BORBONI, Paola
(App. II, I, p. 437)
Attrice italiana. Dopo la guerra è stata prima attrice della compagnia Città di Roma (1947), della compagnia dei Teatranti (1952) e del Piccolo Teatro della Città di Bari (1954-55); successivamente alle formazioni stabili ha preferito le partecipazioni isolate. Nel 1982 ha ricevuto il premio Saint-Vincent e nel 1988 il premio Fiuggi.
L'ininterrotta presenza sulle scene da oltre settant'anni l'ha resa uno dei personaggi più significativi del teatro italiano di questo secolo. La sua lunga stagione artistica è quanto mai varia per tendenze e vicende: ha affrontato ogni tipo di repertorio, da quello tragico a quello leggero, con interpretazioni a volte di tipo tradizionale, altre volte sperimentali e innovative, distinguendosi sempre per la vivacità del temperamento e per la grande capacità espressiva, tali da consentirle di passare con magistrale duttilità dai toni più sorvegliati all'enfasi più appassionata. È famosa soprattutto per i monologhi, non di rado da lei stessa rielaborati con gli autori dei testi.
Fra le sue interpretazioni più significative sono da ricordare: Vento notturno di U. Betti per la regia di O. Costa (1945); L'anima buona di Sezuan di B. Brecht per la regia di G. Strehler (1958); Tutto è bene quel che finisce bene di Shakespeare (1964) e Nozze di sangue di F. García Lorca (1965) per la regia di B. Menegatti; La professione della signora Warren di G. B. Shaw (1969); Tartufo di Molière per la regia di G. Bosetti (1979); Antigone di J. Anouilh (1982-83); Così è (se vi pare) di Pirandello per la regia di F. Zeffirelli (1984-85); il personaggio di Re Lear nell'omonima tragedia di Shakespeare (1985); e, da ultimo, Yerma di F. García Lorca (1986-87), Il sogno magnifico con C. Fracci (1987) e Il giocatore di Goldoni (1988). All'attività teatrale ha occasionalmente affiancato qualche interpretazione cinematografica.