Amaducci, Paolo
Letterato (Bertinoro 1856 - 1946), allievo a Bologna del Carducci, del Gandino e dell'Acri; poi preside del liceo-ginnasio di Ravenna, provveditore agli studi a Grosseto, a Rovigo, a Pesaro, a Ravenna, a Forlì; collocato a riposo per limiti d'età, si portò a San Marino, dove diresse fino al 1936 il locale liceo-ginnasio.
Il suo primo scritto dantesco risale al 1878: Quando nacque D.A., in " L'Ateneo Romagnolo ", 1° ottobre e 1° novembre (contro certo Labrucci che su " Il Propugnatore " aveva negato che D. fosse nato in maggio e nel 1265). Seguirono alcuni contributi su Guido del Duca (" ... Sappi ch'ioson Guido del Duca ", Forlì 1890; Notizie storiche su gli antichi Conti di Bertinoro, in " Atti e memorie della R. Deputaz. di Storia Patria per le provincie di Romagna " s. 3, XII [1894] 185-249; Guido del Duca e la famiglia Mainardi. A illustrazione delle persone e dei fatta di storia bertinorese ricordati nel canto XIV del Purgatorio di D., ibid. XX [1902] 201-284; Guido del Duca di Romagna, ibid. XXIII [1905] 538-587; " Lo spirito di Romagna ", Purg. XV, 44, in Ricordi di Ravenna medievale per il sesto centenario della morte di D., Ravenna 1921, 197-213), in cui, giovandosi dei Monumenti Ravennati di Marco Fantuzzi, della Istoria di Romagna inedita di Vincenzo Carrari e di altre opere e documenti, l'A. contribuì a una più precisa ricostruzione biografica del personaggio. Apprezzabili pure i successivi Cenni topografici su Ravenna antica, a nuova illustrazione dei versi: " Siede la terra dove nata fui... " (in " Atti e memorie " cit., XXV [1907] 497-530) e gli appunti su D. e lo studio di Ravenna (in " Bull. " XV [1908] 132-142).
L'opera che mise a rumore il mondo dei dantisti fu La fonte della D.C. scoperta e descritta da P.A. (2 voll., Rovigo 1911), che era stata anticipata dall'articolo Un nuovo orizzonte negli studi danteschi: la scoperta delle fonti della D. C. (nel " Corriere di Romagna " del 30 marzo 1911) e da L'opuscolo XXXII di s. Pier Damiano fonte diretta della D. C. (ibid. 4-6 aprile 1911): vi si sosteneva la derivazione dello schema della Commedia dal cap. XXXIII dei Numeri, secondo la mistica esposizione fattane dai padri della Chiesa, e più particolarmente da s. Pier Damiano nell'opuscolo De quadragesima et quadraginta duabus Hebraeorum mansionibus. L'intuizione dell'A. era che D. uscente dall'Egitto del peccato per salire alla visione di Dio percorse nella sua vita tante tappe (42 appunto) quante ne percorsero gli Ebrei usciti dall'Egitto della schiavitù prima di giungere alle rive del Giordano dinanzi alla terra promessa.
Tale convinzione venne in seguito ribadita ne Lo schema dottrinale della D. C. (Rovigo 1913), in Nel ciel de' contemplanti S. Pier Damiano ravennate. Saggio di una interpretazione nuova della D. C. (Roma 1921), nella lettura de Il XXI canto del Paradiso (Ravenna 1922), in La fonte diretta dello schema dottrinale della D. C. (in " Libertas perpetua " I [1933] 3-19; II [1934] 3-23) e in La diretta dipendenza della D. C. dal " De quadragesima et quadraginta duabus Hebraeorum mansionibus " di San Pier Damiano ravennate (ibid. II [1934] 26-55; III [1934-1935] 1, 26-44; 2, 39-56; IV [1935-1936] 1, 68-112; 2, 72-95). Altri scritti danteschi: ... E quella cui il Savio bagna il fianco..., in " Rivista del Comune di Cesena " I (1921) 42-48; La celebrazione del secentenario dantesco nella provincia di Forlì, Forlì 1922; La figurazione dell'Aquila e Giustiniano nella lapide sulla porta d'ingresso in S. Francesco, in " Museum " X [1926]; Su le orme di D. a S. Marino, in " Terra di S. Marino ", a c. di M. Gozi, Milano 1927.
Bibl. - E.A., in " Bull. " XX (1913) 231-235; G. Pecci, P. A. e le sue opere a cento anni dalla nascita ed a dieci dalla morte, in " Studi romagnoli " VIII (1957) 597-625.