BRIZI, Paolo
Nacque a Fano nel 1702; le notizie biografiche, riferite dall'Orsini, che dal padre egli ebbe i primi rudimenti della pittura e che avrebbe studiato cinque anni a Roma nella scuola di G. P. Pannini, non trovano conferma documentaria. Certo è che si esercitò soprattutto nella decorazione parietale, ma non tanto nelle prospettive, quanto negli ornati, cioè nei fregi che incorniciano le scene figurate. Ebbe una prima commissione importante a Perugia, quando fu chiamato (1735) a dipingere la volta del braccio destro del transetto della chiesa dei filippini con faspioni decorativi che recingono pitture del Boccanera ove riprese il tema dei putti in finto stucco, già messo in opera dal Carlone e dai suoi discepoli per la volta della tribuna (Orsini, Siepi). Il disegno armonioso del B., il suo colorito aggraziato ottennero subito successo, tanto è vero che, compiuta quest'opera, gli venne affidata l'esecuzione dell'altra parte della crociera, in cui ripeté gli stessi motivi per le pitture del Ceccarini (1737).
Dopo queste imprese, il B. ebbe molte altre commissioni a Perugia, da cui non si allontanò più. Tra i lavori più significativi ed ancora esistenti, ricordiamo in ordine cronologico: il soffitto di una saletta nell'appartamento nobile del palazzo dei Priori (oggi anticamera del sindaco), variamente intessuto con putti, meandri decorativi, conchiglie, ecc., mentre le figure allegoriche della sala sono opera di F. Appiani (verso il 1747); le pareti e la volta dell'oratorio delle derelitte in porta S. Pietro, oggi adibito a usi profani.
Si tratta di un ambiente decorato variamente, con ricca profusione dei motivi cari all'artista, grottesche, fiori, ori, con figure sacre e allegoriche nei tondi e negli occhi. Secondo l'Orsini, anche le immagini dei medaglioni, la Gloria disant'Anna, l'Incoronazione di Maria e le figure di Virtù, sarebbero tutte di mano dello stesso B.; in questo caso si dovrebbe concludere che egli, nelle pitture di figura, si avvicinò, per lo stile fluido, aperto, all'Appiani, col quale del resto collaborò più che con gli altri figuristi suoi contemporanei. Le pitture dell'oratorio delle derelitte, in discreto stato di conservazione (fatta eccezione per quelle dei pilastri, ridipinte), vennero eseguite nel 1752.
Più tardi sono due soffitti a volta nella chiesa del monastero delle Colombe (monache domenicane), oggi adibita a rimessa degli automezzi delle guardie di pubblica sicurezza, un lavoro di quadratura ricco e complesso (le figure sono dell'Appiani), condotto in parte in stucco.
Purtroppo tale insieme, considerato dalla critica come il capolavoro del B., è ridotto in pessime condizioni, sia per le cadute dell'intonaco sia per l'annerimento prodotto dall'uso cui è stato destinato l'ambiente. Quanto alla datazione, sappiamo che la nuova chiesa venne consacrata dal vescovo Firmiani nel 1761, e dunque i lavori decorativi dovettero svolgersi in quell'anno o in quello precedente.
Ultima opera potrebbe essere considerato il soffitto della biblioteca del convento dei francescani di Monteripido, lavorato in parte a fresco ed ancora in buono stato di conservazione. Secondo l'Orsini, fu proprio durante la realizzazione di questa opera che il B. contrasse la malattia che doveva portarlo alla morte, a Perugia, nell'ottobre 1773.
Distrutti gli archivi riguardanti palazzo Donini (sede attuale dell'Ente Regione), il più importante monumento per la decorazione pittorica di Perugia settecentesca, non vi è stata ancora individuata con sicurezza la mano del B., che vi lavorò a detta dell'Orsini. Secondo le fonti, dipinse una sala di palazzo Baldeschi al Corso, che sembra essere stata ridipinta nel sec. XIX, e lavorò anche nel palazzo dei, conti Graziani a Torgiano (opera tarda) e in edifici minori. Il Siepi ricorda ancora che nell'oratorio di S. Cecilia il B. dipinse un drappo di seta nero con "meandri a fiori alla chinese di oro che imitano un ricamo".
Il B. è forse il più elegante tra tutti i decoratori perugini del secolo; ha una mano pronta e facile, un delicato senso del colore, molto gusto nel trattare i temi tipici del rococò. D'altra parte è anche vero quanto dice l'Orsini, cioè che il pittore riesce spesso un po' troppo trito, minuto, rispetto alle esigepze decorative di grandi spazi, come le volte dei palazzi e chiese. La gamma dei suoi colori è piuttosto chiara: egli predilesse le tonalità sul verde pallido, sul bianco, sull'oro, e seppe imitare con molta abilità e accortezza lo stucco in pittura, traendone raffinati effetti ornamentali. Quanto alla sua attività di figurista, rimane molto incerta.
Bibl.: B. Orsini, Guida al forestiero per... Perugia, Perugia 1784, pp. 43, 55, 163, 267, 281, 282; Id., Mem. dei pittori perugini del sec. XVIII, Perugia 1806, pp. 54-57; S. Siepi, Descrizione topologica-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, pp. 534, 613, 652, 849, 855, 856; A. Lupattelli, Storia della pittura a Perugia, Foligno 1895, p. 78; E. Ricci, La chiesa dell'Immacolata Concezione e di S. Filippo Neri..., Perugia 1969, pp. 35, 117, 118, 132, 133; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 33.