BOTTICELLA (Buttigella, Butigella), Paolo
Nacque a Pavia nel 1474 (o 1475, secondo i due diversi testi che si tramandano dell'epitaffio) da nobile famiglia. Nel 1494, mentre studiava a Ferrara, decise, ormai ventenne, di entrare nell'Ordine domenicano. Sebbene non avesse conseguito il titolo di "magister", ma solo quello di baccelliere, fu professore di filosofia e teologia in vari conventi della provincia monastica della Lombardia, alla quale apparteneva. Probabilmente è frutto di questo periodo di insegnamento un commentario alla Summa theologica di San Tommaso (Super secundam secundae et super tertiam partem S. Thomae commentaria), che gli viene attribuito da cronisti antichi e da storici dell'Ordine. Dall'insegnamento e dagli studi fu distolto ben presto, assorbito dalle cariche direttive che volentieri ricercò e seppe abilmente ottenere. Nel 1516 e nel 1525 fu vicario della provincia lombarda. Nel 1520 fu priore del convento di S. Domenico di Bologna; nel 1525 priore del convento di S. Maria degli Angeli di Ferrara. dove trent'anni prima era entrato novizio. A Bologna e a Ferrara conobbe tre dei maggiori esponenti dell'ordine: Tommaso Badia, Bartolomeo Spina e Francesco Silvestri, e con almeno due di essi, lo Spina e il Silvestri, ebbe rapporti d'amicizia. Contemporaneamente alla carica di priore del convento ferrarese ricoprì le funzioni di inquisitore di Ferrara e Modena. Vari altri incarichi gli furono attribuiti dal Silvestri, generale dell'Ordine dal 1525: nel 1526 lo nominò commissario generale per la sorveglianza dei frati che, a vario titolo, vivevano "extra ordinem"; l'anno successivo lo nominò procuratore generale dell'Ordine e ottenne da Clemente VII la sua elevazione alla carica di vicario generale.
La nomina a vicario generale ottenuta col favore del Silvestri fu la premessa della certa ascesa alla massima carica direttiva alla quale il B. aspirava. Alla morte del Silvestri fu infatti eletto generale nel capitolo del giugno 1530; ebbe come concorrente Tommaso Badia, già maestro del Sacro palazzo e appoggiato da papa Clemente VII.
Un cronista contemporaneo, il domenicano spagnuolo Sébastian de Olmeda, attribuisce l'elezione alla sua abilità. Sembra fuor di dubbio che a ottenergli la maggioranza del capitolo abbiano contribuito da una parte il fatto che nel 1529, appena morto il Silvestri, il B. riuscì a farsi confermare vicario generale e dall'altra la circostanza che ottenne il trasferimento del capitolo da Poligny a Roma.
I fatti più notevoli verificatisi durante il suo generalato sono la soppressione della Congregazione toscana di S. Marco e la soppressione della provincia lombarda; ma si tratta di provvedimenti deliberati e realizzati al di fuori di ogni possibilità di intervento delle gerarchie dell'Ordine. L'Echard dà notizia di una Epistola encyclica ad universum ordinem e capitulo generali suae electionis (10 giugno 1530). Il 15 genn. 1530 Clemente VII indirizzò al B., nella sua qualità di inquisitore di Ferrara e Modena, un breve contro quei frati, carmelitani in particolare, che con le loro prediche turbavano la fede e propagandavano l'eresia.
Il B. morì il 9 ott. 1531 a Napoli, dove si trovava per una visita dei conventi del Regno. Fu sepolto nella chiesa di S. Domenico; ne composero l'epitaffio i confratelli Agostino Silvestri e Bartolomeo Spina.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Modena, Inquisizione, busta 149 (breve di Clemente VII); Sébastian de Olmeda, Chronica ordinis praedicatorum, Romae 1936, pp. 209-212; A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum..., Bononiae 1691, p. 108; J. Echard, Scriptores ordinis praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, p. 77; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2473; R. P. Mortier, Histoire des maîtres généraux de l'ordre des frères prêcheurs, V, Paris 1911, pp. 274, 282 s., 285-296; I. Taurisano, Hierarchia ordinis praedicatorum, I, Romae 1916, pp. 10, 98.