CAMERINI, Paolo
Figlio di Luigi e di Fanny Fava, nacque a Padova il 29 luglio 1868. Rimasto a sedici anni orfano del padre, compì sollecitamente gli studi, con forte senso del dovere. Diresse anzi l'Associazione universitaria e fondò nell'89 il settimanale satirico LoStudente, per laurearsi in legge nel '91 con una tesi dal tema "I doveri del ricco proprietario di fronte alla ricchezza nazionale e ai lavoratori del suolo".
Assumendo ventunenne la direzione della proprietà paterna, di oltre 100.000 ettari di terra, diede inizio a grandiosi lavori che trasformarono le condizioni di vita di Piazzola sul Brenta, mentre introdusse migliorie negli altri possessi e realizzò grandi lavori di bonifica nel delta padano.
A Piazzola volle attuare un progetto agricolo-industriale, per il quale vennero demoliti i "casoni" (abitazioni rurali dal tetto di paglia), suddivisa la proprietà in appezzamenti regolari, costruite case coloniche, stalle, strade e canali d'irrigazione. I contadini dovevano prestare la loro opera nei campi, nell'allevamento e nelle nuove industrie locali. Perciò venne eretta una centrale elettrica di 500 cavalli-vapore, poi una e due fornaci per laterizi, capaci d'una produzione di 4-5 milioni di mattoni all'anno, una fabbrica d'acido solforico (100.000 quintali), una di concimi chimici (150.000 quintali di perfosfato) che fu la prima del Veneto, un cementificio e uno iutificio. Il palazzo Contarini venne riportato al primitivo splendore, con la demolizione delle parti aggiunte e il ripristino delle logge, la decorazione interna e l'arredamento, una pinacoteca e una ricca biblioteca. Le risaie contermini vennero convertite in parco, con lago e isoletta, dove fu collocato un pregevole Cristo in bronzo di L. Bistolfi.
Il C. volle pure ampliare i redditizi cantieri per lo scavo della ghiaia del Brenta e dar vita a una fabbrica di conserve alimentari, ad alcune officine per riparazioni meccaniche, una segheria, una fabbrica di zoccoli, un mulino, essiccatoi per il tabacco, una latteria con caseificio, una fabbrica di ghiaccio, due filande di seta.
Il piccolo paese agricolo crebbe rapidamente divenendo il centro più produttivo della provincia; in poco più di dieci anni sorsero un centinaio di case coloniche, e inoltre bagni pubblici, un albergo, palestre e sale di riunione, municipio, dormitorio, scuole ed asilo infantile. La popolazione, che nel '90 contava 1.900 abitanti, salì nel 1914 ad oltre 4.000, e nel comune passò dai 5.500 a oltre diecimila. Inoltre nel 1911 venne inaugurato il tronco ferroviario Padova-Piazzola, voluto dal C. e gestito da una Società anonima con capitale sociale di un milione di lire. Per la sua attività, il C. fu fatto nel 1902 cavaliere del lavoro; egli suscitò gli entusiasmi del poeta G. Bertacchi e si valse dei consigli di A. Moschetti in materia d'arte e di D. Sbrozzi in materia d'agricoltura.
Il C. era un convinto sostenitore dell'istruzione primaria e professionale gratuita, del suffragio universale, delle autonomie comunali e della riforma tributaria sulla base dell'imposta progressiva. Fondatore con G. Alessio e F. Squarzina del circolo "B. Cairoli", fu eletto fin dal '92 consigliere comunale di Padova e consigliere provinciale di Rovigo. Come candidato liberale progressista si presentò alle elezioni suppletive del 10 giugno 1903 nel collegio di Este-Monselice, e venne eletto al posto del definito A. Aggio. Ivi fu rieletto per la XXII legislatura prevalendo sul moderato G. Atari e per la XXIII battendo il conservatore P. Tono. Sedette alla Camera dal 1903 al '13, e ne fu uno dei segretari per la XXIII legislatura. Intervenne sui bilanci dell'agricoltura, industria e commercio, sollecitò provvedimenti a favore delle zone agricole e boschive di Este e di Montagnana, per l'insegnamento nelle scuole d'agricoltura, e per la lotta all'afta epizootica. Su problemi più generali egli si dichiarò contrario alla riduzione delle spese militari, reputò spesso remissiva la politica estera del governo, appoggiò Turati nella richiesta d'abolizione delle tariffe speciali ferroviarie e nella questione Nasi, sostenne la richiesta di Bissolati per l'abolizione dell'insegnamento religioso nelle scuole primarie.
Fu tra i fondatori della cattedra ambulante d'agricoltura, presiedette la Camera di commercio di Padova nel biennio 1902-1903 e la Cassa di risparmio nel periodo 1901-1912. Favorevole alla guerra di Libia e all'espansione economica italiana, nel 1913 ripresentatosi candidato alle elezioni politiche a suffragio allargato, venne battuto dal cattolico E. Arrigoni. Allo scoppio della guerra mondiale fece parte della redazione dell'Intervento, settimanale in cui trattò il problema di Fiume, e del Comitato "Pro Patria" che organizzò il grande congresso nazionale del 7 febbraio 1915 per l'intervento.
Nella crisi del dopoguerra, molte delle imprese industriali del C., che avevano avuto rapido ma precario sviluppo, dovettero cessare o passarono in altre mani. Per suo intervento fu costruito però il ponte sul Brenta fra Piazzola e Campo San Martino e la ferrovia fa prolungata a Carmignano; lo iutificio s'ingrandì e occupò 1.100 operai; metà del patrimonio terriero dovette invece essere venduta.
Il C., pur formulando ancora progetti per Piazzola, dedicò maggiori cure all'arte e agli studi: fece restaurare il suo palazzo di Padova, nel '23 ospitò a Piazzola il congresso della "Dante Alighieri" ed ivi innalzò il monumento Alla virtù della nostra gente; nel '25, pur restando alieno al regime imperante, fu nominato duca per meriti agricolo-industriali. Nello stesso anno egli ripubblicò in veste sontuosa il volume illustrativo su Piazzola, di cui aveva dato un saggio fin dal 1902. Socio dell'Accademia patavina di scienze, lettere ed arti, venne pubblicando nei suoi Atti alcuni studi su celebri tipografi delle origini: su Tommaso Giunti, sugli Annali giolitini, su Lucantonio Giunta.
Abbandonò gradualmente gli affari e nel '33 cedette anche lo iutificio; attese invece fino agli ultimi anni, con l'aiuto del figlio Luigi e di A. Cioni, alla compilazione degli Annali dei Giunti (pubbl. nel 1962-63 nella Biblioteca bibliogr. italiana). Il C. morì a Piazzola il 18 nov. 1937.
Fonti e Bibl.: Piazzola sul Brenta, Archivio dell'Amministrazione Camerini; Atti parlamentari, Camera dei deputati, leg. XXI-XXIII, ad Indices;Cigo, I cavalieri del lavoro, II, Catania 1902, pp. 153-70; D. Sbrozzi, L'agricoltura e l'industria a Piazzola, Padova 1905, pp. 12-13; L. Basso, Le produzioni principali della provincia di Padova, Padova 1905, pp. 102-103 e appendici; L'on. co. P. C., note ed appunti di un vecchio parlamentare, Roma 1906; I 508 deputati al Parlamento per la XXIII legislatura, Milano 1910, p. 150; O. Ronchi, Guida storico-artistica di Padova e dintorni, Padova 1923, pp. 151-153; P. Camerini, Piazzola, Milano 1925, pp. 427-434; F. Milone, La provincia di Padova, Padova 1929, p. 217; G. Solitro, Padova durante la guerra mondiale, Padova 1932, pp. 25, 118, 265; A. Moschetti, necr. in IlVeneto (Padova), 19 nov. 1937; Id., necr. in L'Avvenire d'Italia (Bologna), 25 nov. 1937; A. De Polzer, La ricchezza privata della provincia di Padova, Padova 1938, p. 61; [P. F. Gaslini], Cronache padovane di vita economica, Padova 1954, pp. 135-136; G. Aliprandi, Giornali padovani interventisti, in Pagine istriane, XV (1965), 18 pp. 10, 15; G. Toffanin jr., Piccoloschedario padovano, Padova 1967, pp. 26, 121, 127, 132; G. Monteleone, Economia e politica nel Padovano dopo l'Unità (1866-1900), Venezia 1971, pp. 404, 410, 413; Id., L'industria nel Padovano durante l'età giolittiana, in Archivio veneto, s. 5, XCIV (1971), p. 86.