PAOLO da Butzbach
PAOLO da Butzbach (Paulus de Bozchpach, Paulus de Busbach, Paulus Teutonicus). – Il modo in cui è abitualmente indicato nei documenti notarili permette di ricostruire la provenienza di Paolo da Butzbach, un borgo della diocesi di Magonza, e di affermare che era figlio di un Johann di Johann (il padre risulta già defunto nel 1472). La data di nascita è sconosciuta, ma è da collocare prima del 1447, perché nel 1472 Paolo stipulò contratti presso un notaio e doveva quindi avere già compiuto venticinque anni.
Nulla si sa della prima parte della sua esistenza, trascorsa in Germania, e dunque del suo apprendistato: verosimilmente scese in Italia dopo avere imparato il mestiere; tra il 1470 e il 1471 si fermò a Verona, dove collaborò con il conterraneo Giorgio da Augusta, a lungo e senza fondamento ritenuto suo fratello negli studi moderni. A Verona i due tedeschi costituirono una società per stampare libri con il maestro di grammatica Cosma (o Cosimo) Bogioni, originario di Brescia ma ben inserito nel tessuto locale. In un secondo momento, verso il principio del 1472, il ruolo di Cosma fu rilevato da don Pietro Villa da Orzinuovi. A questo punto, però, dovettero insorgere problemi che indispettirono i tipografi tedeschi e li indussero a trasferirsi altrove. La sosta veronese si tradusse comunque in cinque edizioni sine notis, di contenuto prevalentemente grammaticale, solo di recente attribuite all’officina di Paolo e Giorgio, la prima attiva in città (Fattori, 1995, p. 11).
Non è chiaro quanto accadde subito dopo, ma si sa che nel novembre 1471 il mantovano Pietro Adamo de’ Micheli si era dato da fare per impiantare una stamperia in città e il 25 di quel mese aveva scritto al marchese Ludovico Gonzaga per chiedergli in prestito il suo manoscritto del Decameron, che voleva fare imprimere, affermando di avere già condotto presso di sé alcuni tipografi. Sta di fatto che proprio a Mantova, il 15 febbraio 1472, Paolo, Giorgio, don Pietro e il maestro Cosma si incontrarono alla presenza di un notaio per sistemare diverse questioni rimaste in sospeso alla repentina partenza dei due tedeschi da Verona. Tra i testimoni all’atto figuravano Pietro Adamo de’ Micheli e suo fratello Francesco. Gli accordi prevedevano che don Pietro rilevasse la società, che Paolo e Giorgio gli corrispondessero 200 copie del De octo partibus orationis di Elio Donato (I.G.I., 1943-81, n. 3549), gli insegnassero l’arte della stampa e gli consegnassero due torchi a Verona in cambio di 30 ducati a testa. Gli accordi furono modificati e meglio definiti con un altro rogito a Verona il 3 marzo successivo. A Mantova Paolo e Giorgio, entro l’anno, fecero uscire la loro unica opera firmata insieme: un’edizione della Commedia dantesca (I.G.I., 1943-81, n. 353; è forse la seconda in assoluto), il cui testo ricevette le cure di Colombino Agazzi, un letterato di Villafranca (borgo del Veronese) attivo presso la corte gonzaghesca.
Per quanto dicono i documenti, Paolo trascorse a Mantova il resto della sua vita. La funzione di propagatori, oltre che di praticanti, dell’arte tipografica non smetteva di portare guadagno ai due soci tedeschi, che il 6 agosto 1474, ancora con atto notarile, regolarono la propria posizione rispetto a Pietro Adamo de’ Micheli, il quale ammetteva di avere imparato da loro i segreti del mestiere in cambio di 125 ducati, versati in varie forme. In questi anni Paolo stava già lavorando per un altro committente: il frate carmelitano Ludovico Ghezzi, cremonese ma divenuto cittadino mantovano, che finanziò il Super summulam Petri Hispani di Iohannes Versor, uscito il 27 novembre 1473 (I.G.I., 1943-81, n. 10257) e la Secunda secundae di s. Tommaso senza data (ma 1475 circa; I.G.I., 1943-81, n. 9590).
Di Giorgio si perdono le tracce dopo l’atto dell’agosto 1474, mentre Paolo continuò a stampare fino almeno al 1481 libri di varia natura (devozione, teologia, filosofia, esegesi, diritto): gli annali gli attribuiscono, dopo la Commedia, diciotto edizioni mantovane, non tutte sottoscritte. Oltre a fra Ludovico, seppe procurarsi committenti di peso, tra i quali i mantovani Siliprandi: una famiglia di editori, tipografi e librai attivi anche a Padova e Venezia. Nel 1476 concluse un’edizione di Bartolo da Sassoferrato, Super tribus ultimis libris codicis (I.G.I., 1943-81, n. 1310) per Gaspare e Domenico Siliprandi, che si erano in un primo tempo rivolti a Pierre Maufer e Carlo Ridolfi a Padova; questi ultimi avevano però interrotto il lavoro per dedicarsi ad altro. Il 18 agosto 1477 Gaspare cedette a Paolo alcuni terreni agricoli in cambio di libri stampati (copie del Bartolo e di Giustiniano, Institutiones, Mantova, Paolo da Butzbach, 18 aprile 1476, I.G.I., 1943-81, n. 5494) e di danaro. Il 12 gennaio 1479 uscì invece il De animalibus di Alberto Magno (I.G.I., 1943-81, n. 162) sottoscritto da Paolo; un documento rogato il 17 novembre successivo informa che l’impresa era stata in parte finanziata dal notaio bresciano Marco Mazzola e dal tipografo, editore e libraio Antonio d’Avignone, operante anche a Padova e a Venezia. Paolo si era dunque inserito in un’efficace rete distributiva, essenziale per la sua sopravvivenza economica.
Il 10 aprile 1476 sposò Anna «filia quondam Enrici de Aremes de Lambingen» (Signorini, 2012, p. 48), ricevendo una dote di 100 ducati. Alla celebrazione del contratto nuziale erano presenti Pietro Adamo de’ Micheli e il tedesco Johann Schall, medico di corte dei Gonzaga, alchimista e tipografo a sua volta, che nel 1475 aveva partecipato agli accordi tra Andrea Mantegna e l’orefice Gian Marco Cavalli per l’incisione delle lastre da cui si sarebbero ottenute le famose stampe.
Almeno dal 1479, come risulta dall’atto già citato del 17 novembre di quell’anno, Paolo era anche «merchator librorum» e, sebbene i documenti continuino ad assegnargli la professione di tipografo per molti anni, la sua ultima edizione datata si colloca al 29 aprile 1481 (Nicolò da Lira, Moralia super totam Bibliam, I.G.I., 1943-81, n. 6817). Di certo, il 18 luglio 1481 egli sciolse una società con fra Ludovico Ghezzi per la stampa dei libri e negli anni successivi lo troviamo spesso impegnato in questioni legate al commercio. Era probabilmente lui il «maestro Paulo stampitor da libri» in favore del quale il marchese Federico Gonzaga scrisse al suo ambasciatore a Milano il 24 novembre 1483; ed era ancora lui il «maestro Paulo stampatore da libri» che aveva portato a Ferrara un carico di volumi per cui il marchese Francesco chiese alla duchessa Eleonora un’esenzione fiscale il 20 giugno 1485.
Dal 1490 Paolo aggiunse alle proprie qualifiche quella di organista, e solo come organista volle essere ricordato nel testamento che dettò «corpore languens» il 17 settembre 1495, nominando propria erede universale l’unica figlia Gerolama.
È questo l’ultimo documento noto che lo ricordi.
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