CAPIZUCCHI, Paolo
Figlio di Cincio Giovanni Paolo e di Girolama de Lenis, nacque a Roma nel 1479 in una famiglia romana di antica nobiltà. In gioventù attese agli studi di diritto civile e canonico ed è con il titolo "utriusque iuris doctor" che lo troviamo presente fra gli illustri "domini temporales" all'inaugurazione, il 7 maggio 1512, della seconda sessione del concilio lateranense. Durante il pontificato di Leone X fu nominato referendario utriusque signaturae ed il 31 genn. 1518 ottenne un canonicato in S. Pietro, cui rinunciò nel 1535 a favore del nipote Giovanni Antonio Capizucchi, riservandosene le rendite. Nel 1513 fu nominato uditore di Rota e ne divenne decano il 27 luglio 1528. Fu in questa veste che, con breve del 7 marzo 1530, Clemente VII gli affidò la revisione della causa di divorzio fra Enrico VIII e Caterina d'Aragona.
Designato dallo stesso Leone X vicario dell'Urbe nel 1521 con un breve in cui si ribadiva la facoltà di conferire gli ordini, previo esame, a Roma o personalmente o per mezzo di un vescovo, fu confermato ad vitam in questo ufficio da Clemente VII, come si desume da un breve emanato il 26 novembre del 1536 dal pontefice Paolo III, che lo mantenne in questa carica.
Oltre a questi uffici, in cui la S. Sede si avvalse della preparazione canonistica del C., gli vennero affidate alcune missioni assai delicate negli Stati pontifici in circostanze difficili, segno questo che la sua abilità politica non era considerata inferiore alla sua competenza giuridica. Verso la fine del 1533 il C., che il 7 novembre era stato creato vescovo di Nicastro, fu inviato da Clemente VII ad Avignone e nel Venassino, per riportare ordine in quella provincia scossa da tumulti (l'11 nov. 1533 Bartolomeo Lampredino, depositario generale della Camera apostolica, ricevette l'ordine di versare duecento scudi d'oro al C. "nuncio apostolico ad civitatem Avinionis et Comitatum Venaysini").
Si rallegrò della scelta del C., che considerava uomo "eximia autoritate atque doctrina", Iacopo Sadoleto, vescovo di Carpentras (Epistolae, II, p. 190), il quale ripose molta fiducia in quella missione. Durante i pochi mesi del soggiorno del C. ad Avignone (non era peraltro ancora rientrato a Roma il 27 febbr. 1534 e fu sostituito dal Simonetta nel concistoro in cui si trattò della causa fra Enrico VIII e Caterina d'Aragona), il Sadoleto poté apprezzarne la prudenza, l'integrità e l'equità e raccomandarlo al papa Clemente VII.
Alla morte di papa Medici, Paolo III continuò a servirsi dell'esperienza e della competenza del C. adoperandolo per risolvere la controversia sorta tra Benedetto Accolti e Ippolito de' Medici circa la legazione della Marca Anconitana. Alla designazione quale legato del Medici, avvenuta il 5 sett. 1534, mediante la quale Clemente VII mirava ad assoggettarsi Ancona, si era opposto violentemente l'Accolti, che, dal canto suo, considerava Ancona diocesi tradizionalmente assegnata a vescovi della propria famiglia. Morto Clemente VII nel pieno delle discordie tra i due contendenti, Paolo III affidò l'esame e la soluzione della controversia al Simonetta ed in attesa della decisione avocò a sé la legazione, nominando il 21 ott. 1534 governatore della provincia della Marca Anconitana e della città di Ancona il Capizucchi. La sua missione fu di breve durata: già il 6 dicembre, intendendo adoperare il prelato "in aliis", Paolo III lo richiamava nominandogli un successore.
Il C. fu infatti immediatamente impiegato in una nuova difficile missione. Per i continui tumulti dei Baglioni la posizione dei rettori pontifici a Perugia era diventata assai precaria; il vicelegato era fuggito dalla città e Paolo III, che, fin dal 27 febbr. 1535, aveva promesso ai due ambasciatori di Perugia di inviare il C. "per essere uomo molto da bene, e molto grato a questa città", il 3 marzo lo nominò governatore e vicelegato di quella città e dell'Umbria.
L'11 marzo il C. giunse a Perugia con ampissime facoltà sia in qualità di governatore sia di vicelegato. Non fu certo un compito facile quello di ricondurre all'ubbidienza verso la S. Sede i Perugini, che nel febbraio avevano ripristinato l'antico Consiglio dei cinquecento. Il vicelegato temporeggiò prima di dare la conferma del Consiglio, che venne poi concessa con l'aggiunta di cento membri scelti dal papa e previo beneplacito pontificio, mentre Perugia lo avrebbe voluto libero e perpetuo. Sorsero vari disordini ed il 4 luglio truppe pontificie comandate da Giovanni Battista Savelli giunsero a Spello. Il 13 dello stesso mese "s'andò con Dio il vicelegato, insalutato hospite, ... et andò a Bettona; poi in Assisi; e poi, chiamato da sua santità, andò in Roma" (Bonaini, p. 364).
Al rientro da Perugia non sembrano essere state affidate al C. altre missioni. Morì a Roma il 6 ag. 1539 e fu sepolto nella cappella di S. Francesco in S. Maria Maggiore. Nell'iscrizione che lo ricorda il nipote espresse il rammarico che una morte prematura gli avesse impedito di diventare cardinale. Anche Iacopo Sadoleto in una lettera al nipote Paolo del novembre 1535 sembra alludere alla dignità cardinalizia cui il C. meritava di essere innalzato.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 10171: Descendentia Capituli Vaticani, f. 32r; Vat. lat. 4582: Pietro Galatino, Nehumia,de mysteriis Meniae, con dedica al C.;Ibid., Arch. Cap. S. Petri in Vat., H. 59 C., f. 58v; Vat. lat. 9265: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, f. 185rv; Archivio Segreto Vaticano, Registro Vat. 1694, ff. 210-13; Arm. 41, tomo 4, f. 268v; Arm. 28, Divers. Camer. 84, f. 383v; Arm. 40, tomo 49, n. 178, ff. 157r-158v; n. 199, f. 177rv; tomo 50, n. 512, f. 506ry; Arm. 29, tomo 103, f. 250rv; I. Sadoleto, Epist., II, Romae 1760, pp. 190, 201, 317 s.; Calendar of State papers and Manuscripts existing in the Arch. and collec. of Venice IV, London 1871, a cura di R. Brown, pp. 705, 743, 914 s., 917, 921, 925, 936; S.Ehses, Römische Dokumente zur Gesch. der Ehescheidung Heinrichs VIII. von England,1527-1534, Paderbon 1893, ad Ind.; S.Bino, Concilia generalia et provincialia, IV, Coloniae 1606, p. 546; F. Ughelli, Genealogia nobilium Romanorum de Capizucchis, Romae 1653, p. 16; V. Armanni, Della nobile et antica famiglia de' Capizucchi baroni romani, Roma 1668, p. 21; F. Bonaini, Ricordi della città di Perugia dal 1527 al 1550di Cesare di Giovannello Bontempi, in Arch. stor. ital., XVI (1851), 2, pp. 361-64; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, V, Roma 1874, p. 380; XI, Roma 1877, p. 37; Bibliogr. romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani, I, Roma 1880, p. 73; E. Costantini, Il cardinale di Ravenna al governo di Ancona e il suo processo sotto Paolo III, Pesaro 1891, p. 250; C.Eubel, Series vicariorum Urbis a. 1200-1558, in Römische Quartalschrift, VIII (1894), p. 499; E. Cerchiari, Capellani papae et Apostolicae Sedis auditores causarum Sacri Palatii apostolici,seu Sacra Romana Rota..., II, Romae 1920, pp. 86 s.; V.Caselli, Il vicariato diRoma,note storico-giuridiche, Roma 1957, p. 66; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, II, Città di Castello 1960, pp. 107 s.; Bibliogr. dell'Arch. Vaticano, II, Roma 1963, p. 786; E. Massa, in Diz. Biogr. degli Italiani, I, Roma 1960, pp. 101 a., sub voce B. Accolti; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae a Martino V ad Clementem IX, Cittàdel Vaticano 1931, pp. 74, 85, 90, 92, 100; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XI, col. 871; G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica, III, Monasterii 1923, p. 256.