RANIERI, Paola
RANIERI, Paola (Paolina). – Nacque a Napoli il 26 marzo 1817 da Francesco, funzionario dell’amministrazione generale delle poste, e da Maria Luisa Conzo.
La famiglia era agiata e molto numerosa: comprendeva altri nove figli, sei femmine e tre maschi.
Le fu maestro Costantino Margaris, profugo greco, che ne frequentava la casa e dal quale imparò le lettere classiche.
Un episodio importante nella giovinezza di Paolina fu l’incontro con Giacomo Leopardi, avvenuto nel 1833. Il 2 ottobre di quell’anno, infatti, il fratello maggiore Antonio, allora ventisettenne, raggiunse Napoli dopo un lungo viaggio da Firenze, per stabilirvisi in compagnia del poeta recanatese. I due alloggiarono prima in via S. Mattia, non lontano da via S. Giacomo dove abitava la famiglia Ranieri, poi in via S. Maria Ognibene e infine, dalla primavera del 1835, in vico Pero, una contrada di Capodimonte. In quella casa Paolina li raggiunse poco tempo dopo, con il permesso paterno (la madre era morta nel 1828) dato che la vicinanza dello zio Domenico, stimato magistrato, abitante nello stesso pianerottolo, poteva garantire la trasparenza della situazione, tutelando la reputazione della giovane donna. Qui i tre vissero insieme fino alla morte di Leopardi (14 giugno 1837), intervallando brevi periodi – nella primavera del 1836 e poi dall’agosto all’ottobre dello stesso anno, mentre a Napoli infuriava il colera – presso Torre del Greco, nella casa vesuviana di Giuseppe Ferrigni, il quale nel 1826 aveva sposato un’altra sorella di Antonio, Enrichetta.
Fu questo l’episodio della vita di Paolina destinato a imporsi nella memoria dei posteri, assorbendone ogni altro aspetto, sia per la circostanza di essere stata vicina a Leopardi nei suoi anni napoletani, gli ultimi, sia per la narrazione enfatica che il fratello Antonio elaborò della vicenda.
In Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi (Napoli 1880), infatti, egli affermava essere stata la sorella, allora adolescente, a chiedergli con insistenza di accompagnare Leopardi a Napoli, sostenendo di conoscerne a memoria i Canti e promettendo di assisterlo come una «suora di carità» (p. 26). In conformità all’immagine oleografica e autoreferenziale che voleva costruire del suo rapporto con il poeta di Recanati, del quale avvertiva la statura intellettuale, Antonio dipingeva Paolina con toni di retorica stucchevole, come un ‘angelo’, totalmente dedita alla cura dell’amico malato, fino alla morte di quest’ultimo. Al di là dell’attendibilità del libretto, scritto a più di quarant’anni di distanza dagli avvenimenti e messo in discussione da molte letture critiche, l’accoglienza che tutta la famiglia Ranieri riservò all’illustre ospite si comprende considerando, da un lato, la particolare sensibilità nei confronti delle richieste del figlio primogenito, che dal canto suo coinvolse tutte le sorelle nell’accudimento domestico proprio e dell’amico; dall’altro, il vivace interesse che la notizia del trasferimento di un uomo della statura di Leopardi aveva suscitato nell’ambiente culturale cittadino, pur non mancando qualche diffidenza di stampo cattolico-liberale. È in questo contesto, infatti, che va interpretata la biografia di Paolina, ben inserita nell’entourage dell’intellettualità forense e umanistica partenopea. La casa paterna era frequentata da personaggi come Basilio Puoti e Carlo Troya e, negli anni Trenta e Quaranta, il salotto della sorella Enrichetta e del marito Giuseppe Ferrigni, esponente di spicco del liberalismo napoletano, era centro di aggregazione per un’ampia schiera di letterati, universitari, professionisti del foro che costituivano il nerbo della borghesia umanistica cittadina da cui prese origine la rivoluzione del 1848: tra i frequentatori, oltre agli stessi Puoti e Troya, Francesco Saverio Arabia, Raffaele Liberatore, Saverio e Michele Baldacchini, Gabriele Pepe, Mariano d’Ayala, la famiglia Poerio, in particolare Alessandro e Carlo, Cesare Dalbono. Proprio quest’ultimo lasciò testimonianza di una serata in casa Ferrigni in cui aveva incontrato «il meglio di quel tempo», e, alla presenza di Leopardi e Troya, le ragazze presenti si scatenarono a ballare la quadriglia: in prima fila Paolina, «una simpatia di prima forza» (Dalbono, 1891, p. 526). Un’immagine vivace e solare in contrasto con le rappresentazioni oleografiche del fratello Antonio.
In quell’ambiente di tendenza liberale si distinguevano anche molte donne dedite all’attività letteraria e animatrici del circolo della poetesse ‘sebezie’ (tra le altre Irene Ricciardi, Elisa Liberatore, Laura Mancini Oliva e Maria Giuseppa Guacci, particolarmente amica della famiglia Ranieri e di Antonio), alle cui riunioni partecipava la stessa Paolina.
Nei decenni successivi, il suo profilo si definì come quello, ricorrente nel protagonismo femminile dell’Ottocento, di una donna molto presente nella dimensione ‘ausiliaria’ dell’impegno sociale e politico, declinato attraverso il patriottismo e la filantropia. Si occupò, infatti, dell’assistenza ai feriti durante la spedizione garibaldina del 1860; l’anno successivo, in occasione della visita di Vittorio Emanuele II a Napoli, organizzò una raccolta di denaro per acquistare una tenda ricamata da offrire al re, gestendo un comitato femminile di accoglienza; nel 1866 si attivò in opere di sostegno alla guerra, preparando e spedendo bende, insieme ad altre signore napoletane.
La sua rilevanza nel notabilato femminile partenopeo è attestata altresì da un indirizzo della commissione degli Asili infantili nazionali, istituita a Napoli nel 1861, che la invitava, insieme ad altre sessantadue tra le più influenti signore, a patrocinare l’istituzione di centri di accoglienza per i bambini bisognosi. Lettere e documenti, inoltre, ne rivelano il ruolo di mediatrice nella rete dei rapporti familiari e clientelari, anche per quanto riguardava l’avvocatura del fratello Antonio, al quale si chiedevano favori, raccomandazioni, prestazioni professionali per interposta persona, contando sul rapporto privilegiato che lo legava alla sorella.
Con Antonio, infatti, Paolina, che coabitava con lui, visse una relazione di reciproca dedizione e dipendenza, condividendone i viaggi per la penisola (in particolare a Firenze e Torino, soprattutto dopo che egli venne eletto al Parlamento nel 1861) e venendo a contatto con il suo variegato circuito di relazioni.
Amicizie e contatti che ella gestiva anche in prima persona, come dimostra il tono confidenziale di una lettera ad Atto Vannucci conservata dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze (Fondo Vannucci, XII, 28).
Morì a Napoli l'11 ottobre 1878.
Dopo la sua morte, il fratello Antonio scrisse una commemorazione dai toni enfatici per l’Accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, recitandola il 5 novembre 1878 (Lettera alla sorella defunta). A Paolina egli attribuiva non solo il ruolo di ispiratrice, ma anche un intervento attivo nell’elaborazione di alcune sue opere come il romanzo Ginevra o l’Orfana della Nunziata (Capolago 1839; in uno dei manoscritti conservati presso la Biblioteca nazionale di Napoli il titolo del romanzo è Paolina, o l’Orfana della Nunziata) oltreché un contributo decisivo ai fini dell’edizione postuma delle opere di Leopardi presso Le Monnier nel 1845.
Fonti e Bibl.: Documenti e corrispondenza intestati a Paolina Ranieri sono presenti nell’ampio fondo delle Carte Ranieri conservato presso la Biblioteca nazionale di Napoli. Alcune lettere e documenti che la riguardano sono stati pubblicati in T. Romano, Storia di una rete. Famiglia, professione e politica nel carteggio di Antonio Ranieri (1855-1865), tesi di dottorato, Università degli studi di Napoli, a.a. 2004-05. Inoltre: A. Ranieri, Lettera alla sorella defunta, in Id., Scritti vari, I, Napoli 1879, pp. 5-7; Id., P. R., ibid., pp. 279-319; Id., Sette anni di sodalizio con Giacomo Leopardi, Napoli 1880, passim; C. Dalbono, Lettera al sig. Americo De Gennaro Ferrigni, in Id., Scritti varii, Firenze 1891, pp. 526 s.; E. Borghen Conigliani, La donna nella vita e nelle opere di Giacomo Leopardi, Firenze 1898, pp. VIII, X, 271-313; F. Moroncini, Il retroscena e il supplemento del libro del Ranieri sul “Sodalizio”, in Nuova Antologia, 1° aprile 1933, pp. 384-416; G. Leopardi, Epistolario, a cura di F. Moroncini, VI, Firenze 1940, p. 335; F. Orestano, Eroine, ispiratrici e donne di eccezione, Milano 1940, ad vocem; Un epistolario italo-svizzero del Risorgimento. Antonio Ranieri e Marc Monnier, a cura di S. Baridon, Milano 1947, pp. XXI, XXVII-XXIX, 8, 12, 16, 18, 22, 3, 27, 30, 32, 40, 51, 54, 56, 61, 63, 73, 75; P. Marletta, Leopardi a Firenze e a Napoli, Bari 1964, pp. 34, 36, 43 s.; A. Balzerano, Giuseppina Guacci Nobile nella vita, nell’arte, nella storia del Risorgimento, Cava dei Tirreni 1975, pp. 24, 51; Biblioteca nazionale di Napoli, Giacomo Leopardi (catal.), Napoli 1987, ad ind.; P. Leopardi, Io voglio il biancospino. Lettere 1829-1869, Milano 1990, pp. 62 e 79; Ranieri inedito. Le notti di un eremita. Zibaldone scientifico e letterario, Napoli 1994, ad ind.; E. Benucci, «Aspasia siete voi...». Lettere di Fanny Targioni Tozzetti e Antonio Ranieri, Venosa 1999, ad ind.; Ead., Sulle tracce di Leopardi, Venosa 2003, ad ind.; T. Romano, Corrispondenze femminili nel carteggio Ranieri (1855-1865), in Scritture femminili e storia, a cura di L. Guidi, Napoli 2004, pp. 295-306; R. Urraro, Giacomo Leopardi. Le donne, gli amori, Firenze 2008, ad ind.; V. Guarracino, Un nome venerato e caro. La vera storia di Antonio Ranieri oltre il mito del sodalizio con Leopardi, Montichiari 2010, pp. 14 s., 46, 50, 53, 57, 60 s., 75 s., 80, 91-96; L. Marcon, Un giallo a Napoli. La seconda morte di Giacomo Leopardi, Napoli 2012, ad ind.; R. De Ceccatty, Amicizia e passione. Giacomo Leopardi a Napoli, Milano 2014, pp. 9, 21, 45 s., 60 s., 110, 113, 115, 169, 172, 175, 181, 189, 224, 226-228, 231-233, 236, 243, 250, 264.