BRAVUSI (Brauso), Paolo (Bravoisius Mutinensis)
Nacque a Modena il 24 ott. 1586 da "messer Benedetto Brauso e da madama Anna Verdota", secondo l'atto di battesimo (Roncaglia). Studiò musica con O. Vecchi, che ebbe per lui una predilezione particolare, ricambiata dal B. con profondo affetto, tanto da assisterlo, quando il Vecchi si ammalò, fino alla morte (1605). Per gratitudine, il maestro gli lasciò nel testamento tutti i suoi libri di musica e le sue composizioni, di alcune delle quali il B. curò la pubblicazione. Dalle Cronache modenesi di G. B. Spaccini (citate dal Roncaglia) si apprende che il B. cominciò a dedicarsi presto all'attività creativa: a diciannove anni, infatti, compose una Messa cantata con musica (sic)eseguita l'8 sett. 1605 per "fare festa alla Cappellina de' Camerieri di Castello". Un'altra sua esecuzione ebbe luogo il 6 apr. 1608 in piazza, come narra lo Spaccini, "su la ringhiera del Palazzo Comunale ch'è sopra la Bonissima", dove si trovavano il B. "ed un buonissimo corpo di musica con tre cometti, cinque tromboni e Musici che mentre passavano [i principi] cantavano e facevano honorato intartenimento".
La promettente carriera del B. destò l'invidia di G. Capilupi, anche lui allievo del Vecchi, del quale, però, aveva mal ripagato la stima e l'affetto, riuscendo a togliergli nel 1604 la carica di maestro di cappella del duomo e fomentando intrighi e calunnie.
Il Capilupi, vedendo nel B. un nuovo temibile rivale, iniziò nei suoi confronti una lotta subdola e sleale, valendosi spesso della protezione di personaggi influenti: il 3 apr. 1606, per la celebrazione della festa dell'Annunziata, il B. venne invitato a dirigere la cappella del duomo, con l'approvazione dei nobili della città, ma il vescovo Silingardi, protettore del Capilupi, vietò ai preti cantori di cantare sotto la direzione del B. e, poiché alcuni di quelli c non volevano sottoscrivere a detta scrittura" vi furono costretti a forza dal vescovo, che li voleva "sospendere dagli offici" (Spaccini). Pochi giorni dopo (16 aprile) il Capilupi convinse il vescovo a concedergli anche di fare musica alle monache, attività in precedenza proibita, per la quale il Vecchi era stato destituito dalla carica di maestro di cappella del duomo. Di fronte a questa situazione che dimostrava la possibilità del Capilupi di nuocergli gravemente, il B. cercò di tutelarsi chiedendo protezione al cardinale Alessandro d'Este; ciononostante, il vescovo e il Capilupi continuarono a perseguitarlo.
Dopo un breve periodo di pace, la diatriba riprese e solo nell'aprile 1609 si giunse faticosamente a una riconciliazione per mezzo d'amici, in specie del canonico C. Scalli.
Fatta la pace, il 30 apr. 1609 il B. e il Capilupi cantarono insiemeil vespro in duomo, dove era accorsa una gran folla ad ascoltarli, perché - a detta dello Spaccini - era stata "una gran rissa e d'importanza con pericoli de molti inconvenienti". Il 20 giugno dello stesso anno il B. poté finalmente essere nominato sottomaestro nella cappella del duomo, accanto al Capilupi maestro, con uno stipendio annuo di sessanta lire. Al momento della nomina, tuttavia, i due musicisti sottoscrissero un documento nel quale il Capilupi imponeva al B. pesanti condizioni di ubbidienza e di sottomissione tanto nel duomo, quanto fuori, in occasione di richieste di esecuzioni. La collaborazione fra i due musicisti si svolse, comunque, senza incidenti e il B. mantenne il suo posto fino all'ottobre 1614, quando la cappella, in seguito alle dimissioni del Capilupi, venne sciolta dal vescovo Bertacchi. Due mesi più tardi la carica di maestro di cappella era assegnata a G. B. Stefanini, al quale il duca aveva promesso da tempo la.nomina a successore del Capilupi.
Durante questi anni il B. aveva avuto nuove amarezze a causa di T. A. Zanini, un musico che, non avendo potuto ottenere l'incarico di sottomaestro nel duomo modenese, aveva cercato di danneggiarlo, denunciandolo all'Inquisizione con l'accusa di andare "continuamente a insegnare in ghetto" (Spaccini) e di condurvi musici e - una volta - persino preti cantori a far musica a un matrimonio di ebrei. Pare, tuttavia, che la denuncia rimanesse senza conseguenze, e il 19 maggio 1626 il B. successe allo Stefanini, ottenendo l'ambita carica di maestro di cappella su espressa proposta di Alfonso d'Este, in data 6 maggio, al capitolo dei canonici del duomo. Dal 1626 non si hanno più notizie del B., che morì durante un'epidemia di peste a Modena il 4 ott. 1630.
Delle sue musiche rimangono solo il salmo Libera me,Domine, inserito nel Liber primus... missarum senis & octonis vocibus di O. Vecchi, pubblicato a Venezia nel 1607 da A. Gardano e fratelli a cura del B. stesso, e il madrigale Questa picciola chiostra a otto voci, pubblicato nei Dialoghi a sette et otto voci... da cantarsi,& concertarsi con ogni sorte di stromenti. Con la partitura delli bassi continuati, sempre del Vecchi, editi a cura del B. a Venezia nel 1608 presso il Gardano.
Le due composizioni indicano, secondo il Roncaglia, padronanza dei mezzi tecnici, ma non mettono in luce caratteristiche particolari della sua facoltà creativa. La sua figura può dunque interessare per il ruolo sostenuto nella vita musicale della sua città e per le qualità umane dimostrate nella vicenda col Capilupi, che in punto di morte gli affidò l'incarico di scegliere le sue musiche inedite per pubblicarle: nel 1621 il B. curò, infatti, la stampa dei Concerti ecclesiastici del Capilupi a Venezia per i tipi del Magni.
Fonti e Bibl.: A. Catelani, Della vita e delle opere di O. Vecchi, Milano 1858, pp. 15, 31, 54; L. F. Valdrighi, Annotazioni bio-bibliografiche intorno a B. Castaldi..., Modena 1880, pp. 6, 8, 10; Id., Cappelle,concerti e musiche di casa d'Este dal secolo XV al XVIII, Modena 1884, pp. 19, 62; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, pp. 32, 149; III, ibid. 1893, p. 181; G. Roncaglia, La Cappella del duomo di Modena, Firenze 1957, passim da p. 67 a p. 310; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, II, p. 178.