PAOLINO (Meropius Pontius Paulinus)
Fu considerato il primo vescovo in Italia dopo quello di Roma. Nato a Bordeaux fra il 353 ed il 355 (la data è ancora incerta) e convertitosi al cristianesimo nel 389, egli fu poeta ed ebbe grandi qualità di organizzatore e di costruttore.
Come poeta sono noti i suoi carmi in onore di S. Felice, che componeva ogni anno nell'anniversario della morte, e che chiamò Natali perché esaltavano la "nascita" alla vita eterna del Santo, al quale P. si era dedicato dopo aver vissuto un anno (381) a Nola (v.) come amministratore della Campania ed aver subìto una profonda impressione dal fervore popolare che ne circondava la tomba a Cimitile. Il primo Natale fu composto nel 394, a Barcellona; nell'anno successivo P. si ritirava a Cimitile (v. nola) per condurvi una vita di preghiera e di ascetismo, proponimento che doveva modificarsi dopo la malattia in cui cadde appena arrivato e la convalescenza, durante la quale meditò su quella che intese essere la sua missione presso il santuario. A ciò dovette condurlo anche l'esperienza del suo soggiorno milanese, a contatto con Ambrogio, l'infaticabile costruttore di basiliche, e di quello romano, mentre ferveva il lavoro intorno alle fabbriche religiose. Tutto ciò lo spinse a un piano di azione che iniziò appena riprese le forze e che concretò in opere utilitarie come alberghi per pellegrini, conventi religiosi, condutture di acqua, strade e via dicendo. Come nacque la sua passione per l'arte, come educò il suo gusto, in qual modo si preparò ad affrontare la soluzione dei grandi problemi che l'attendevano? Fra coloro che l'accompagnarono, quando partì da Bordeaux e formarono il primo nucleo della comunità religiosa di Cimitile, mancava chi potesse intendersi non solo di arte, ma neppure di pratica costruttiva; e d'altra parte a Cimitile non troviamo ricordo di quanto aveva visto a Milano, tanto che l'influenza di Ambrogio potrebbe intendersi come spinta ad operare, anziché come indicazione di un linguaggio artistico da seguire. In quel tempo nella Campania non mancavano i maestri che avrebbero potuto rispondere ai bisogni del santuario, tuttavia la presenza di un uomo nuovo capace di idee originali, animato da una energia singolare, è manifesta dopo l'arrivo di Paolino. Egli dovette studiare il piano generale, organizzare il programma, provvedere alle spese, quindi discutere i progetti e fissarne i particolari. Sue ispiratrici furono Roma e le correnti di arte orientale passate per Bisanzio, o giunte direttamente nell'Italia meridionale. Appassionato di iconografia religiosa, convinto assertore dell'influenza positiva dell'arte nell'opera di propaganda fra le moltitudini da convertire e di educazione fra quelle convertite, possiamo ricostruirci questa singolare figura di artista-poeta con l'aiuto del poco giunto a noi e attraverso i suoi scritti. Per prima ci si presenta la nuova abside della basilica di S. Felice. L'attribuzione è da ritenersi più che probabile per la coraggiosa inversione dell'orientamento della chiesa e per l'ampia visione delle funzioni alle quali doveva rispondere. È un'opera perfettamente romana nella concezione e nella esecuzione, che sta alla soglia dell'attività di P. ed entra nel quadro delle forme coeve, o quasi, passate dall'architettura imperiale a quella cristiana mantenendo il loro carattere. A pochi metri sorge l'edicola eretta sulla tomba di S. Felice, lavoro iniziato insieme a quello della grande basilica, la seconda dedicata allo stesso santo e ultima del gruppo cimiteliano. L'edicola fa parte di una concezione nuova la quale rappresenta il passo deciso di P. sulla via che non abbandonerà più. L'edicola venne ideata in onore del Santo e nello stesso tempo come fastoso atrio di un nuovo tempio. Essa consiste in un peribolo quadrangolare formato da colonne di spoglio sulle quali insistono archi a tutto sesto, coperti da mosaici a fondo oro sui quali si delinea una parte della iscrizione dettata dallo stesso Paolino: parvus erat locus angustus, sacris agendis, ecc. Questo peribolo, come già osservò il Grabar, costruito in funzione di due obiettivi distinti se pure congiunti in una comune onoranza, non è né il modesto martyrium com'era concepito nei primissimi tempi del cristianesimo (Bonn, Xantes, Solona) né quello delle composizioni architettoniche palestinesi. La basilica nuova, inaugurata nel 403, fu un'arditissima invenzione architettonica creata per far convergere sulla tomba di Felice le tre navate di un altro tempio dedicato allo stesso santo. Nessuno avrebbe potuto risolvere gli ostacoli che si presentavano, con tanta spontanea invenzione e con più alto sentimento di religiosità, né fare uso di una così chiara simbologia architettonica. È vero che per comprendere meglio i rapporti di P. con l'arte cristiana del tempo, le testimonianze dei mosaici e delle pitture da lui fatte eseguire a Cimitile ed a Fondi non sono abbondanti, tuttavia per i mosaici egli lasciò descrizioni che permisero le ricostruzioni grafiche del Martigny, del Garrucci, del Wickhoff; specialmente l'ultima, posta a confronto con la composizione musiva dell'abside di S. Apollinare in Classe, mostrò la grande affinità fra di esse. Naturalmente anche quest'ultimo tentativo che riscosse l'approvazione di studiosi come lo Zimmermann, il Leclercq, il Bertaux, il Wilpert, il Bijvanck, il Goldschmidt, va accolto con le dovute cautele, ed è appunto proposito degli studî e delle ricerche in corso fissare il posto che meglio raccogliendo nuove prove convincenti, P. occupa nella storia dell'arte in Italia nel V secolo.
Dopo l'invasione dei Goti (410) P. dovette accettare la cattedra episcopale di Nola, e da allora il lavoro per rimediare ai danni compiuti dai barbari ed alla miseria delle popolazioni, gli impedì di dedicarsi ancora all'arte. Morì il 28 agosto del 430.
Bibl.: H. Leclerque, in Dict. Arch. Chrét., XII, Parigi 1935, c. 1422 ss., s. v. Nole; Garrucci, Storia dell'arte cristiana, 1872-1880; F. Wickhoff, Das Apsismosaik in der Basilika des H. Felix zu Nola, in Römische Quartalschrift, 1889; A. Grabar, Recherches sur le culte des Reliques et l'art chrétien antique, 3 v., Parigi 1946; G. Rizza, Pitture e mosaici nelle basiliche paoliniane di Nola e di Fondi, in Siculorum Gymnasium, N. S. I., 1948, p. 311 ss.