BELLI BLANES, Paolo
Nacque a Firenze nel 1774 da Vincenzo Belli e da Maria Romei. Fuggì di casa ancora in giovane età e, cambiato il proprio nome (Paolo Belli) in Pellegrino Blanes, si unì a una compagnia di guitti. Nel 1799, al Teatro del Fondo a Napoli, durante una recita del Bruto alfieriano, si immedesimò tanto nella parte di Collatino da meritarsi, oltre a un clamoroso successo, l'arresto da parte dei birri del cardinale Ruffo: dopo di che fu costretto ad emigrare in Francia. Tornato poco tempo dopo in Italia, si conquistò rapidamente tale fama da essere conteso dalle migliori compagnie: lo troviamo infatti primo attore assoluto nella compagnia di S. Fabbrichesi, quando il 1º apr. 1803 riscosse un grande successo alla Scala di Milano come protagonista del L. Quinzio Cincinnato di G. Pindemonte.
Nel 1807 il Fabbrichesi fu incaricato da Eugenio de Beauharnais di formare una compagnia di prim'ordine, che fu chiamata "Reale": il B. vi fu assunto con la qualifica di primo attore assoluto, in coppia con Anna Fiorilli Pellandi, 'attrice dalla quale non si separò che dopo parecchi anni. Nel 1809 il B., ormai considerato uno dei maggiori attori del tempo, divise il proprio ruolo col De Marini, che sosteneva le parti comiche, riservando per sé il repertorio tragico, per il quale era maggiormente tagliato. Del resto la massima parte del repertorio della compagnia era costituita da tragedie, quali le alferiane Oreste, Agamennone, Filippo, Virginia, Saul, o la Lucrezia degli Obizzi del Sografi e l'Aristodemo del Monti. Memorabili le rappresentazioni della Mirra e della Merope dell'Alfieri avvenute nello stesso 1805 al Teatro Nuovo di Padova.
Il 9 dic. 1811 la compagnia mise in scena per la prima volta la tragedia Ajace del Foscolo, nella quale il B. sostenne la parte del protagonista:, la tragedia ebbe, com'è noto, un clamoroso insuccesso, ma non certo per difetto degli interpreti. In una lettera al Foscolo del 28 sett. 1811, il B., dopo aver chiesto notizie sulla composizione dell'opera, lo assicurava sull'impegno della sua compagnia "formata da alcuni individui di preclari e conosciuti talenti, ed in generale poi da giovani onesti, colti, bramosi e capaci di emulare i migliori". Nella stessa lettera dava anche indicazioni sui criteri squisitamente culturali che presiedevano alla scelta del suo repertorio e sottolineava l'apporto che alla sua azione di rinnovamento del teatro italiano poteva venire dal "suggerimento di saggi ed istruiti amici". Di fatto la viva sensibilità culturale e l'impegno politico e civile che lo facevano lavorare "ai progressi dell'arte comica e della gloria italiana" gli valsero l'amicizia e la considerazione di vari scrittori e in particolare del Foscolo, che nel 1813, quando il Pellico gli mandò la sua prima tragedia, Laodomia, per averne un giudizio, accennò proprio al B. come alla persona più qualificata per stabilire se l'opera poteva essere rappresentata ed eventualmente per metterla anche in scena.
Nella quaresima del 1812, in seguito alle continue contese, provocate dalla rivalità del De Marini, il B. lasciò la "Reale", costituendo una propria compagnia, della quale facevano parte oltre alla Pellandi (con la quale formò una coppia fra le più celebrate del tempo), Carolina Intemari, Luigi Vestri, Francesco Righetti, e debuttando al Teatro di Via Emilia in Modena. Il 15 genn. 1813 la compagnia dette, al Teatro Nuovo di Firenze, con grande successo la Polissena del Niccolini, e nella quaresima dell'anno successivo passò al Teatro "già degli Obizzi" di Padova con un repertorio quanto mai vasto e vario, nel quale facevano spicco particolare La donna serpente del Gozzi e La bottega del caffè del Goldoni, oltre alle consuete tragedie alfieriane.
Il 4 maggio 1816 il B. si unì in matrimonio con Elisabetta Maffetti, ricca vedova veneziana assai più anziana di lui. Tale matrimonio si concluse, però, in un precipitoso fallimento, condizionato com'era dall'impegno dell'attore di abbandonare il teatro. Dopo solo nove mesi il B. tornò a Firenze e riprese a calcare le scene, ma con scarso successo, dovuto in non piccola parte all'assenza. della Pellandi, ritiratasi poco prima definitivamente dalla vita teatrale, non senza riferimento polemico al matrimonio del Belli. Non migliore fortuna ebbe nella vita privata: riuscì a separarsi dalla Maffetti (1817), ma unitosi subito dopo con Carlotta Corazzi, anch'essa veneziana e dalla quale ebbe un figlio, se ne allontanò assai presto.
L'ultimo grande successo fu conseguito dal B. con Edipo nel bosco delle Eumenidi del Niccolini, rappresentato per la prima volta a Firenze, al Teatro della Pergola, il 17 marzo 1823. Qualche mese dopo, il 15 ott. 1823, si spense, non ancora cinquantenne, a Firenze e fu seppellito in Santa Croce.
Attore dal temperamento focoso e dall'intelligenza vivace, il B. si segnalò anzitutto come interprete dell'Alfieri il cui teatro usava rappresentare con un tale impeto di verità da mettere talora a repentaglio la sua stessa incolumità personale nelle scene di maggior violenza drammatica. Esponente del gusto teatrale del tempo, ancora pervicacemente melodrammatico, egli tentò di rinvigorire il tipo di recitazione tradizionale sulla base di testi letterariamente e civilmente più impegnati, accentuandone però solo la tronfia e slombata rettorica. Di bell'aspetto e di figura prestante, si muoveva sulle scene con particolare eleganza. Aveva una voce dal timbro piuttosto rauco, che però sapeva opportunamente modulare nei momenti di più appassionata declamazione. Nei molti anni di attività teatrale riscosse i maggiori successi fra gli attori tragici.
Secondo l'abitudine del tempo, molti poeti dilettanti gli dedicarono sonetti encomiastici, alcuni dei quali furono riuniti in una raccolta, intitolata Alla incomparabile attrice Anna Fiorilli Pellandi ed all'egregio attore P. B. B., omaggi poetici, Firenze 1813.
Fonti e Bibl.: G. B. Niccolini, Ricordi della vita e delle opere, a cura di A. Vannucci, I, Firenze 1866, pp. 17, 279; U. Foscolo, Epistolario, a cura di P. Carli, III, Firenze 1953, pp. 522 s.; IV, ibid. 1954, pp. 42, 224, 232, 233; necrologi: F. Salli, in Revue encyclop., s. 2, XX (1823), pp. 686 s.; in Antologia, XII(1823), pp. 187 s.; Relaz. medico-patologica del dott. L. Magheri, ibid., pp. 188-198; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 317-323; G. Costetti, Ilteatro ital. nel 1800, Rocca San Casciano 1901, pp. 36, 43, 63; G. Bustico, Spigolando da vecchie carte e giornali, in Riv. ligure di scienze, lettere ed arti, XLIII (1916), pp. 298 ss.; Il centenario di un attore, in Il Marzocco, 21 ott. 1923; B. Brunelli, La vita romantica di P.B.-B., in Riv. ital. del dramma, IV(1940), pp. 301-327; Encicl. Ital., VI, p. 555; Encicl. d. Spett., II, pp. 198 s.