MINGAZZINI, Paolino
– Nacque a Roma il 4 genn. 1895 da Giovanni, noto professore di neurologia e psichiatria all’Università di Roma e direttore dell’ospedale psichiatrico di S. Maria della Pietà, e da Helene Bobrik, di origine tedesca. Intrapresi gli studi universitari presso la facoltà di lettere dell’Università di Roma, divenne allievo dell’austriaco E. Loewy, ordinario di archeologia classica e fondatore del Museo dei gessi. La partecipazione al primo conflitto mondiale – il M. prestò servizio in fanteria tra il 24 maggio 1915 e il 1° nov. 1919 – ritardò di due anni il compimento dei suoi studi. Si laureò il 10 dic. 1919 discutendo una tesi dal titolo I culti e i miti preellenici in Creta (in Religio, I [1919], pp. 241-314). Tra il maggio 1920 e il maggio 1921 fu borsista presso la Scuola archeologica italiana di Atene, diretta da A. Della Seta.
Durante il soggiorno greco conobbe i borsisti dell’Istituto archeologico germanico e con alcuni di essi – A. Rumpf, H. Diepolder, K. Lehmann-Hartleber, E. Langlotz – strinse un’amicizia profonda e un solido e longevo legame professionale. Al periodo ateniese risalgono le ricerche sull’Acropoli (I culti delle grotte sacre del lato nord dell’Acropoli, in Bollettino di studi storico-religiosi, I [1921], pp. 34-46).
Rientrato a Roma nel 1921, gli fu affidato lo studio dei vasi dell’importante collezione di A. Castellani, che il M., privo di un impiego stabile, poté affrontare grazie all’aiuto economico del padre.
Il catalogo, dedicato proprio alla memoria del padre, morto nel 1929, fu pubblicato in due volumi, a distanza di tempo (Vasi della Collezione Castellani: catalogo, I, Roma 1930; II, ibid. 1971). Il M. si dedicò in quel periodo anche ad altre ricerche (Un frammento inedito dei Fasti consolari capitolini, in Notizie degli scavi, s. 6, I [1925], pp. 376-382).
Nel 1926, vinto il concorso da ispettore ai Musei, fu destinato alla soprintendenza del Sannio e della Campania.
In quell’anno, su incarico del soprintendente alle Antichità della Campania, A. Maiuri, effettuò l’esplorazione di un impianto cultuale sul fiume Garigliano (Il santuario della dea Marica alle foci del Garigliano, in Monumenti antichi pubblicati per cura dell’Accademia nazionale dei Lincei, XXXVII [1938], pp. 693-983). Sempre nel 1926 divenne socio ordinario dell’Istituto archeologico germanico. Tra il giugno e il luglio del 1927 indagò un settore dell’antica città di Velia, dove sarebbe tornato più di venti anni dopo insieme con l’archeologo svizzero F. Pfister per completare le ricerche (Velia, scavi 1927: fornace di mattoni ed antichità varie, in Atti e memorie della Società Magna Grecia, n.s., I [1954], pp. 21-60). Il M. si dedicò poi alla stesura della carta archeologica di Capri e Sorrento (Edizione archeologica della carta d’Italia al 100.000. Fogli «Sorrento» e «Capri», Firenze 1931) e, su sollecitazione di G. Lugli, curatore della collana, di un importante volume della Forma Italiae, anch’esso dedicato al territorio di Sorrento, sempre in collaborazione con F. Pfister (Forma Italiae, Regio I, Latium et Campania, II, Surrentum, Firenze 1946). Al periodo campano (1926-30) risale inoltre il riordinamento delle collezioni vascolari attiche e italiote del Museo campano di Capua (Corpus vasorum antiquorum. Italia. Museo campano di Capua, I-IV, Roma 1935-69) e del Museo archeologico nazionale di Napoli.
Trasferito alla soprintendenza alle Antichità di Firenze nel 1931, compì anche in terra toscana scavi e ricerche (La tomba a tholos di Casaglia, in Studi etruschi, VIII [1934], pp. 59-75). Nel 1933 fu nominato direttore del Museo archeologico nazionale di Palermo, incarico che rivestì fino al 1937.
Nel periodo siciliano non si limitò alla sola cura delle collezioni museali, ma si dedicò, come era suo costume, anche a ricognizioni territoriali e scavi archeologici, puntualmente editi (Su un’edicola sepolcrale del IV secolo rinvenuta a Monte Saraceno presso Ravanusa [Agrigento], in Monumenti antichi pubblicati per cura dell’Accademia nazionale dei Lincei, XXXVI [1937], pp. 621-691; Petralia Sottana [Palermo]. Avanzi di villa rustica in contrada Muratore, in Notizie degli scavi, s. 7, I [1940], pp. 227-233).
Nel 1936, conseguita la libera docenza in archeologia e storia dell’arte antica, insegnò all’Università di Palermo; nello stesso anno entrò a far parte, come membro nazionale ordinario, dell’Istituto di studi etruschi ed italici. Due anni dopo fu trasferito alla Direzione generale antichità e belle arti del ministero della Pubblica Istruzione e divenne socio ordinario della Pontificia Accademia di archeologia. Il M. percorreva nel frattempo l’iter universitario: nel 1938 partecipò al concorso per professore ordinario bandito per l’insegnamento di archeologia classica dell’Università di Firenze che fu vinto da R. Bianchi Bandinelli; l’anno seguente ottenne la cattedra all’Università di Cagliari; insegnò poi Palermo e, dal 1942, a Genova.
Agli anni cagliaritani, durante i quali diresse, seppur temporaneamente, la locale soprintendenza alle Antichità (1939), risalgono i numerosi studi di archeologia sarda (Sul tipo architettonico del tempio punico di Cagliari, in Studi sardi, X-XI [1950-51], pp. 161-164; Il santuario punico di Cagliari, ibid, pp. 165-168).
Tra il 1957 e il 1961, su sollecitazione di Teodoro (detto Doro) Levi e P. Romanelli, partecipò alla missione archeologica italiana di Cirene in Libia, dedicandosi con Enrica Fiandra allo studio della cosiddetta insula di Giasone Magno (L’insula di Giasone Magno a Cirene. Con contributi dell’architetto E. Fiandra, Roma 1966). Nel 1964 divenne socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (dal 1951 era socio corrispondente). Nel 1965, conclusa l’attività di insegnamento a Genova, fu nominato professore emerito.
Nel 1967 fu insignito della medaglia d’oro al merito dal presidente della Repubblica; nel 1975, per i suoi stretti legami con l’Istituto archeologico germanico, ebbe la gran croce al merito della Repubblica federale tedesca.
Dopo il pensionamento tornò a vivere a Roma e proseguì nei suoi studi, mai interrotti ma resi sempre più difficoltosi dall’indebolimento della vista.
Il M. morì a Roma il 4 marzo 1977.
Autore prolifico, il M., nelle 150 pubblicazioni a suo nome, affronta le più svariate tematiche, impostando la sua metodologia di indagine sul concetto della pari dignità degli oggetti e su una profonda conoscenza della mitologia e delle fonti antiche. Gli importanti studi sulla ceramica greca costituiscono, insieme con quelli di architettura e topografia romana e provinciale, il fulcro dei suoi interessi (si ricordi, oltre alle pubblicazioni sopra menzionate, il volume Ceramica greca, Milano 1966); in essi il M. discettò frequentemente di questioni relative alla datazione dei reperti, sostenendo, spesso in disaccordo con quanto generalmente affermato dalla comunità scientifica, le tesi ribassiste (Sulla datazione di alcuni monumenti comunemente assegnati ad età augustea, in Archeologia classica, IX [1957], 2, pp. 193-205; La datazione della ceramica protocorinzia e di altre ceramiche arcaiche, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Memorie, cl. di scienze morali, storiche e filologiche, XIX [1976], pp. 441-531). Con la stessa passione si dedicò a molti altri aspetti del mondo antico: dalle ricerche su importanti argomenti di storia dell’arte greca e romana (Scopas minore, in Arti figurative, II [1946], pp. 137-148; Un tentativo di esegesi della Supplice Barberini, in Antike Kunst, XI [1968], pp. 53 s.; Sui quattro scultori di nome Scopas, in Rivista dell’Istituto nazionale di archeologia e storia dell’arte, n.s., XVII [1970], pp. 69-90), alla storia di Roma (L’origine del nome di Roma ed alcune questioni topografiche attinenti ad essa: la Roma quadrata, il sacello di Volupia, il sepolcro di Acca Larenzia, in Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma, LXXVIII [1961-62], pp. 3-18), all’epigrafia (Un altro tentativo d’interpretazione dell’iscrizione di Veleda, ibid., LXXIV [1951-52], pp. 71-76). Condusse studi sulla religione degli antichi, che furono, talvolta, oggetto di critiche da parte della comunità scientifica poiché ritenuti in contrasto con i criteri di ricerca storica generalmente seguiti (Due pretese figure mitiche: Acca Larenzia e Flora, in Athenaeum, n.s., XXV [1947], pp. 7-25). Scrisse anche su aspetti inconsueti della vita quotidiana nel mondo antico, per esempio relativi alla cucina (Gli antichi conoscevano i maccheroni?, in Archeologia classica, VI [1954], pp. 292- 294; Su di un particolare della cucina omerica, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, s. 8, XXXI [1976], pp. 3-7) e fu polemista appassionato nel dissertare su importanti temi di metodologia archeologica e politica dei beni culturali (Una piaga dell’archeologia italiana: gli scavi inediti, in Athenaeum, n.s., XXIV [1946], pp. 75-81; I concorsi ad ispettore, in Archeologia classica, XI [1959], pp. 108 s.; Per una coscienza ed un’azione unitaria degli archeologi: adesione e prese di posizione degli studiosi, ibid., XV [1963], pp. 113-115). Il M. fu anche traduttore di importanti opere in lingua tedesca: tra le altre, si ricordano il volume Sculture del magazzino del Museo Vaticano di G. Kaschnitz-Weinberg (Roma 1936), il Manuale di storia dell’arte classica di A. Rumpf (Firenze 1936) e, di J. Burckhardt, Il Cicerone. Guida al godimento delle opere d’arte in Italia (ibid. 1952). Si veda inoltre la raccolta postuma di Scritti vari, a cura di G. De Luca, Roma 1986.
Fonti e Bibl.: Necr., Rendiconti della Pontificia Accademia romana di archeologia, XLIX [1976-77], pp. 21-26 (G. De Luca); Gnomon, XLIX (1977), pp. 525-527 (G. De Luca); Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, XXXII (1977), pp. 531-532 (S. Ferri); Studi etruschi, XLVI (1978), pp. 649-652 (A. Neppi Modona). Vedi ancora: P. Romanelli, P. M., in Musei e gallerie d’Italia, XXI (1976), pp. 42-44; Biografie e bibliografie degli accademici lincei, Roma 1976, ad ind.; All’ombra dell’Acropoli: generazioni di archeologi fra Grecia e Italia, a cura di V. La Rosa, Padova 1995, pp. 47, 109; R. Bianchi Bandinelli e il suo mondo (catal., Roma-Siena), a cura di M. Barbanera, Bari 2000, pp. 97 s.; M. Barbanera, R. Bianchi Bandinelli. Biografia ed epistolario di un grande archeologo, Milano 2003, pp. 142 s., 306 s.
L. Asor Rosa