CHIMERI, Paolo
Nacque a Lonato (Brescia) il 26 maggio 1852 da Filippo e Maria Frera. Iniziò lo studio della musica molto presto sotto la guida del padre, anch'egli musicista e autore dell'opera Edmonda di Valenza (Mantova 1845), e ancora fanciullo si stabilì a Brescia, ove intrapreso lo studio del pianoforte. Precocissimo, a sette anni si esibì come pianista in un concerto di beneficenza per i feriti della seconda guerra d'indipendenza e a dieci eseguì al teatro Grande di Brescia la celebre Fantasia sulla Norma di Bellini di S. Thalberg. Nominato direttore del coro del teatro bresciano nel 1866, ricoprì l'incarico con tanto impegno che venne segnalato a Verdi da F. Faccio e quindi invitato a dirigere il coro della Scala. Rifiutò tuttavia l'incarico probabilmente per il timore (considerata la sua giovane età) di non riuscire ad affermarsi nel tempio della lirica italiana, e anche per il suo carattere introverso e solitario, che lo induceva a preferire l'ambiente provinciale ma più tranquillo della sua città. Rimasto a Brescia, nel 1868, appena sedicenne, venne nominato direttore d'orchestra del teatro Guillaume e l'anno successivo, insieme con A. Bazzini e altri musicisti, fu tra i fondatori della Società dei concerti di cui assunse la direzione dell'orchestra.
Collaborò col Faccio nell'organizzazione delle stagioni estive della fiera di Brescia e per alcuni anni diresse numerosi concerti al teatro Grande e in altri teatri italiani. Grande successo riscossero soprattutto le sue esecuzioni dell'oratorio di L. Perosi, La resurrezione di Lazzaro (Bologna, teatro Comunale, 1º, 2 e 4 ott. 1898) e due concerti con musiche di Rossini e di Bazzini. Tuttavia egli non raggiunse mai una vasta notorietà, anche per il temperamento schivo e riservato che lo portò a lasciare presto il teatro per la composizione e l'insegnamento, cui preferì dedicarsi esclusivamente. Istituì la cattedra di pianoforte all'Istituto filarmonico Venturi dimostrando, come didatta, un talento eccezionale (fra i suoi allievi ebbe I. Capitanio, G. Tebaldini, G. Benvenuti e A. Benedetti Michelangeli); per molti anni fece inoltre parte delle commissioni esaminatrici del conservatorio musicale di Milano. Dopo trentaquattro anni di ininterrotto insegnamento fu esonerato dall'incarico per raggiunti limiti di età, ma continuò ad insegnare, dedicandosi all'educazione musicale delle orfane di guerra dell'istituto Rossini, per le quali scrisse alcune composizioni vocali, tra cui il Colloquio con gli angeli, su parole di A. Canossi.
Morì a Brescia il 4 apr. 1934.
Il C. con la sua attività di direttore di cori e d'orchestra, di insegnante di pianoforte, di compositore e concertatore di opere teatrali, dominò l'ambiente musicale di Brescia, lasciandovi tracce profonde per oltre cinquanta anni. Seguì con interesse i principali indirizzi culturali del suo tempo e, restio a seguire le mode, accettò solo quanto si adattava alla sua personalità, anche se questo atteggiamento "doveva farlo apparire talvolta un abbattitore di idoli, un inconciliabile avversario d'opere d'arte e di sistemi musicali esaltati dalla maggioranza, un solitario..." (cfr. necrol. in Brescia. Rassegna mensile...). Lo stile delle sue composizioni risente dell'influsso degli operisti italiani più in voga, mentre alcune sue pagine pianistiche hanno un carattere impressionistico: la melodia è fluida, a volte venata da una nota di malinconia caratterizzata da un delicato intento descrittivo. Come insegnante il C. si tenne sempre aggiornato, seguendo le più moderne tecniche pianistiche e sostituendo lo studio allora in voga delle fantasie su temi d'opera con quello dei grandi autori del repertorio pianistico (da Bach a Chopin).
Uomo di profonda cultura storica e letteraria, oltre che musicale, il C. ha lasciato alla Biblioteca Queriniana di Brescia monografie di musicisti, studi di opere musicali, riviste e libri; pubblicò tra l'altro, uno studio sul musicista Costantino Quaranta (in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CXXXV [1936], pp. 77-116), il cui manoscritto si trova nel fondo Chimeri presso il Pio Istituto orfanelle e zitelle di Brescia, intendendo rivalutare con questa monografia, datata ottobre 1918, la musica sacra di questo compositore da lui giudicato "di prim'ordine". Tra le sue composizioni pubblicate tra il 1890 e il 1933dagli editori Ricordi e Carish, si ricordano pezzi caratteristici per pianoforte, liriche per canto e pianoforte, brani corali e pezzi didattici.
Per le composizioni inedite si rimanda all'elenco completo di V. Lonati (pp. 411 ss.) che comprende musica vocale, pezzi per pianoforte, canzoni, musica corale sacra e profana.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Brescia. Rassegna mensile illustrata, VII (1934), 4-5, p. 69; V. Lonati, P. C., in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CXXXIII (1934), pp. 409-14; notizie e critiche in A. Valentini, Imusicisti bresciani e il teatro Grande, Brescia 1894, pp. 40 s.; C. Sartori, Uno studio del musicista C. sul musicista Quaranta, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CXXXV (1936), pp. 69-116; Id., F. Faccio e venti anni di spettacoli di fiera al teatro Grande di Brescia, in Riv. music. ital., XLII (1938), pp. 202, 361 s.; A. Grassi, Ottocento musicale bresciano, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CXXXVII (1938), pp. 122 s., 127, 130; V. Brunelli, Musica e musicisti a Brescia, in Storia di Brescia, III Brescia 1961, pp. 929, 931; E. Bazoli-M. Conter, Ricordo del musicista lonatese P. C. e Commemorazione, in Commentari dell'Ateneo di Brescia, CLXXIII (1974), pp. 197-207; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 137; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 336; Encicl. della musica Ricordi, I, p. 469; La Musica. Diz., I, p. 397; Encicl. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 80.