto autonomo. Il dipinto si inserisce all'interno di una serie di commissioni eseguite per il duomo, i cui pagamenti sono documentati tra il 1395 e il 1410 (Milanesi, 1854; Bacci, 1939). La piccola tavola con l'Assunzione (Washington, Nat. Gall. of Art) e il trittico con Crocifissione e Trinità - un altarolo portatile eseguito a Siena per il cardinale Enrico Minutolo tra il 1407 e il 1408 (Napoli, Mus. e Gall. Naz. di Capodimonte, depositi) - aggiungono all'opera di F. un accento marcatamente espressionistico e una gamma cromatica che si attesta sui colori puri, saturi come smalti. Agli anni immediatamente precedenti la morte (ca. 1411) si riferisce anche la recente attribuzione a F. (Torriti, 1984) di una Crocifissione affrescata nello Spedale di S. Maria della Scala, che, insieme alla lunetta con la Visitazione in S. Francesco (Brandi, 1933a; Mallory 1976), costituisce un esempio ancora integro della sua produzione di pittura murale. Nell'operosa carriera di F. non mancarono lavori minori quali per es. la decorazione della coperta del registro del Porto d'armi del Comune di Siena del 1395, la doratura della lupa, sita in origine su una colonna nella piazza del duomo e oggi perduta (Milanesi, 1854), la tavola di biccherna del 1394 (Siena, Arch. di Stato; Mallory, 1964), la coloritura di numerose statue lignee.
Bibl.:
Fonti edite. - G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 37-38, 41; L'elenco delle pitture e sculture e architetture di Siena compilato nel 1625-26 da mons. Fabio Chigi poi Alessandro VII, a cura di P. Bacci, Bullettino senese di storia patria, s. II, 10, 1939, pp. 197-213, 297-337.
Letteratura critica. - R. Van Marle, Alcuni dipinti ignoti o poco noti di Paolo di Giovanni Fei, La Diana 3, 1928, pp. 287-290; R. Offner, The Works and Style of Francesco di Vannuccio, ArtAm 20, 1932, pp. 89-114; F. Perkins, s.v. Paolo di Giovanni Fei, in Thieme-Becker, XXVI, 1932, pp. 211-212; C. Brandi, Francesco di Vannuccio e Paolo di Giovanni Fei, Bullettino senese di storia patria, s. II, 4, 1933a, pp. 25-37; id., La Regia Pinacoteca di Siena, Roma 1933b; P. Bacci, Dipinti inediti e sconosciuti di Pietro Lorenzetti, Bernardo Daddi etc. in Siena e nel contado, Siena 1939; M. Mallory, Toward a Chronology for Paolo di Giovanni Fei, ArtB 46, 1964, pp. 529-536; id., An Early Quattrocento Trinity, ivi, 48, 1966, pp. 85-89; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, III, 1, Central and North Italian Schools, Londra 1968, pp. 127-130; F. Zeri, Un frammento di Francesco di Vannuccio, in Diari di lavoro, Bergamo 1971, pp. 25-27; M. Mallory, The Sienese Painter Paolo di Giovanni Fei (c. 1345-1411), New York-London 1976; E. Carli, La pittura senese del Trecento, Milano 1981; L. Bellosi, La ripresa tardogotica in Toscana e a Siena, in Il gotico a Siena: miniature, pitture, oreficerie, oggetti d'arte, cat. (Siena 1982), Firenze 1982, pp. 291-294; A.M. Guiducci, Paolo di Giovanni Fei, ivi, pp. 295-298; P. Torriti, Un'aggiunta a Paolo di Giovanni Fei, in Scritti di storia dell'arte in onore di Roberto Salvini, Firenze 1984, pp. 211-212; C. De Benedictis, Pittura e miniatura del Duecento e del Trecento in terra di Siena, in La Pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 325-363; M. Leoncini, Fei, Paolo di Giovanni, ivi, II, p. 570; F. Gaudenz, Die Malavolti-Kapelle des Bartolo di Fredi und Paolo di Giovanni Fei in S. Domenico in Siena, Pantheon 45, 1987, pp. 39-53; J. Pope-Hennessy, The Robert Lehman Collection, I, Italian Paintings, New York 1987; P. Torriti, La Pinacoteca nazionale di Siena. I dipinti, Siena 1990.S. Manacorda