ROLLI, Paolo Antonio
– Nacque a Roma il 13 giugno 1687 dall’architetto borgognone Philippe Roleau (Filippo Rolli) e da Marta Arnaldi, originaria di Todi. Ebbe due fratelli, Domenico (morto nel 1745), cieco alla nascita, compositore e poeta nonché membro dell’Accademia d’Arcadia (Tiresia Demosteniano) e Giovanni, anch’egli compositore; e tre sorelle, una delle quali, Dorotea, fu poi madre dell’architetto Carlo Murena.
Fonti del tardo Settecento, non sempre attendibili, affermano che Rolli venne istruito da un frate domenicano di S. Maria sopra Minerva e dai gesuiti del Collegio romano in studi d’umanità, ossia latino e greco; svolse inoltre pratica legale presso l’avvocato e poeta arcade Giovan Battista Zappi. Ma suo vero e riconosciuto mentore fu Giovan Vincenzo Gravina, dal cui magistero apprese la grande lezione dei classici antichi e moderni. Ascritto all’Arcadia come Eulibio Brentiatico, rimase fedele al maestro quando la rivalità tra questi e il custode Giovan Mario Crescimbeni sfociò nel cosiddetto scisma d’Arcadia del 1714, seguito a una questione procedurale sollevata nel 1711 dallo stesso Rolli.
Si distinse dapprima nella composizione di versi all’improvviso. Edita una raccolta di rime di pastori arcadi in onore di Francesco Maria Ruspoli, principe di Cerveteri (Roma 1711), scrisse la serenata drammatica Sacrificio a Venere (Napoli 1714) e allestì per il teatro Capranica di Roma il dramma per musica Astarto di Apostolo Zeno (Roma 1715), entrambi musicati da Giovanni Bononcini. In quest’ultima circostanza conobbe il mecenate inglese Richard Boyle, lord Burlington; e sul finire del 1715 si pose in viaggio per Londra, in compagnia di lord George Dalrymple. Vi giunse nel gennaio 1716, dopo aver sostato a Parigi presso lord Stair, fratello del Dalrymple e ministro plenipotenziario alla corte francese.
Fu assunto come insegnante di lingua presso diverse famiglie nobili londinesi e subito avviò una vivace e benemerita attività di editore di classici italiani. A Londra pubblicò le Satire e rime di Ariosto, dedicate a lord Stair (1716); la traduzione di Alessandro Marchetti del De rerum natura di Lucrezio, dedicata al principe Eugenio di Savoia (1717); il Pastor fido di Battista Guarini, dedicato a lord Burlington (1718). Per la stampa del Marchetti si servì di un manoscritto procuratogli da John Molesworth, già inviato britannico presso la corte medicea. La traduzione, che fino allora aveva eluso la censura per via della circolazione manoscritta, venne posta all’Indice nel 1718.
Usciva nel frattempo il suo primo volume di Rime (1717), dedicato a lord Bathurst. Fra i generi rappresentati, i quattordici «Endecasillabi» offrono un originale rimodellamento dell’endecasillabo falecio di Catullo in serie di doppi quinari, sciolti o rimati, piani o sdruccioli, con cesura obbligata e posizione variabile degli emistichi a seconda della struttura metrica prescelta. Notevoli gli effetti ritmici che ne risultano, nei quali i lettori contemporanei più avvertiti riconobbero consonanze con lo sperimentalismo metrico di Gabriello Chiabrera.
Quando, nel 1719, una società di nobili fondò la Royal Academy of music, Rolli fu eletto ‘segretario italiano’ con l’incarico di adattare drammi per musica preesistenti, ovvero di produrne di nuovi, per gli spettacoli da dare nel teatro londinese di Haymarket. Nelle prime quattro stagioni produsse: Numitore (musica di Giovanni Porta) e Narciso (Domenico Scarlatti e Thomas Roseingrave), 1720; Astarto (Bononcini), Arsace (Giuseppe Maria Orlandini e Filippo Amadei), Muzio Scevola (Amadei, Bononcini, Händel) e L’Odio e l’Amore (Bononcini), 1720/21; Floridante (Händel), Crispo (Bononcini) e Griselda (Bononcini), 1721-22; Erminia (Bononcini), 1723. Molti di essi sono rifacimenti, talvolta frettolosi, con i recitativi drasticamente scorciati e un numero di arie proporzionalmente assai elevato; il che, se da un lato alimentava il fascino del virtuosismo canoro dei cantanti italiani a Londra – tra i quali i celebri Giovanni Francesco Bernardi, detto il Senesino e Francesca Cuzzoni –, dall’altro indeboliva l’efficacia drammaturgica dei testi messi in scena.
Nel 1722 una corrente avversa in seno all’Academy estromise Rolli e Bononcini, sospettati di coltivare simpatie per la cerchia romana dell’esiliato pretendente al trono inglese Giacomo Stuart, noto come «the old pretender». Rolli riprese l’attività editoriale e pubblicò il secondo libro delle cinquecentesche Opere burlesche, dedicato, come già il primo (1721), al bibliofilo e italofilo Thomas Coke di Norfolk, futuro conte di Leicester (1724); la traduzione di Anton Maria Salvini dei senofontei Amori di Abracome e d’Anthia (1723); e soprattutto il Decameron (1725) secondo il testo della Giuntina del 1527, con dedica ad Antonio Romualdo di Collalto, residente veneto a Vienna: notevoli, in quest’edizione, lo scrupolo della resa pressoché diplomatica del testo, le «Osservazioni» filologico-critiche e il rilevamento sistematico della presenza di endecasillabi nella prosa boccacciana (pp. 35-49 delle «Osservazioni»). Di questi anni è anche la traduzione di una commedia di Robert Steele, The conscious lovers (Gli amanti interni, 1724).
Apprezzabile, nell’opera sua di editore, lo scrupolo nel procurarsi i testimoni manoscritti più autorevoli, cui egli poté accedere grazie alle grandi biblioteche patrizie britanniche di recente formazione, fra le quali quella di Thomas Coke a Holkham Hall, e grazie ai canali diplomatici con gli inviati straordinari alla corte granducale di Toscana (John Molesworth per la traduzione di Marchetti, Henry Davenant per la traduzione di Salvini). Apprezzabile anche l’esattezza nella resa ortografica dei testi.
L’impegno per il teatro d’opera riprese nel 1726 con tre nuovi drammi musicati da Georg F. Händel (Scipione e Alessandro nel 1726, quest’ultima ripresa nel 1743 con il titolo Rossane e nuove musiche di Giovan Battista Lampugnani; e Riccardo I, re d’Inghilterra nel 1727) e con La festa d’amore, serenata musicata dal fratello Giovanni (1728). Ma a dispetto dell’eccellente compagnia, che ora annoverava anche un altro celebre soprano, Faustina Bordoni, al termine della stagione 1728 i debiti accumulati condussero allo scioglimento dell’Academy; nell’inverno precedente, il sensazionale successo di The beggar’s opera di John Gay e del musicista berlinese Johann Christoph Pepusch aveva suggellato il temporaneo fallimento del programma operistico. Non sorprende pertanto che Rolli si ponesse alla ricerca di nuovi impieghi. Già nel 1725 aveva tentato senza successo di spostarsi alla corte di Hannover. Nel 1729 si propose come successore di Apostolo Zeno a Vienna, ma gli venne preferito Pietro Metastasio. Nel 1730 tentò invano di ottenere un posto di bibliotecario in Vaticano.
Non gli era tuttavia mancato il conforto del successo su altri fronti. Nel 1727 aveva pubblicato il secondo volume di liriche, Di canzonette e cantate libri due.
La raccolta comprende la produzione più propriamente melica di Rolli, frutto così del noviziato romano come della collaborazione con i musicisti frequentati a Londra. Il volume reca in appendice le linee melodiche – anonime, e forse del medesimo Rolli – per l’esecuzione delle canzonette. Alcuni di questi testi – come Solitario bosco ombroso, L’inverno è alla montagna, La primavera – riscossero enorme favore presso il pubblico europeo, al quale offrivano un modello di poesia lieve, dolcemente patetica e musicalmente accattivante (memorabile il ricordo di Solitario bosco ombroso in J.W. Goethe, Dichtung und Wahrheit, libro I, quale prima sua esperienza della musicalità della lingua italiana).
Nel 1728 Rolli fu energico contraddittore di Voltaire nei suoi Remarks upon Voltaire’s essay on the epic poetry of the European nations. Carolina di Ansbach, già principessa del Galles, e dal 1727 regina al fianco del consorte Giorgio II, lo nominò istitutore dei propri figli e lo indusse a condurre a termine la traduzione del Paradiso perduto di John Milton, iniziata poco dopo l’arrivo a Londra. I primi sei libri apparvero con dedica al cardinal de Fleury, ministro di Luigi XV (1729), e la versione completa con dedica a Frederick principe del Galles (1735). Rolli mirò a una fedele ‘metafrasi’ dell’originale miltoniano: il che gli procurò la messa all’Indice nel 1732.
L’impresa fu seguita con crescente aspettazione da parte di illustri letterati italiani come Metastasio, Scipione Maffei, Ludovico Muratori, i quali tuttavia prevedevano difficoltà per via di certi passi dell’opera non conformi alle dottrine cattoliche. Rolli soppresse in effetti, o adattò, alcuni passi dell’originale, pur segnalandoli tuttavia nel margine in ossequio all’obiettivo autoimpostosi di offrire una traduzione per quanto possibile fedele. I passi del poema più controversi risultarono essere quelli relativi all’idea di un caos preesistente alla creazione (II, 1150-57, III, 864-69, V, 743-44); alla giustificazione per sola grazia (III, 213-16); alla critica al celibato dei preti (IV, 1025-27); alla presunta materialità della natura angelica (V, 540-42, 567-72, 614-20).
Con l’edizione delle Rime (Verona 1733) riunì per la prima volta le due precedenti raccolte presentandole, con aggiunte, ai lettori italiani.
Nel 1733 la cerchia di nobili riunita attorno al principe del Galles promosse l’Opera of the Nobility, librettista Rolli, direttore musicale il napoletano Nicola Porpora, trasferitosi apposta a Londra e compositore di tutti i drammi prodotti da Rolli (tranne uno) per il teatro di Lincoln’s Inn Fields in tre stagioni: Arianna in Naxo, Fernando (musica di Carlo Arrigoni), l’oratorio David e Bersabea ed Enea nel Lazio nel 1733-34; Polifemo e Ifigenia in Aulide nel 1735; Orfeo e l’epitalamio Festa d’Imeneo nel 1736; nella compagnia degli ultimi quattro comparve il celeberrimo Carlo Broschi, detto il Farinello. In questi lavori si ravvisa l’influsso del teatro lirico francese per le trame favolose, la presenza dei balli e, più in generale, una separazione meno categorica tra momenti d’azione e momenti lirici.
Negli anni successivi Rolli procurò edizioni dell’Ariosto commediografo (I suppositi, 1737; La scolastica, 1737; La Lena, 1739) indirizzandole a dame dell’aristocrazia britannica. Tradusse anche le odi di Anacreonte (1739) e l’opera antiquaria Degli avanzi dell’antica Roma (1739) dell’olandese Bonaventura Overbeck. In campo operistico aderì alla nuova iniziativa promossa da Charles Sackville, lord Middlesex; i drammi per musica scritti tra il 1737 e il 1744 mostrano tuttavia scarsa inventiva e forte dipendenza dal modello metastasiano – pur con qualche felice esempio, come Deidamia (1741, musica di Händel) – e sono spesso, di fatto, «pasticci» (qui segnati con asterisco), ossia libretti cuciti attorno ad arie prese in prestito da altri drammi e musicati da compositori attivi a Londra (fra loro Francesco Maria Veracini, Giovanni Battista Pescetti, Baldassarre Galuppi e il già citato Lampugnani): *Sabrina (1737); Partenio (1738); *Merode e Selinunte, *Olimpia in Ebuda e Busiri (1740); Penelope, *Meraspe ovvero L’olimpiade e il perduto Cefalo e Procri (1741-42); *Rossane (1743, ripresa dell’Alessandro), Alfonso, Rosalinda, *Aristodemo e Alceste (1743-44).
La fine del programma operistico sostenuto da lord Middlesex coincise con la pubblicazione di un primo volume di dodici melodrammi (Componimenti poetici in vario genere, Verona 1744, l’unico apparso a stampa) e con la partenza da Londra e il definitivo rientro a Todi, luogo d’origine della madre (nel 1735 Rolli era stato accolto fra i membri del locale patriziato). Lì raccolse e riordinò le proprie liriche con aggiunte, fra le quali le odi dette «tudertine» (De’ poetici componimenti libri tre, Venezia 1753, più volte ristampati); scrisse l’oratorio Per la festività di san Filippo Benizi (Todi 1745), il melodramma Teti e Peleo e il melodramma sacro L’eroe pastore (Venezia 1753), questi due ultimi mai musicati; tradusse Atalia (Roma 1754) e Ester (Roma 1756) di Racine, la Cronologia degli antichi regni emendata (Venezia 1757) di Isaac Newton e le Dissertationes (Venezia 1757) del padre Giuseppe Baldassarri senese.
Morì a Todi il 20 marzo 1765. È sepolto nel Tempio di S. Fortunato, a Todi, sotto una lapide con l’iscrizione «Pauli Rolli pulvis».
Una raccolta postuma edita da G.B. Tondini, Marziale in Albion (Firenze 1776), comprende epigrammi satirici spesso assai criptici per l’uso di nomignoli e anagrammi riferiti a personaggi degli anni londinesi. Fu membro delle accademie dell’Arcadia, dei Quirini e degli Intronati di Siena, e della Royal Society di Londra (dal 1729). Un suo ritratto è nel Fitzwilliam Museum di Cambridge (donde l’incisione di Joseph Wagner inserita nelle Rime del 1733, dove il modello è attribuito a Jacopo Amigoni). Un altro, attribuito al pittore todino Domenico Pentini e proveniente con ogni verosimiglianza dall’eredità di quel Samuel Right (Samuele Retti) che fu segretario, erede e forse figlio naturale di Rolli (http://www.operatoday.com/ content/2009/04/lost_portrait_o.php), è a Todi, Istituto tecnico agrario Augusto Ciuffelli.
Opere. Liriche, a cura di C. Calcaterra, Torino 1926; Lirici del Settecento, a cura di B. Maier, Milano-Napoli 1959; Poesia italiana del Settecento, a cura di G. Gronda, Milano 1978; Poeti del Settecento, a cura di R. Solmi, Torino 1989; P. R., Il Paradiso perduto di John Milton, a cura di F. Longoni, Roma 2003; Il Paradiso perduto di Giovanni Milton, a cura di L. Alcini, Roma 2008. Edizioni dei drammi per musica: Libretti per musica, a cura di C. Caruso, Milano 1993 (i quattordici libretti di cui sopravvive la partitura, con regesto dei rimanenti). I libretti per Händel sono riprodotti in facsimile in The librettos of Handel’s Operas, a cura di E.T. Harris, New York 1989, I-XIII, ed editi criticamente (fino al 1725) in I libretti italiani di Georg Friedrich Händel e le loro fonti, I, 1-2, a cura di L. Bianconi, Firenze 1992.
Fonti e Bibl.: I primi lavori di tardo Settecento (L. Coltellini, G. Tondini, A. Bertòla, S. Arteaga) lodano in genere il poeta lirico a scapito del drammatico (cfr. G. Rati, Paolo Rolli nella storia della critica, Todi 1982, p. 10, di cui è imminente una seconda edizione con aggiornamento bibliografico al 2015 e corredo di lettere inedite; P. Rolli, Libretti per musica, pp. IX s.). Di importanza capitale l’introduzione di G. Carducci a Poeti erotici del secolo XVIII, Firenze 1868 (anche nell’edizione nazionale delle Opere, XVI, Bologna 1936, pp. 84-144) e l’introduzione e gli apparati dell’ed. Calcaterra delle Liriche (1926). Cfr. anche F. D. Ragni, Le “odi barbare” d’un settecentista, Udine 1928; F. Russo, La figura e l’opera di P. R., Udine 1967.
Sulla produzione librettistica e i rapporti con i musicisti si vedano gli articoli ad vocem in The new Grove Dictionary of opera, London-New York 1992 (L. Lindgren); The new Grove Dictionary of music and musicians, New York 2001 (L. Lindgren - C. Caruso); Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Kassel 1994-2008 (C. Caruso) e relative bibliografie; S. Fassini, Il melodramma italiano a Londra, Torino 1914 (con l’ed. del Fernando, 1734); L. Cellesi, Un poeta romano e un sopranista senese, in Bollettino senese di storia patria, XXXVII (1930), pp. 320-323; F. Tofanetti, I melodrammi di Paolo R. (tesi di laurea, Università di Roma, 1968); R. Strohm, Essays on Handel and Italian opera, Cambridge 1985, ad ind.; W. Dean - J.M. Knapp, Handel’s operas, 1704-1726, Oxford 1987, 1995, ad ind.; L. Lindgren, The accomplishments of the learned and ingenious Nicola Francesco Haym (1678-1729), in Studi musicali, XVI (1987), pp. 247-380; E. Gibson, The Royal Academy of Music (1719-1728), New York 1989, ad ind.; L. Lindgren, Musicians and librettists in the correspondence of Gio. Giacomo Zamboni, in Research chronicle of the RMA, 1991, n. 24; W. Dean, Handel’s operas, 1726-1741, Woodbridge 2006, ad ind.; T. McGeary, The politics of opera in Handel’s Britain, Cambridge 2013, ad ind.; D. Burrows et al., George Frideric Händel: collected documents, I-III, Cambridge 2013-2017, ad indicem.
Su Rolli editore e traduttore: G. Bucchi, L’italiano in Londra: Paolo R. editore dei classici italiani, in Versants, 2003, n. 43, pp. 229-265 e relativa bibliografia; L. Alcini, Traduzione e tradizione: varianti d’autore nel “Paradiso perduto” di P.A.R., in Forum italicum, 2011, n. 2, pp. 311-338; F. Sinopoli, Dall’Europa all’Italia nel Settecento: traduzioni da Milton e da Voltaire, in Ead., Interculturalità e transnazionalità della letteratura: questioni di critica e studi di casi, Roma 2014, pp. 151-170. Sulla reale identità dei nobiluomini britannici che accompagnarono Rolli nel viaggio da Roma a Londra: J. Purves, Lord Steers Sembuck, in The Times literary supplement, 1932, n. 1596, p. 607. Sull’ambiente londinese: E. Sola, Curiosità storico-artistico-letterarie tratte dal carteggio dell’inviato estense Giuseppe Riva con Lodovico Antonio Muratori, in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, s. 3, IV (1887), pp. 197-392; A. Salza, Note biografiche e bibliografiche intorno a Paolo R., in Bollettino della Regia deputazione di storia patria per l’Umbria, XIX (1915), pp. 103-160; P. Vallese, Paolo R. in Inghilterra, Napoli 1938; G. Costa, John Shebbeare, alias Battista Angeloni, S.J., in Atti della Accademia delle scienze di Torino, XCIX (1964-65), pp. 565-761; G.E. Dorris, Paolo R. and the Italian circle in London, 1715-1744, The Hague 1967, e gli studi musicologici sopra ricordati.
Sui rapporti con la censura, oltre al citato Dorris: G. Bucchi, Un esemplare del “Paradiso perduto” postillato da Paolo R., in Seicento e Settecento, I (2006), pp. 55-76; M. Brera, «Non istà bene in buona teologia». Four Italian translations of Paradise lost and the Vatican’s policies of book censorship (1732-1900), in Italian studies, LXVIII (2013), pp. 99-122.
Sugli anni di Todi: G. Zucchetti: P. R. e la sua attività letteraria negli ultimi venti anni di vita, in Convivium, II (1930), pp. 519-604; C. Caruso, La biblioteca di un letterato del Settecento: Paolo R., in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, LXXXVI (1989), pp. 141-233; G. Rati, P. R., 2a ed. in corso di stampa.