COLONNA, Paola
Figlia di Agapito signore di Genazzano e di Caterina Conti, e quindi sorella di Giordano e di Oddone, il futuro Martino V, nel 1395 sposò Gherardo d'Appiano, figlio di Iacopo signore di Pisa. Nel contratto matrimoniale del 18 giugno 1396 le fu assegnata in dote la metà del paese di Capranica, tramutata nel 1437 in una pensione annua di 550 fiorini sulle entrate di Frascati. Dopo la morte del suocero nel 1398 e la costituzione della signoria di Piombino da parte di Gherardo d'Appiano che nel 1399 aveva venduto Pisa ai Visconti, la C. divenne un personaggio di rilevante influenza politica nel nuovo piccolo Stato, grazie alle sue doti politiche e all'appoggio, da lei spesso invocate, della propria famiglia. Dopo la morte del marito, avvenuta nel maggio del 1405, assunse la reggenza per il giovanissimo figlio Iacopo, com'era stato disposto da Gherardo nel testamento del 25 apr. 1405. Pare che uno dei suoi primi atti di governo fosse il bando imposto al nipote acquisito Antonio di Vanni d'Appiano.
Fu certamente grazie all'abilità politica della C. che la nuova signoria poté sopravvivere. A facilitare il compito alla C. ci furono due fattori: la particolare posizione di Piombino in una parte della costa tirrenica povera di porti e la circostanza che le importazioni di ferro dall'Elba, che faceva parte dei domini degli Appiano, passavano attraverso questo porto. Continuando la politica del marito, che coincideva anche con quella perseguita dalla famiglia Colonna in questo periodo, la C. si appoggiò a Firenze, cercando però di non perdere la propria autonomia. Il 4 febbr. 1406 rinnovò a nome del figlio il trattato di raccomandigia con Firenze, concluso dal marito il 16 giugno 1404. Confermato a varie riprese, questo trattato diventò "perpetuo" nel 1419. L'elezione del fratello Oddone al soglio pontificio nel 1417 rafforzò notevolmente la posizione della C. che continuò ad esercitare il governo anche dopo il raggiungimento della maggiore età del figlio Iacopo, personaggio debole e completamente dominato dalla madre. Dopo il ritorno di Martino V a Roma nel 1420, la C. fu anche coinvolta nella politica statale pontificia; in quell'anno diede in sposa la figlia Violante a Rodolfo di Berardo Varano di Camerino. La C. richiese in misura notevole l'appoggio del fratello papa; era con lui il 16 ag. 1424 a La Molara e il 16 ag. 1425, a Roma, ove ricevette la visita degli ambasciatori fiorentini. Contemporaneamente i suoi rapporti con Firenze cominciarono ad incrinarsi. Il Comune, che per compiacere la C., aveva imprigionato Emanuele d'Appiano, fratello di Gherardo, lo rilasciò nel 1422.
La morte di Martino V nel 1431 indebolì la posizione della Colonna. Nell'aprile di quello stesso anno, forte degli accordi intercorsi con Genova e Siena, appoggiò Siena nella guerra che la opponeva a Firenze, ma questa politica filoviscontea tradizionale della famiglia Colonna ebbe successo solo per un breve tempo. Uno dei problemi che maggiormente la preoccuparono fu la questione della successione a Piombino. Iacopo d'Appiano non aveva figli e la C. non voleva che la successione toccasse ad Emanuele d'Appiano (allora in esilio in Puglia), come sarebbe dovuto accadere secondo il testamento di Gherardo d'Appiano. Per stornare questa possibilità, la C. nel 1440 diede in moglie sua figlia Caterina, allora non più giovanissima, al condottiero romano Rinaldo Orsini di Tagliacozzo. Al tempo di questo matrimonio Baldaccio d'Anghiari, con il sostegno di Emanuele d'Appiano, stava preparando un attacco contro Piombino, incoraggiato pare anche da Firenze.
Rinaldo Orsini arrivò a Piombino il 5 genn. 1441, e la C. gli permise di comportarsi come il vero signore dello Stato, benché il suo nome continuasse a comparire nei documenti insieme con quello del genero. Il 24 gennaio la C. espresse chiaramente l'indirizzo antifiorentino della sua politica, dicendo agli ambasciatori fiorentini "che non intende con loro e con altri legarsi né speziale raccomandigia fare, ma conservarsi nella sua libertà". Nel giugno 1441 i Fiorentini acconsentirono a garantire lo "stato" di Rinaldo Orsini e della C. a Piombino. Baldaccio d'Anghiari fece un ultimo tentativo di impadronirsi di Piombino per conto di Emanuele d'Appiano il 29 ag. 1441, ma la sua fazione all'interno della città non si sollevò quando egli apparve dinanzi alle mura. Il 22 settembre la C. promulgò un bando, con una taglia, contro i principali sostenitori di Emanuele d'Appiano.
La C. continuò a governare Piombino insieme con Rinaldo anche dopo la morte del proprio figlio Iacopo (27 dic. 1441), il quale in tutti, questi avvenimenti non pare abbia svolto alcun ruolo. Morì a Piombino tra il 24 e il 30 nov. 1445. La sua carriera è una prova della grande abilità politica ereditaria dei figli di Agapito Colonna e della vastissima influenza politica della famiglia Colonna, anche dopo la morte di Martino V.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Regesti, III, Pescia 1933, nn. 131, 136, 142, 289, 307, 486; Commissioni di R. degli Albizzi per ilComune di Firenze, a cura di C. Guasti, II, Firenze 1869, p. 160; A. Cesaretti, Istoria del principato di Piombino, I, Firenze 1788, p. 174; D. Cappelletti, Storia della città e Stato di Piombino, Livorno 1897, pp. 51-71; R. Cardarelli, Baldaccio d'Anghiari e la signoria di Piombino nel 1440 e 1441, Roma 1922, passim;Id., La storia diPiombino di Agostino Dati, I, Livorno 1939, p. 26; G. e F. Tomassetti, La Campagna romana, IV, Roma 1926, pp. 405 s.; R. Cardarelli, Stato e Signoria di Piombino alla morte di Gherardo d'Appiano, in Boll. Stor. Livornese, II (1938), pp. 1-37 passim; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, p. 198; W. Brandmüller, DasKonzil von Pavia-Siena 1423-1424, Münster 1968 I, pp. 126 s.