COSTABILI, Paolo
Di un ramo cadetto della ricca ed antica famiglia ferrarese, nacque a Ferrara il 23 luglio 1520, quartogenito del medico Biagio e di Ippolita Guarini, e fu battezzato con il nome di Ferdinando. Secondo la testimonianza del suo più antico biografo, che di lui sosteneva che "per nobiltà di sangue, per carichi amministrativi, per eccellenza di lettere e per bontà di vita era meritevole che di lui vergate siano carte, e per lui sien liquefatti bronzi e scalpellati marmi", fu tenuto a battesimo il 31 luglio da Cesare e da Giulia d'Aragona-Napoli.
Dopo essere stato educato da precettori privati, il 1º sett. 1534 prese l'abito dell'Ordine domenicano nel convento degli Angeli di Ferrara, assumendo il nome di Paolo, "in rinnovazione" del defunto maestro generale Paolo Butigella. Nel 1543 era ancora studente di teologia a Bologna, ma dopo pochi mesi lo troviamo docente di logica nel convento degli Angeli della sua città. E la funzione di lettore il C. esplicò poi in altri luoghi, insegnando filosofia a Murano, Rimini, Modena, Vicenza e teologia a Mantova e soprattutto a Genova, dove passò una decina di anni, interrotti da un incidente con l'Inquisizione, che lo portò a difendersi dall'accusa di connivenza con un eretico fuggito dalle prigioni inquisitoriali di Genova, dinanzi all'inquisitore di Milano. Assolto, il C. lasciò Genova nel 1565 per passare a Bologna, maestro dello Studio, poi a Napoli, priore di S. Caterina in Fornello. In procinto di recarsi come visitatore ai conventi della Sicilia, Pio V lo istituì inquisitore generale per gli Stati del duca di Ferrara, nel 1568, e tale funzione egli svolse per quattro anni. A Modena riordinò l'archivio dell'Inquisizione, rivedendo tutti i processi che si erano tenuti fin verso il 1570, stese il primo elenco generale degli inquisiti modenesi che si conservi e scoprì il libro in cui il Foscherari aveva lasciato le tracce del suo più mite rapporto con gli eretici, sottoponendo ai rigori dell'Inquisizione più formale quelli che ancora sopravvivevano; giacché egli era uomo che, "quando venivasi a raggionar della malvagità degli Eretici, avvampava nel viso e pareva che gettasse fuoco", e, a detta del suo segretario, aveva il sogno ricorrente della sua morte per loro mano.
Nel 1572 il C. fu nominato inquisitore generale a Milano, dove però rimase non più di cinque mesi, perché Gregorio XIII lo chiamò a Roma come maestro del Sacro Palazzo, carica che egli detenne sino al 1580, e che attivò con particolar rigore, portandovi lo spirito di aspra lotta all'eresia che aveva animato la sua attività precedente.
Com'è noto i maestri del Sacro Palazzo erano stati in origine lettori di Sacra Scrittura presso il papa e la Curia, ma all'epoca in cui la detenne il C., la funzione era cambiata e la possiamo esprimere con le parole del suo biografo, Gerolamo Giovannini: "Ora attendono a confutare l'eresia, a riveder libri correggendo quei che tengono necessità di ammenda, proveder che in Roma non si stampi cosa, e altrove stampata non si venda, che purgata non sia da ciò, ch'offender può l'orecchie e la mente del Christiano. Interviene come consultore alle congregazioni che due fiate alla settimana fannosi per la santa inquisitione, una davanti al Pontefice, e l'altra alla presenza de' signori cardinali Inquisitori generali, e di quelli sopra l'Indice". Come teologo del papa il maestro del Sacro Palazzo, è supremo Maestro tra teologi" e gode di un'autorità elevatissima, e il C. la fa valere soprattutto nel controllo della circolazione libraria e nell'applicazione rigida delle regole dell'Indice. Esemplificazione della lotta aspra che condusse contro i libri eretici o "infedeli" è l'Aviso alli librari..., emesso dal Sacro Palazzo il 22 maggio 1574.
Il passo successivo della carriera del C. fu l'elezione a maestro generale dell'Ordine (dopo la morte di Serafino Cavalli da Brescia), voluta da Gregorio XIII e più ancora dal cardinale Michele Bonelli, in ostilità al vicario generale Sisto Fabbri da Lucca, il cui nome fu escluso dalla quaterna presentata al capitolo dell'Ordine tenuto a Roma, alla Minerva, nel maggio del 1580; il C., primo della quaterna, fu eletto il 21 maggio 1580, con quarantanove voti contro cinque. Accettò la carica con riluttanza, mentre il suo posto come maestro del Sacro Palazzo veniva assunto da S. Fabbri.
Negli Acta Capitulorum Generalium Ordinis Praedicatorum (V, Romae 1901) di B. M. Reichert, oltre agli atti del capitolo generale del 1589 (pp. 188-227), è pubblicato un suo indirizzo ai padri (pp. 190-92) e ordinationes, da luiemanate l'11 ottobre del medesimo anno.
Passata l'estate a Roma, in autunno il C. cominciò a visitare le varie sedi dell'Ordine. Nell'ottobre del 1580 era a Napoli, il 2 novembre a Palermo. In Sicilia si trattenne sino all'aprile 1581, per passare poi in Calabria sino alla fine di giugno e di lì di nuovo a Napoli, dove rimase fino alla fine dell'anno. A Roma passo i primi tre mesi del 1582; poi riprese la visita dei conventi del Centronord; fu a Bologna nella prima metà di luglio e nell'ultima decade dello stesso mese a Ferrara, in famiglia. Da qui partì per Venezia, dove arrivò il 4 agosto e lì si ammalò il 12, per morirvi il 17 sett. 1582, dopo aver ricevuto la visita del patriarca Antonio Trevisani e del gesuita Antonio Possevino. Il funerale ebbe luogo il 20 settembre nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo e l'orazione funebre, pubblicata a Venezia nel medesimo anno, fu detta dal francescano Pietro Ridolfi.
Soltanto quattro anni dopo usciva a Venezia la sua biografia, opera di fra' G. Giovannini, con il titolo: Vita di fra' P. C., Maestro Generale dell'Ordine de' Predicatori... Con due Orationi e versi fatti da molti huomini illustri, nella morte d'esso rev.mo Padre. Le Orazioni sono quella di Luigi Groto, inclusa anche in L. Groto, Le orationi volgari, Venezia 1586, pp. 127r-134r, e quella del Ridolfi; completa l'operetta un sonetto di T. Tasso, ora incluso in T. Tasso, Opere, a cura di B. Maier, I, Milano 1963, p. 866.
Come maestro generale dell'Ordine P. Mortier accredita al C. una notevole apertura sul problema delle missioni, soprattutto in relazione alla facoltà da lui concessa in Bologna a Giovanni Crisostomo d'Aracena per la fondazione della nuova provincia delle Filippine.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Inquisizione, buste 1, 3, 4, 5A, 5B; Ibid., Inquisizione, Congregazioni, buste 122A, 139, 149; Ibid., Cancelleria Ducale, Regolari, busta 34; Bologna, Arch. di S. Domenico, ms. II, 21.000: Series chronol. admodum rev. Patrum qui magisterio Studii functi sunt..., cc.15, 20; G. Catalani, De magistro sacri Palatii apostolici libri duo, Romae 1751, pp. 132 s.; A. Mortier, Histoire des maîtres généraux de l'Ordre des freres prêcheurs, V, Paris 1911, pp. 586-606 (con ult. bibl.); I. Taurisano, Hierarchia Ordinis Praedicatorum, Romae 1916, p. 11; A. Rotondò, Nuovi docum. per la storia dell'"Indice dei libri proibiti".... in Rinascimento, s. 3, III (1963), pp. 153 ss., 161 s., 168.