BRIZIO, Paolo
Nacque a Bra il 17 apr. 1597 da Gabriele e da Margherita Bettini da Cherasco. Al battesimo ebbe il nome di Fabrizio. Suo padre (1560-1639), dei conti di Castelletto e marchesi di Novello, medico, investito della consignoria di Sarmatorio, avviò 11 B., come del resto altri figli (Giovanni Antonio e Innocenzo furono minori osservanti, mentre tre loro sorelle furono monache in Alba), alla carriera ecclesiastica nello stesso Ordine già abbracciato dai fratelli. Dal 1617 il B. completò i suoi studi, prima nel collegio di Gaeta, poi nel monastero di S. Maria Nuova a Napoli, conseguendo alla fine del 1624 il titolo di predicatore e di lettore di teologia. Di ritorno in patria, fu accolto nel giugno 1625 come lettore generale di teologia nel convento francescano di S. Tommaso a Torino, assurto, dopo l'istituzione nel 1622 della nuova provincia del Piemonte, a centro importante di studi di filosofia e di teologia positiva. Guardiano qualche mese dopo del convento di Cuneo, da lui ingrandito e, quindi, dal 1629 di quello di Bra, ritornò nel 1631 - con lo stesso incarico di guardiano e anche di custode della provincia - al convento di S. Tommaso, succedendo poi, il 30 giugno 1632, al fratello Giovanni Antonio (padre Angelo Gabriele), di cui aveva tenuto per breve tempo il vicariato, a ministro provinciale degli osservanti e in seguito, dall'aprile 1631, pure dei riformati. Durante la sua permanenza a Torino, il B. diede un notevole impulso alla fabbrica del convento. Entrato nelle grazie del duca Vittorio Amedeo I, che lo aveva eletto a suo consigliere, egli riuscì a respingere i tentativi dei teatini di ottenere la chiesa e la casa religiosa torinese di S. Tommaso e volle poi restaurare nelle parti essenziali gli edifici dell'Ordine.
Eletto nel maggio 1634, al capitolo di Toledo, definitore generale, poi commissario visitatore della provincia di S. Antiochia di Venezia, e ancora presidente della congregazione tenuta a Brescia un anno dopo per l'elezione dei ministri provinciali, il B. - già in dimestichezza con i ministri sabaudi per gli affari del suo Ordine, e in particolare per le questioni relative alle divisioni dei riformati dagli osservanti, e poi impegnato nel 1635 in una legazione a Madrid presso la corte spagnola e quindi a Barcellona presso l'infante cardinale Fernando - si guadagnò il favore anche della nuova reggente, Madama Reale, che lo nominava nel 1638 suo confessore, e, l'anno successivo, commissario generale di Terrasanta per gli Stati del duca di Savoia. L'appoggio della duchessa Cristina gli valse l'elezione sotto Urbano VIII, il 15 dic. 1642, a vescovo di Alba.
Il suo governo della diocesi albese fu caratterizzato da un rinnovato fervore pastorale - oltre a numerose visite, quattro furono i sinodi da lui indetti, nel maggio 1645, nel maggio 1649, nel giugno 1652 e nel febbraio 1658 (i relativi atti furono stampati sotto i titoli, rispettivamente, di Acta et constitutiones primae synodi diocesanae Albensis, Carmagnola 1646; Acta et constitutiones secundae Synodi diocesanae Albensis, ibid. 1649; Synodus diocesana Albensis tertia, ibid. 16658, e Synodus quarta,historicalis sanctae Albensis Ecclesiae, ibid. 1658) - e da una puntigliosa rivendicazione dei diritti e dei privilegi ecclesiastici. "Tenace, operoso e pressoché inesorabile e inquieto difensore delle parti etiandio più tenui della giurisdizione ed immunità" - a detta del Vernazza -, il B, non trascurò la "minima occasione di spiegarla e difenderla con parole et etiandio con i fatti". Attento a mettere a profitto le occasioni di rafforzamento del suo Ordine (nel corso del suo vescovato i francescani ottennero il convento di Mellea presso Farigliano, mentre già al capitolo di Toledo era riuscito ad aggregare alla sua provincia il convento di Lavezzole presso San Damiano), egli operò anche per il rinnovamento del palazzo vescovile di Alba, contribuendo inoltre al restauro della cattedrale, pressoché in rovina, e al ristabilimento nella diocesi di seminari, cappelle e case di campagna.
Insignito il 19 ag. 1644 della croce dell'Ordine mauriziano con la dignità di "conservatore" nel Genovesato, il B. ottenne sotto Madama Reale, nel tettembre 1648, una pensione di 2.000 lire d'argento dal donativo dovuto dalle comunità di Bra e di Cortemilia e venne ancora gratificato, nel marzo 1655, di una somma dello stesso importo per i "servizi che rende alla Corona". Il fratello, Alessandro, ricoprirà negli stessi anni l'incarico di governatore della città di Alba.
Il B. morì il 2 novembre 1665.
Il nome del B. è noto, per altra parte, per la sua attività storiografica e memorialistica, cui aveva cominciato a dedicarsi dal periodo del suo magistero in teologia a Torino. La sua prima opera stampata data comunque dal 1642, e vide la luce a Torino in quattro libri (poi pubblicati in folio nel 1647 con dedica a Carlo Emanuele II) con il titolo di Seraphica subalpinae Divi Thomae provinciae monumenta,regis Subalpinorum Principis Sacra.
A questo lavoro il B. aveva posto mano nel 1635: il quarto libro dell'opera, De Franciscano habitu, riprende in gran parte le De legitima S. P. N. Francisci successione apologeticae assertiones composte in quell'anno e rimaste inedite. Di fatto, si tratta di un vasto repertorio di opere, personaggi e memorie religiose e genealogiche, affastellate senza alcun criterio di organicità, anche se non prive talora - al di là del ciarpame d'obbligo a riferimenti leggendari - di elementi interessanti per la storia della pratica e del costume religioso locale.
Gli stessi difetti, con una più accentuata propensione anzi per memorie e tradizioni confinanti spesso con la favola e pur accolte senza alcun tentativo di verifica o di analisi critica, si rinvengono nell'opera più nota del B., il De progressibus Ecclesiae Occidentalis in XVI saeculis, uscita per la prima volta in due volumi in folio a Carmagnola nel 1648, e poi ristampata con il titolo Progressi della Chiesa Occidentale in sedici secoli distinti nello stesso anno, con l'aggiunta di due "libri proemiali" dedicati a Madama Reale, e ancora, sempre nella versione italiana, nel 1650 a Carmagnola e nel 1652 a Torino.
Il lavoro, che giunge a coprire soltanto le vicende ecclesiastiche non oltre gli inizi dell'ottavo secolo (un altro volume, sino al decimo secolo, rimase inedito), non è in pratica che il rifacimento - con gli stessi intendimenti agiografici e senza alcun discernimento critico - di un'opera manoscritta sullo stesso tema compilata dal canonico Guglielmo Baldessano, teologo della Chiesa metropolitana torinese, fra il 1593 e il 1605 (Della storia ecclesiastica della più Occidentale Italia e chiese vicine): integrata dal B. con l'aggiunta di alcune cronache, peraltro di scarso valore storico, tratte dagli archivi ducali, in base alle quali e con le memorie del Baldessano egli aveva già steso nel 1642 gli Annali ecclesiastici del Piemonte,del Delfinato e della Provenza, rimasti poi manoscritti.
Di maggiore interesse, almeno sotto il profilo erudito e dell'annalistica ecclesiastica, altre sue opere riguardanti più da vicino le vicende della diocesi e della città di Alba: così il catalogo, anche se non privo di inesattezze, dei vescovi e l'elenco delle chiese della diocesi albese, in appendice agli Acta et constitutiones del 1645 già citato; l'excursus storico. sulla Chiesa albese inserito nella pubblicazione degli atti del quarto sinodo del 1658, pur appesantito da numerose digressioni; e l'Albae - Pompeiae succinta descriptio, stampata a Torino nel 1661 presso la tipografia degli eredi di Carlo Gianelli.
Quest'ultimo lavoro, per la cui compilazione il B. aveva ottenuto l'appoggio di Carlo Emanuele II e dei reggenti della comunità locale G. C. Valsico e C. Cane, è di qualche validità, peraltro solo per le vicende più recenti e alcune osservazioni sulla fisionomia della provincia; ché la narrazione storica è viziata da incongruenze di sapore leggendario e da compiacenti indulgenze oleografiche per quanto riguarda gesta e casati locali.
Più dignitoso il De situ,origine,incrementia ac statu Cunensis urbis, pubblicato a Cuneo nello stesso anno, attribuito al B. e uscito quasi testualmente sia nell'edizione di Amsterdam del 1682, sia in quella successiva del 1691 del Theatrum statuum Sabaudiae.
Il B. lasciò - oltre a una Historia Seraphica provinciae Sancti Thomae Apostoli (Torino 1642) in cinque libri dedicati al gran cancelliere Piscina e una descrizione del convento di S. Maria degli Angeli di Cuneo composta nel 1647. Poi stampata a Cuneo da Giorgio Pecollo nel 1708 - numerosi trattati manoscritti, fra cui Notizie del Monferrato, s.d., e Sabaudia rediviva,seu vita Caroli Emmanuelis I,Sabaudiae Ducis, composta a Torino nel 1661 con dedica al pontefice Alessandro VII e al principe Maurizio di Savoia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Sez. I, Lettere particolari, B, mazzo 121, corrisp. del 1642; Ibid., Sezioni Riunite, Controllo Finanze, reg. 1648, f. 166; 1655, f. 34; Torino, Bibl. Reale, Var. 3358; Misc. 72/8, 210 e 309; Storia patria, 577 e 591; Not. 30.349; Vern. 47.14: Vita di monsignor P. B. scritta dal barone Giuseppe Vernazza; A. Rossotti, Syllabus Scriptorum Pedemontii, Monteregali 1667, p. 459; G. M Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2086; J. Meyranesius, Pedemontium sacrum, Torino 1863, pp. 885 s.; A. Mathis, Storia dei monumenti sacri e delle famiglie di Bra, Alba 1888, pp. 137 s.; L. Wadding, Scriptores Ordinis minorum, I, Roma 1906, p. 182;, G. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium ordinum S. Francisci a Waddingo aliisque descriptos, Roma 1921, pp. 310 s.; F. Maccono, La parrocchia e il convento francescano di S. Tommaso in Torino, Casale Monferrato 1931, pp. 20, 60, 82-84, 145, 319; V. Castronovo, Samuel Guichenon e la storiografia del Seicento, Torino 1965, pp. 101 n., 122, 123 n., 124 e n.; A. Manno, Il patriziato subalpino, II, Firenze 1906, p. 413; P. Gauchat, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, IV, Monasterii 1935, Pict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col.785.