BORGASIO, Paolo
Appartenente ad una famiglia originaria di Limassol, nacque a Feltre nel 1466 da Giovanni Vittore, giurista che fu podestà di Trento, e da Corona Brandelizi. Studiò legge a Padova e a Bologna, dove si addottorò in diritto civile e canonico. Dopo la laurea si trasferì a Venezia per esercitarvi l'avvocatura: si specializzò in diritto canonico difendendo numerose cause presso il foro ecclesiastico.
Abbracciato quindi il sacerdozio, il B. iniziò una brillante carriera beneficiale, favorita dalla devozione sempre fortissima alla Repubblica di Venezia. Canonico e arcidiacono della cattedrale di Feltre, entrò al seguito del cardinale Domenico Grimani, patriarca di Aquileia, del quale nel 154 è ricordato come vicario generale. Presto conquistò la simpatia del potente cardinale veneziano Marco Corner che seguì a Roma, allettato dalle prospettive di una brillante carriera al servizio della Curia. Con il favore del Corner fu nominato referendario delle due Segnature e prelato domestico di Sua Santità. Il 22 marzo 1516 il Corner gli cedette il vescovato di Limassol. Così dotato e ricco di prebende, si dispose a servire Leone X, mettendo a profitto le sue competenze amministrative. Fu utilizzato come governatore di Viterbo, ma nel dicembre del 1519 fu sostituito dal Corner con un altro veneziano, il primicerio, di S. Marco Girolamo Barbarigo, senza ottenere un nuovo incarico. Con questo provvedimento la carriera romana del B. si chiudeva, senza che sia possibile ricostruirne le vicende e motivarne la disgrazia. Certo è che egli ritornò a Venezia, dove ritrovò il favore del governo della Repubblica, del quale divenne uno dei prelati di più stretta fiducia.
Nel maggio del 1521 fu incaricato dal nunzio apostolico, con il consenso del governo veneziano, di perseguire con funzioni di inquisitore, insieme a una deputazione appositamente designata, certi casi di stregoneria manifestatisi nel Bresciano. Nel settembre ritornò a Venezia e riferì in Senato sull'azione svolta. Il suo operato ebbe la piena approvazione delle autorità che, in ricompensa dello zelo dispiegato, gli concessero l'esenzione dalle decime del vescovato di Limassol.
I rapporti con il governo veneziano, dopo lo svolgimento felice di questo incarico, divennero ancora più stretti al punto che il B. poteva ormai considerarsi ufficiosamente uno dei prelati al servizio della Serenissima. Nel settembre del 1523 fu nominato infatti insieme ad un altro ecclesiastico, Marco Antonio Regino, collettore ed esattore delle decime venete concesse alla Repubblica da Adriano VI con breve del 5 sett. 1523. Il lavoro di esazione non era dei più semplici e comportava una notevole preparazione canonistica oltre a molto tatto nei rapporti con il clero, munito spesso di privilegi ed esenzioni non sempre facilmente aggirabili. Nel dicembre dello stesso 1523il B. e il suo collega riferirono in Senato sul lavoro già svolto, che risultò di piena soddisfazione della Signoria. Avevano raccolto già somme ingenti, superando non poche difficoltà, e proseguirono in quest'opera ancora per parecchi anni.
Della competenza canonistica del B. il governo della Repubblica si valse anche in altre occasioni: risulta infatti che egli esercitò funzioni di consultore e di giudice ecclesiastico in questioni beneficiali e di altro ordine (nel 1524 e nel 1525). La sua opera fu richiesta ancora durante la controversia con il patriarca di Venezia scoppiata nel dicembre del 1527, in occasione della riapertura al culto della chiesa dei Greci in S. Antonino. Il patriarca pose il veto, ritenendo scandalosa la possibilità offerta dalla Signoria ai Greci di esercitare liberamente il loro culto in Venezia. In questa circostanza il B. sostenne la tradizionale politica di tolleranza ecclesiastica seguita dalle autorità venete che rappresentò nei confronti del patriarca.
A queste stesse direttive di cauta tolleranza si ispirò la condotta tenuta dal B. nel 1530, quando fu investito del compito di giudicare il francescano Girolamo Galateo accusato di predicare a Padova dottrine luterane. Si limitò infatti ad emettere "certa sententia, si pentisse in pergolo di quello ha ditto", ordinando che fosse rimesso in libertà. Nell'aprile del 1530il Galateo poté così ritornare a Padova per riprendervi la sua predicazione luterana, richiamando l'attenzione di Gian Piero Carafa, allora vescovo di Chieti, più tardi papa Paolo IV. Egli denunciò il caso a Clemente VII con un lungo memoriale da Venezia, nel quale chiedeva l'inizio di una politica rigorosa di repressione dell'eresia dilagante nei domini della Repubblica. Alla questione del Galateo fu interessato anche il nunzio pontificio Averoldo Altobelli che ottenne al Carafa un breve di nomina di Clemente VII per giudicare il Galateo. Le autorità veneziane furono così costrette a ritornare sul caso, a rimettere il francescano in prigione a disposizione del Carafa, che cassò la sentenza del B. e condannò il 16 genn. 1531 il Galateo alla pubblica degradazione, da eseguirsi nella chiesa di S. Marco. La sentenza fu però sospesa dal Consiglio dei dieci, assai restio a seguire il Carafa nel suo zelo antiereticale.
Questo fu l'ultimo incarico assolto dal B. al servizio della Repubblica del quale si ha notizia. Ormai vecchio, dopo questa data si andò allontanando progressivamente dalla vita pubblica. Nel 1530 accettò ancora l'incarico di reggere la diocesi di Padova per conto dell'arcivescovo Francesco Pisani, ma non è noto fino a quando lo tenne. Certo è che il 14 luglio 1539 resignò il vescovato di Limassol e si ritirò a vita privata, stabilendosi a Feltre per dedicarsi agli studi.
Morì a Venezia, dove si era recato per curare alcuni affari, nel 1541. Gli vennero tributate solenni esequie nella chiesa di S. Agnese. L'orazione funebre fu letta dal noto letterato veneziano Giovanni Battista Egnazio.
I risultati della sua lunga esperienza di canonista vennero raccolti dal B. in un trattato che fu pubblicato postumo a Venezia nel 1574: Tractatus de irregularitatibus,et impedimentis ordinum,officiorum,et beneficiorum ecclesiasticorum,et censuris ecclesiasticis,et dispensationibus super eis..., Venetiis 1574.
Fonti e Bibl.:M. Sanuto, Diarii, XVIII-LVIII, Venezia 1887-1903, ad Indices; G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1718 s.; I. F. Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts von Gratian bis auf die Gegenwart, III, 1, Stuttgart 1880, p. 443;G. Guljk-C.Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 259;G. M. Monti, Ricerche su papa Paolo IV Carafa, Benevento 1925, pp. 16, 82;B. Katterbach, Referendarii utriusque signaturae..., Città del Vaticano 1931, pp. 77, 100; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, col. 1212 (con ulteriore bibl.).