DEL SERA, Paolo
Figlio di Cosimo, discendente da nobile famiglia fiorentina, nacque a Firenze nel 1617. Certamente ricco - possedeva una villa a Fiesole (Lettere artist., VI, c. 4) - si trasferì a Venezia giovanissimo per dedicarsi ai commerci, nel 1632 secondo quanto afferma egli stesso (ibid., V, c. 55), nel 1640 secondo altre fonti; tenne casa "sul Canal Grande dirimpetto Rialto, e sulla piazza di Santa Sofia", com'egli stesso ci attesta (ibid., VI, c. 441). Tutto dedito agli affari, rare volte lasciò la città, anche se trascorse abitualmente alcuni periodi dell'estate in una sua villa presso Treviso: la sua attività commerciale spaziava, con grande successo, fino in Tunisia. Nel 1640, all'età di 23 anni, dette inizio a una fitta e cordiale corrispondenza' col cardinale Leopoldo de' Medici, che si servì dei suoi uffici come "marchand connoisseur" di opere d'arte, soprattutto di disegni e dipinti veneti. Questa sua corrispondenza col principe mediceo ci fornisce la maggior parte delle notizie che possediamo sulla sua vita e le sue attività.
Il Rissli e il Thieme-Becker lo ricordano solo come pittore e il Brunelli ne pubblicò, nel 1904, un quadretto su rame, una Madonna con Bambino e s. Antonio, di proprietà Manci, in Firenze, fondando la propria attribuzione su di un'iscrizione.
Effettivamente il D. aveva imparato a dipingere sotto la guida di Bernardo Strozzi; il Boschini lo fa allievo, invece, di Tiberio Tinelli. Questa sua esperienza come pittore valse a introdurlo nell'ambiente artistico veneziano; divenne un affidabile esperto d'arte veneta, se un collezionista così esigente come il cardinale Leopoldo de' Medici ne fece il suo agente di fiducia nell'acquisto di opere d'arte veneziane.
Il continuo contatto con pittori veneti e collezionisti qualificati di quella città gli permetteva di tenere al corrente il principe mediceo su quanto accadeva nel mondo artistico veneziano e, soprattutto, lo fece tramite, quale conoscitore e abile uomo di affari, per l'acquisto di centinaia di disegni e di una grande quantità di pitture, lungo un arco di tempo di oltre trent'anni. È noto il grande interesse del cardinale Leopoldo per gli autoritratti: interesse che lo spinse a ricercare e acquistare, dal 1665, una così numerosa quantità di tali dipinti da dare origine, in breve tempo, a una collezione unica al mondo che, tuttora inserita nel complesso della Galleria degli Uffizi di Firenze, costituisce uno dei titoli di maggior merito del dotto e diligente collezionista. E proprio nella ricerca e nell'acquisto di alcuni autoritratti il contributo del D. quale intermediario fu determinante.
La corrispondenza col cardinale ci fornisce notizie anche sulla vita privata del D.: egli doveva condurla più da gentiluomo che non da mercante, ancorché ricco. In una sua lettera dell'8 luglio 1666 egli così la descrive: "...io vivo in casa nobilissima da gentiluomo, con gondola nobile a due remi, con cameriere di garbo, e con servitù da gentiluomo... La signora mia consorte ha tre cameriere, quanto ogni gentildonna veneziana dalle quali tutte è trattata con titolo d'Illustrissima; e comparisce e di gioie, e di vestimenti in modo molto laudato e stimato. Il negozio è tutto mio, non havendo io alcuno interessato ... non è stato mai negoziante in questa città ai miei tempi, che sia stato così honorato, come vengo honorato io" (Lettere artist., VI, c. 441). Questa compiaciuta ostentazione non va considerata soltanto come un gratuito tributo alla propria vanità, bensì va attribuita all'aspirazione del D. di veder riconosciute le proprie benemerenze di prezioso intermediario tra il principe e i pittori veneti con un adeguato titolo onorifico: aspirazione che venne pienamente appagata quando, nel 1672, al D. fu conferito dal granduca Cosimo III il titolo di senatore.
Oltre alla trentennale consuetudine col cardinale Leopoldo che il suo epistolario ci attesta, da una lettera del 1668 si può desumere che il D. rimase in corrispondenza per più di vent'anni anche con Fabio Chigi, poi papa Alessandro VII. Continue sono, inoltre, le testimonianze dei suoi rapporti con le personalità più autorevoli della cultura artistica del tempo in Venezia: costante è il suo contatto con Marco Boschini, del quale invia al cardinal Leopoldo La carta del navegar pitoresco del 1660; col Boschini scambiava idee sulla pittura, come, dei resto, col pittore Pietro Della Vecchia (Muttoni) il quale, dopo la morte del D., diverrà, insieme con Marco Boschini, intermediario di Leopoldo per gli acquisti di opere d'arte sul mercato veneziano. Erano sopratutto artisti coloro con i quali il D. era in rapporto e che spesso si riunivano in casa sua: tra questi vanno annoverati Carlo Dolci, Niccolò Ranieri, Pietro Bellotto, Giulio Carpioni, Sebastiano Bombelli, l'olandese Livio Mehus e i fiorentini Stefano Della Bella, B. Franceschini detto il Volterrano, Ciro Ferri e Pietro da Cortona. Il D. ebbe occasione d'intrattenersi, nel 1653, con David Beck, pittore olandese al servizio della regina Cristina di Svezia, come, nel 1656, col pittore di nature morte, anch'egli olandese, Willem van Aelst: tra i suoi incontri veneziani va ricordato anche quello col famoso collezionista Thomas Howard conte di Arundel, il quale gli mostrò nel 1666 la propria raccolta di disegni e col quale egli discusse intorno alla pittura nordica (Lettere artist., VI, c. 34).
Nonostante la vigilanza degli "officiali dell'inquisizione sopra i contrabandi", che in Venezia cercavano d'impedire l'esportazione di opere d'arte veneziane "senza portar rispetto ne anco a i nobili venetiani" (1665), il D. riuscì sempre nell'intento di far pervenire al cardinale quel che lui stesso decideva d'inviargli o quello che il principe gli richiedeva. Per evitare ogni restrizione all'invio di opere d'arte tra Venezia e Firenze - spesso i quadri tornavano indietro per non aver soddisfatto il difficile gusto del principe - il D. consigliò il cardinale di porvi "l'arme sopra", giustificandone l'invio a Venezia con la richiesta di un parere e riservandosene quindi la restituzione.
Poiché Leopoldo, rinviando a Venezia i quadri che non lo avevano soddisfatto, esprimeva su di essi la propria opinione, la restituzione di queste opere ai loro proprietari dava il modo di divulgare in Venezia' quello che si pensava e si giudicava in Firenze intorno ai fatti dell'arte: così come le osservazioni di Marco Boschini e del pittore Pietro Della Vecchia, che accompagnavano le opere inviate da Venezia a Firenze, costituivano, a loro volta, un'analoga viva testimonianza delle idee sull'arte che allora circolavano nell'ambiente veneziano.
Compito del D. non era soltanto il reperimento di opere d'arte per conto dell'autorevole committente fiorentino: tramite suo giunsero nelle"mani di Leopoldo, per esempio, le tragedie del patriarca di Aquileia, card. Giovanni Dolfin, cosi come i sonetti del cardinale in lode della città di Venezia pervennero, attraverso il D., nel territorio della Serenissima. Anche la consegna al cardinale Barbarigo di altre opere di Leopoldo venne affidata all'agente di fiducia del principe toscano, e testi come il trattato sui moti fisici celesti di G. A. Borelli e un altro intitolato Marmor Pisanum, arrivarono da Firenze nelle sue mani: per non dire dello scambio di notizie, sempre coi buoni uffici del D., tra Leopoldo e il cardinale Dolfin, patriarca di Aquileia, su Galileo Galilei, insieme con la ricerca di lettere del grande fisico, sollecitata sempre al Del Sera. Il suo compito di agente culturale del principe si fa sempre più esteso: un manoscritto delle Cronache di Giovanni Villani verrà così da lui segnalato al cardinale, il quale gli chiese di trascrivere per lui altri manoscritti di Galileo: insomma, uno scambio continuo di linfa culturale tra l'informatissimo gentiluomo-mercante e l'esigente principe collezionista. Delle cui grazie, forse perché consapevole dei propri meriti, il D. era persuaso di poter godere, se, nel 1669, proponeva al cardinale Leopoldo l'elezione di Elena Lucrezia Corner a membro dell'Accademia della Crusca. Riguardo ai suoi disparati interessi, vale una sua lettera del 1672, nella quale egli ammette di dilettarsi "di tutte le cose curiose, e particolarmente di quelle di natura come di conchilie, petriti, pietre di virtù occulte, pietre figurate, ecc.".
Raccolse un'importante collezione di quadri, soprattutto di pittori vepeti, in particolare ritratti e rappresentazioni di soggetti sacri, di Jacopo Bassano, di Paris Bordone, di Pietro Bellotto, di Giovanni Contarini. Fu suo il famoso Concerto di Tiziano, attribuito allora a Giorgione, passato poi nelle collezioni medicee e attualmente nella Galleria Palatina di palazzo Pitti, insieme a opere di Lorenzo Lotto, di Giambattista Morone, del Padovanino, del Parmigianino, di Palma il Vecchio, dei Pordenone, ecc.: in tutto circa una quarantina di quadri, dei quali quattro attribuiti al Tintoretto, cinque a Tiziano e sei al Veronese, opere, tuttavia, che già dai contemporanei erano ritenute non tutte originali; anche una sua collezione di 589 "ritrattini" verrà venduta al cardinale nel 1672. 1 suoi successivi testamenti (Savini Branca, 1965, pp. 111 ss.) sono una riprova del suo attaccamento alla famiglia Medici, se nel primo di essi, del 1655, egli destina la Testa della Maddalena del Tiziano al cardinale Leopoldo e un Ritratto di Tiziano in cera, di mano di Martino dal Friso (Martino Benfatto), al cardinale Giovanni Carlo. Nell'ultimo testamento, steso il giorno prima della sua morte, egli lasciò al granduca di Toscana due grandi disegni del Giudizio e della Caduta degli angeli e al cardinale il ritratto di GiulioStrozzi, opera di T. Tinelli. Del resto, egli stesso godette della generosa benevolenza di Leopoldo che gli fece dono di un proprio ritratto, in abito cardinalizio, dipinto da J. Sustermans nel 1667. Della sua collezione, venduta dal D. nel 1654 (Savini Branca, 1965, pp. 277 ss.), passarono nelle raccolte del cardinale anche i ritratti della figlia Isabella e del figlio Ferdinando Cosimo, quest'ultimo dipinto da Sebastiano Bombelli (cfr. S. Meloni Trkulja-M. Fileti Mazza, in Bollett. d'arte, LXVI [1981], 10, pp. 47 ss.). E proprio il figlio Ferdinando Cosimo offrirà in vendita al granduca di Toscana, nel 1681, attraverso l'agente d'arte di Cosimo III a Venezia, Matteo del Teglia, alcune delle opere residue della collezione paterna.
Morì a Venezia il 22 sett. 1672.
Della sua famiglia sappiamo che la moglie morì nel 1667 (Lettere artist., VII, c. 407), che il figlio Ferdinando Cosimo gli successe nell'attività commerciale, mentre l'altro figlio, Tommaso Basilio, entrò in un Ordine religioso e una figlia Isabella, da lui legittimata, nel 1669, a 21 anni, sposò il ricco conte ventitreenne Pietro Arnaldi di Vicenza (ibid., c. 156).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Lettere artistiche, voll. V-VII (650 lettere); M. Boschini, Carta del navegar pitoresco [1660], a cura di A. Pallucchini, Venezia-Roma 1966, ad Indicem;H. Füssli, Allgemeines Künstlerlexikon, II, Zürich 1811, p. 1607;M. Gualandi, Nuova raccolta di lettere..., II, Bologna 1845, pp. 244-247;C.A. Levi, Le collez. d'arte e d'antichità, Venezia 1900, I, pp. LXXV s.; E. Brunelli, Un quadro di P. D., in L'Arte, VII (1904), pp. 302 s.;M. Muraro, Studiosi, collezionisti e opere d'arte veneta dalle lettere del cardinale Leopoldo de' Medici, in Saggi e mem. di storia dell'arte, IV (1965), pp. 73 s.; L. e U. Procacci, Ilcarteggio di Marco Boschini con il cardinale Leopoldo de' Medici, ibid., pp. 89, 111 ss.; S. Savini Branca, Ilcollezionismo venez. nel '600, Padova 1965, pp. 111 ss., 277 ss.; Die Sammlung der Selbstbildnisse in den Uffizien, I, W. Prinz, Geschichte der Sammlung, Berlin 1971, pp. 66-71, G. Chiarini De Anna, Leopoldo de' Medici e la sua raccolta di disegni nel carteggio d'artisti dell'Arch. di Stato di Firenze, in Paragone, XXVI (1975), 307, pp. 39, 58 s.; Id., Nove lettere di P. D. a Leopoldo de' Medici, ibid., pp. 87-100; S. Meloni Trkulja, Nuove notizie su Luca Giordano (e sul Volterrano), ibid., XXVII (1976), 315, pp. 19, 25 s.; J.Fletcher, Marco Boschini and P. D., in Apollo, 1979, 100, pp. 416-424; W. Prinz, La collezione degli autoritratti, in Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze 1980, pp. 766-769; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXX, p. 502 (sub voce, Sera, Paolo del).