PANTALEONI (Anna Antonia) Romilda
PANTALEONI (Anna Antonia) Romilda. – Cantante lirica. Nacque a Udine il 29 agosto 1847 da Luigi Pantaleoni, compositore e tenore, e Amalia Marignani, contralto.
Ebbe due fratelli: Adriano (1837-1908), baritono, indi impresario; e Alceo (1839-1923), direttore d’orchestra attivo principalmente all’Éden-Théâtre di Parigi. Una sorella, Lucia, morì giovane di meningite.
La Pantaleoni, tra le maggiori interpreti di fine Ottocento, è ricordata come soprano drammatico ma si esibì anche in ruoli di mezzosoprano. Fu allieva di Bartolomeo Prati, Antonio Sangiovanni e Francesco Lamperti nel Conservatorio di Milano, e in questa città debuttò nel 1868 al teatro Carcano con Margherita di Jacopo Foroni. Nella stagione 1869-70 cantò nel teatro Apollo di Siro, nell’Egeo: forse lì conobbe il marito, Giorgio Costopoulos, impresario greco dal quale si separò poco tempo dopo (ottenne il divorzio soltanto nel 1887).
Il 21 marzo 1874 al Carlo Felice di Genova fu la prima Isabella nel Salvator Rosa di Antônio Carlos Gomes. Il 26 dicembre 1876 si esibì al Regio di Torino nel Mefistofele di Arrigo Boito, nella nuova fortunata versione bolognese (seguirono Ruy Blas di Marchetti e Lohengrin); rimase poi in contatto con Boito per il resto della vita. Nella seconda metà degli anni Settanta fu impegnata in vari teatri spagnoli, tra cui Valencia, Barcellona, Bilbao, Malaga, Madrid. Fu un periodo faticoso, costellato da ansie legate alla carriera («più vado avanti e più soffro dal timore di non conservare la rinomanza che ora godo», scrisse il 21 gennaio 1879 a una familiare; Parma, Istituto nazionale di Studi verdiani, Pantaleoni, n. 152); ma la cantante fu sempre ripagata dall’affetto dimostratole dal pubblico e dalle critiche positive.
Tra gli anni Settanta e Ottanta incarnò molte eroine verdiane (Il trovatore, Un ballo in maschera, La forza del destino, Don Carlo, Aida), nonché le parti della protagonista femminile in Guglielmo Tell, Poliuto, Lohengrin, I goti (di Stefano Gobatti), Gli ugonotti, Faust, Mignon (di Ambroise Thomas). Nella primavera 1876, al teatro Dal Verme di Milano, si esibì in Selvaggia di Francesco Schira e creò Il conte di Montecristo di Raffaele Dell’Aquila. Fu in Portogallo e a Montevideo nei primissimi anni Ottanta. Il 26 dicembre 1881 cantò L’africana di Meyerbeer al Regio di Parma. L’indomani la Gazzetta di Parma scrisse: «ha voce bella, calda, estesa, intonatissima; canta con squisito sentire; fraseggia deliziosamente; sta in scena da perfetta artista. Di lei non si perde né una nota, né una parola».
L’opera con la quale venne ricordata negli anni seguenti fu La Gioconda, che dopo l’acclamato allestimento scaligero del 26 dicembre 1883 replicò assai spesso, sempre con successo. Da Milano il 4 gennaio 1884 scrisse al fratello Alceo: «Sappi che Verdi mi mandò i suoi complimenti a parte di Faccio e dei suggerimenti per due punti dell’ultimo atto della Gioconda, e disse al Faccio che gli piacqui più della Mariani» (Parma, Istituto nazionale di Studi verdiani, Pantaleoni, n. 162). Il paragone con la prima protagonista dell’opera di Ponchielli, Maddalena Mariani-Masi, ricorre anche nella stampa coeva: «La signora Pantaleoni e come cantante e come attrice non lascia vuoti, non lascia desiderii, ed eguaglia la Mariani, se non la supera forse oggi per maggiore potenza di voce» (Giornale di Udine, 18 ottobre 1881). Carlo D’Ormeville (Gazzetta dei Teatri, 7 gennaio 1886) la accostò alla Duse per l’abilità drammatica: il paragone – assieme a quello con la Ristori – venne ripreso su altri periodici, fino a diventare uno stereotipo. Nell’aprile 1884 diede La Gioconda all’Opera di Vienna: oltre alla «scioltezza del suo gesto», al «grande sentimento drammatico», per la prima volta si parlò di «diversità dei timbri della sua voce» (La musica popolare, 15 maggio 1884). Amilcare Ponchielli le dedicò il suo ultimo melodramma, Marion Delorme (La Scala, 17 marzo 1885; il 21 agosto, dopo la trionfale ripresa bresciana, le scrisse: «non avrei potuto desiderare un’interprete migliore»; Parma, Biblioteca Palatina, Epistolario Boito, b. 50); a detta di un cronista, «nel quarto atto l’attrice soverchia, se è possibile, la cantante. […] Nella Pantaleoni tutto è vero, artisticamente, grandemente vero. La commozione degli spettatori al quarto atto diviene vivissima, generale: la Pantaleoni commuove anche coloro cui natura non concesse di gustare la musica» (Gazzetta musicale di Milano, 23 agosto 1885).
Per il carnevale 1885 Giulio Ricordi l’aveva voluta alla Scala, Anna nella versione riveduta delle Villi di Puccini; nonostante quest’offerta, Pantaleoni si considerò sempre invisa all’editore, ritenne anzi che la sua carriera fosse stata penalizzata da tale incompatibilità. Da quest’anno la cantante iniziò a soffrire di «artrite generale acuta» (Parma, Istituto nazionale di Studi verdiani, Pantaleoni, n. 170), per la quale si sottopose a lunghe cure e bagni termali. Si riprese, e pare che la voce non ne risentisse, se la critica notò anzi un incremento di forza ed espansione, soprattutto nei registri medio e acuto. In questi anni la sua notorietà raggiunse l’apice, suscitando nel pubblico episodi di entusiasmo sfrenato: Il Teatro illustrato (luglio 1886) scrisse che la Pantaleoni «avrebbe potuto anche non cantare e magari anche stuonare che avrebbe ugualmente suscitato fanatismo colla potenza di ogni suo accento e di ogni suo gesto».
La carriera della cantante culminò il 5 febbraio 1887 con la ‘prima’ dell’Otello di Verdi alla Scala, Desdemona accanto a Francesco Tamagno (Otello) e Victor Maurel (Jago). La sua scrittura fu voluta da Verdi a dispetto di Ricordi (che proponeva Gemma Bellincioni). Verdi, che durante le prove aveva suggerito alla Pantaleoni di puntare sulla voce di testa e alleggerire il volume, diede per lettera al maestro concertatore Franco Faccio (col quale la cantante ebbe una discontinua relazione sull’arco di vari anni) informazioni specifiche sulle sue caratteristiche vocali (Carteggio Verdi-Ricordi: 1886-1888, 2010, app. 22, in partic. pp. 415, 419). Il compositore non fu appieno soddisfatto della prestazione della cantante, peraltro non perfettamente in salute. A detta di una testimone esperta, il soprano statunitense Blanche Roosevelt, «la voce tremolava ed era invariabilmente forte» (1887, p. 194). Per la ripresa romana dell’opera (aprile 1887) Pantaleoni fu rimpiazzata da Adalgisa Gabbi; e Ricordi la fece protestare in vista della ripresa veneziana di maggio: ne scaturì una vertenza legale. Ma Verdi continuò a preferirla a ogni altra concorrente: ancora nel febbraio 1889 ne perorò (invano) con Ricordi l’ingaggio come interprete ideale di Desdemona (Baldassarre - von Orelli, 2009, p. 160). Nel frattempo Pantaleoni aveva cantato Otello al Politeama Argentino di Buenos Aires e al Solís di Montevideo con Roberto Stagno e Delfino Menotti (l’impresario Cesare Ciacchi usò una partitura pirata).
Il 21 aprile 1889 la cantante fu di nuovo alla Scala come Tigrana nella ‘prima’ dell’Edgar di Puccini. L’ultima apparizione scaligera fu il 3 gennaio 1891 con Cavalleria rusticana. Il 27 settembre – Faccio era morto da un paio di mesi – la Gazzetta musicale di Milano annunciò il suo ritiro dalle scene.
Romilda Pantaleoni morì a Milano il 20 aprile 1917 (non 20 maggio, come talvolta si legge).
Fonti e Bibl.: Parma, Istituto nazionale di Studi verdiani, Pantaleoni, nn. 150-193; Ibid., Biblioteca Palatina, Epistolario Boito, b. 50; B. Roosevelt, Verdi: Milan and “Othello”, London 1887, pp. 118, 179, 194, 198 s., 229, 233 s.; E. Hanslick, Musikalisches Skizzenbuch, Berlin 1888, pp. 48 s.; G. Monaldi, Cantanti celebri, Roma 1929, p. 269; A. Sguerzi, R. P. cantante-attrice, Udine 1957, p. 14; Carteggio Verdi-Boito, a cura di M. Medici - M. Conati, Parma 1978, 20142, ad ind.; J.A. Hepokoski, Verdi’s composition of “Otello”: the Act II quartet, in Analyzing opera: Verdi and Wagner, a cura di C. Abbate - R. Parker, Berkeley 1989, pp. 145 s.; Carteggio Verdi-Ricordi: 1882-1885, a cura di F. Cella - M. Ricordi - M. Di Gregorio Casati, Parma 1994, ad ind.; M. Conati, Verdi. Interviste e incontri, Torino 2000, ad ind.; G. Grasso, R.P., una friulana nel mondo della lirica, Gorizia 2009; Giuseppe Verdi: lettere 1843-1900, a cura di A. Baldassarre - M. von Orelli, Bern 2009, p. 160; Tuo affezionatissimo Amilcare Ponchielli. Lettere, 1856-1885, a cura di F. Cesari - S. Franceschini - R. Barbierato, Padova 2010, ad ind.; Carteggio Verdi-Ricordi: 1886-1888, a cura di A. Pompilio - M. Ricordi, Parma 2010, ad ind. e appendici; B. Rossi, Voci liriche del Friuli, Udine 2013, pp. 1042-1060; The Cambridge Verdi Encyclopedia, a cura di R.M. Marvin, Cambridge 2013, p. 329.