BELLINZANI, Paolo Benedetto
Nato a Mantova intorno al 1690, come risulta dai registri capitolari di Recanati, si dedicò giovanissimo agli studi musicali e nel 1717 fu ordinato sacerdote. Nel 1715, essendosi rese vacanti la carica di maestro di cappella nella cattedrale di Udine e una "mansioneria" nella chiesa, il B., dopo aver superato un esame in canto fermo e in canto figurato, ottenne ambedue le cariche. Gli fu inoltre conferito l'incarico di istruire i chierici nel canto fermo o figurato, e il 29 aprile dello stesso anno il capitolo gli concesse il beneficio dell'altare di S. Ermacora. Sappiamo inoltre che i deputati della città, soddisfatti della sua capacità, gli assegnarono il sopra stipendio di 40 ducati annui. Tuttavia, nonostante tali riconoscimenti, i deputati non furono poi tanto generosi e il B., preferendo dedicarsi alla composizione, l'11 dic. 1717 chiese di essere dispensato dai Vespri sino a Natale "per essere impiegato in composizioni di Musica per servizio della Chiesa".
In questo periodo videro la luce le Missae quatuor vocibus concinendae cum Basso et Organo ad libitum consecratae Ill.mo et R.mo Dionysio Delphino Patriarchae Aquileiae a P. B. B. in perinsigni Collegiata S. M. Maioris Utini Musicae Praefecto, Opus primum, Bologna, Silvani, 1717, e i Salmi brevi per tutto l'anno a 8 voci pieni con violini a beneplacito... Opera seconda, dedicati a numerosi deputati di Udine e pubblicati a Bologna, A. Silvani, 1718; in questa opera egli figura, oltre che maestro di cappella, anche "censore dei Signori Accademici Risorti di Ferrara". L'opera fu probabilmente assai gradita, poiché il Comune gli aumentò lo stipendio portandolo a 60 ducati, e rimase, inoltre, per lunghi anni nel repertorio di molte cappelle, fra le quali quelle di S. Marco a Venezia e della S. Casa di Loreto.
Nel 1718 il B. lasciò Udine a causa della sua nomina a censore in Ferrara e si trasferì sino al 1722 a Pergola. Frattanto era stato chiamato alla cattedrale di Pesaro, dove però rimase poco tempo, se quel capitolo, dopo aver accettato le sue dimissioni del 30 sett. 1721, il 5 dicembre dello stesso anno gli lasciò lettere testimoniali in cui vengono elencati tutti i suoi meriti.
Nel 1722 il B. si trasferì nella cattedrale di Ferrara, dove rimase fino al 1724, poiché il 3 gennaio dello stesso anno lo ritroviamo nella cattedrale di Pesaro dove restò fino al 1730. Durante questi anni era stato aggregato all'Accademia filarmonica di Bologna (1727) e si era dedicato alla composizione con grande impegno.
Videro la luce molte opere sia profane sia religiose; ricorderemo tra esse: Offertori a due voci (soprano e tenore con accompagnamento d'organo) per tutte le feste solenni dell'anno dedicati all'em.mo cardinale Annibale Albani Camerlingo di S. Chiesa... Opera quarta, Pesaro, N. Gavelli, 1726 (nell'Arch. del duomo di Udine si conservano le parti di Alto e Basso). Si ignora quando sia stata composta l'Opera terza, Sonate per flauto solo con cembalo o violoncello, Venezia, A. Bortoli, 1728 (0 1720 secondo il Dizionario dei Riemann), ma probabilmente deve risalire al periodo della permanenza a Udine. Presso N. Gavelli a Pesaro furono pubblicati nel 1726 i dodici Duetti da camera... Opera quinta, dedicati al cardinale Comelio Bentivoglio d'Aragona. Appartengono sempre a questo periodo due oratori: il primo, Ester, su testo poetico dell'arcade Neralco (G. M. Ercolani), fu rappresentato per la prima volta ad Ancona nel 1723 e successivamente a Pesaro (1723 e 1727), ma si ignora se fu pubblicato; il secondo, Abigaille, Oratorio a quattro voci coi stromenti da cantarsi per la festa di S. Cecilia che solennizzano i musici della metropolitana di Urbino nell'anno 1730.su testo poetico dello stesso autore del precedente, fu rappresentato a Urbino nel 1730 e pubblicato nello stesso anno a Pesaro da N. Gavelli. Nel 1733 sempre presso lo stesso editore videro la luce i venti Madrigali a due, a tre, a quattro e cinque voci. Opera sesta.
Dal 7 giugno 1730 al 27 ag. 1734 il B. fu maestro di cappella nel duomo di Urbino e sappiamo da una nota dell'Archivio comunale della cappella del SS. Sacramento (Risoluzioni consigliari, Libro 1712-34) che aveva presentato al Mensale un memoriale con una presentazione del cardinale camerlengo per essere ammesso come maestro di cappella nella metropolitana di Urbino; la sua richiesta fu accolta, soprattutto in considerazione dei suoi meriti musicali, quasi all'unanimità.
Nel 1734 il B. si recò a Fano e, dopo aver fatto domanda per essere nominato maestro di cappella nel duomo della città, il 6 agosto dello stesso anno gli fu affidata dal vescovo la Scuola di musica del seminario. Al nuovo incarico si accinse con grande entusiasmo e, nell'intento di ridare nuova vita alla cappella, avendo constatato che "la credenza della musica era assai sprovvista", chiese al capitolo di poter fare acquisti e, istituire una biblioteca musicale; ma l'impresa non ebbe attuazione perché il 9 maggio 1735 gli fu offerto di recarsi a Orvieto con lo stipendio di 80 scudi annui, contro 130 ricevuti a Fano.
Durante gli anni di permanenza a Urbino il B. non aveva tralasciato la composizione: nell'Archivio musicale della città si conservano numerosissime sue composizioni religiose, tra cui quarantun Inni per tutto l'anno, due Messe e tre Magnificat a 4 voci, dedicati al cardinale Annibale Albani (5 maggio 1733), e Salmi Vesprertini e Messe a 4 voci (1729-1734).
Rimasto a Orvieto per due anni, nel 1737 il B. ne partì per recarsi a Recanati dove successe a Pietro Paolo Benedetti nella cappella del duomo. In questa città si stabilì definitivamente, ma dai documenti dell'Archivio capitolare recanatense del 16 dic. 1742 sappiamo che chiese al capitolo un congedo di tre anni per usufruire di una provvisione offertagli al fine di soddisfare i debiti contratti "per evitare la rovina della Casa spettante alla Cantoria". Si ignora tuttavia di chi fosse la provvisione e se gli venisse concesso il congedo. Da una raccolta di Responsori per i Mattutini delle Tenebre a 4 voci del 1744, inediti e conservati a Pesaro, sappiamo che aveva perduto gran parte del suo entusiasmo perché "ormai infastidito della Musica, non solo riguardo alla sua avvanzata età, ma molto più per la molta trascurataggine dei moderni cantori".
Il B. morì a Recanati il 25 febbraio 1757.
Musicista dotto e padrone dei suoi mezzi espressivi, il B. ha lasciato nella sua vasta produzione l'impronta di un arte elegante e consumata. Essa appare corretta e sapientemente condotta, nei suoi elementi formali, che tuttavia non sempre sono in carattere con il contenuto o gli intendimenti cui era rivolta. Il B. fu variamente giudicato dai contemporanei e tuttora si nota nelle opere religiose un'atmosfera più profana che sacra: tale tendenza rivela, sia nell'accompagnamento elaborato e mosso sia nella virtuosissima linea melodica in cui abbondano figurazioni ornamentali e gorgheggi, l'influsso esercitato dalla musica teatrale su quella religiosa. E se da una parte in questa diffusa consuetudine il B. rivela di seguire le esigenze estetiche dell'epoca e quindi un certo manierismo, dall'altra mostra anche di essersi liberato dai canoni rigidi del genere per esprimere liberamente la propria personalità, svincolandosi da schemi tradizionali ormai divenuti aridi e convenzionali.
Molte composizioni del B. si conservano ancora in manoscritto: presso l'Archivio musicale della Cappella Lauretana si trovano Salmi di Terza ad otto voci con organo e nella Biblioteca del conservatorio di Bologna dodici Sonate da chiesa a 3 con due violini e basso, a imitazione di quelle di A. Corelli. Nell'Archivio musicale del capitolo di Pesaro si conservano composizioni di carattere sacro, tra cui molte Messe (anche con strumenti), Salmi a 4 e a 8 voci, Introiti per le varie festività dell'anno, Kirie, Gloria, Credo (a più voci), Magnificat a più voci con strumenti., 140 versetti di varia registratura (1728), Responsori, Offertori a 2 voci pei tutte le feste dell'anno (1726) e Stramberia alla moderna o sia Salmi a 4 voci e a 2 ad usum Urbini (1732) e numerosissime altre composizioni di carattere liturgico che rivelano come la sua sorprendente operosità non avesse mai soste. Il gusto e la maestria nell'arte musicale lo inducevano a sperimentare nuovi stili e tecniche diverse, poiché in una sua lettera conservata nella Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, inviata a don Angelo Maria Carosi maestro di cappella a Sinigaglia, egli dimostra il buon effetto degli "unisoni, introdotti al suo tempo e da lui praticati nelle sue musiche composizioni, giustificandone l'uso ove con riservatezza e giudizio sia posto in opera".
Il nipote Antonio nacque all'inizio del sec. XVIII a Ferrara, dove studiò nella scuola della cattedrale e divenne canonico. Fu organista nella cappella del duomo di Urbino dal 1730 al 1734 e quindi, con qualche interruzione, organista e maestro di cappella a Pesaro dal 1736 al 1748. Sino al 1755 Antonio fu titolare della prebenda musicale presso la collégiata di S. Maria Maggiore di Spello, ma in realtà per vari motivi non assolse mai al suo incarico; nel 1755 appunto ritornò a Urbino come maestro di cappella e qui rimase sino al 1757 quando, nel marzo, si trasferì a Recanati per succedere allo zio nel duomo di quella città. Fu di nuovo maestro di cappella a Pesaro dal 1758 al 1767, armo in cui abbiamo l'ultima testimonianza diretta della sua attività.
Antonio fu compositore fecondo, ma nessuna sua composizione fu mai pubblicata. Sue opere liturgiche e di carattere religioso si conservano manoscritte nell'Arch. della Cappella Lauretana e nell'Arch. capitolare di Pesaro: tra queste quaranta composizioni liturgiche scritte tra il 1736 e il 1749. Compose pure oratori e cantate mai pubblicati, tra cui sono da ricordare: La morte di Pardino Malatesta figlio della b. Michelina cittadina e protettrice di Pesaro...(Pesaro 1738), La gara delle virtù nella morte del gran taumaturgo s. Vincenzo Ferreri...(Pesaro 1741 e Recanati 1746), Gioas Manifestato (Pesaro 1747) e due Componimenti drammatici, senza titolo, eseguiti a Pesaro l'uno nel 1759 e l'altro nel 1769.
Morì presumibilmente a Pesaro intorno all'anno 1770.
Bibl.: L. N. Cittadella, Notizie relat. a Ferrara, per la maggior parte inedite, I, Ferrara 1864, p. 721; G. Gaspari, Catalogo della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, Bologna 1961 (ediz. anastatica), I, p. 67; 111, pp. 46, 213; IV, pp. 83 s.; G. Tebaldini, L'Arch. music. della Cappella Antoniana in Padova, Padova 1895, p. 99; G. Radiciotti, La musica in Pesaro, in La cronaca musicale, X(1906), p. 4; G. Tebaldini, L'Arch. musicale della Cappella Lauretana, Loreto 1921, pp. 49, 171; B. Ligi, La Cappella musicale del Duomo d'Urbino, in Note d'Arch. per la storia musicale, II(1925), nn. 1-3, pp. 142-147, 151, 339; R. Paolucci, La Cappella musicale del Duomo di Fano, ibid., III (1926), nn. 2-3, pp. 131 s.; G. Va-le, La Cappella musicale del Duomo di Udine dal sec. XIII al sec. XIX, ibid., VII(1930), nn. 1-4. pp. 145-148; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker, I, pp. 426 s.; c. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Trieste 1926, 1, p.149; Encyclopédie de la Musique Fasquelle, Paris 1958, p. 385; Riemann Musik Lexikon, Mainz 1959, p. 135; Encicl. della musica Ricordi, Milano 1963, I, p. 228. Per Antonio, oltre al Tebaldini, al Paolucci e all'Encicl. della musica Ricordi, cfr. G. Radiciotti, Teatro, musica e musicisti in Recanati, Recanati 1903, pp. 103 s.; L. Pomponi, Mem. musicali della Collegiata... di Spello, in Note d'Arch. per la storia musicale, XVII(1940), nn. 4-6, pp. 183, 200-02.