CALVO (Calvi), Pantaleone
Modesto pittore genovese, che operò in Sardegna nel sec. XVII, identificato erroneamente con l'omonimo manierista genovese, fratello di Lazzaro Calvi.
L'equivoco risale allo Spano, che, descrivendo gli scomparti pittorici dell'ancona del Rosario, nella chiesa di S. Domenico a Cagliari, sosteneva che tra i dipinti del C. esistenti a Cagliari questi fossero i migliori e che perciò era opinione vi avesse collaborato il fratello Lazzaro. Lo stesso Spano, tuttavia, dando notizia di un documento del 1648 firmato dal C. e dal fratello Marc'Antonio, permetteva al Brunelli di chiarire che non poteva trattarsi del Pantaleone fratello di Lazzaro (morti rispettivamente nel 1595 e nel 1607), per la forte sfasatura cronologica che li divide. È comunque singolare, oltre l'omonimia, l'esistenza di un fratello chiamato Marc'Antonio, come uno dei figli del più anziano Pantaleone. Questo induce a ipotizzare l'appartenenza del C. alla stessa famiglia di pittori genovesi, di cui venivano ripetuti i nomi e persino i modi pittorici; persistono anche motivi manieristi derivanti dall'area settentrionale (da Tiziano ai Bassano) e centrale (Raffaello, soprattutto).
Dell'ancona del Rosario, il cui casamento in legno intagliato e dorato è andato distrutto durante un'incursione aerea del 1943, sono conservati nel convento di S. Domenico gli scomparti con l'Incoronazione della Vergine, la Crocefissione, la Trasfigurazione, la Resurrezione, e altri due con un Angelo recante fiori:dappertutto è possibile rilevare l'intervento di aiuti, probabilmente anche locali. Più unitari invece gli scomparti superstiti dell'ancona eseguita per la chiesa di S. Agostino a Cagliari, fortemente danneggiata dai bombardamenti del 1943. Distrutti il casamento, la predella e le due lunette, si sono salvati solo i tre scomparti con la Vergine che consegna la cintura a s. Monica, S. Giovanni Evangelista e S. Caterina d'Alessandria (quest'ultimo è firmato e datato: "Pantaleo Calvo Gen.s Invetr. 1646"). I dipinti, che risultano i più pregevoli per la disinvoltura del disegno e la sicurezza compositiva, vengono conservati presso la Pinacoteca nazionale di Cagliari. La lunghissima permanenza nell'isola, dovuta alla vasta fortuna del pittore, al quale, secondo lo Spano, sarebbero state commissionate opere anche a Sassari, è provata dall'iscrizione apposta alla pala con la Vergine e le anime del Purgatorio, conservata nella chiesa di S. Francesco di Paola: "Pantaleo Calvo Gen.is Inventor 1664". Il dipinto, comunque, presenta durezze grafiche e cromatiche sicuramente riferibili ad aiuti sardi. I caratteri stilistici del C., che consistono in una gamma cromatica basata su toni chiari e piuttosto freddi, con passaggi chiaroscurali sempre mediati, e i tipi fisionomici che ritornano puntualmente nei suoi dipinti (i cherubini dalle palpebre pesanti che costituiscono quasi una sigla), ci permettono di attribuirgli una grande pala con la Vergine che porge il Bambino a s. Felice, conservata nella chiesa dei cappuccini a Cagliari.
Bibl.: G. Spano, Storia artist. sarda, in Bull.archeol. sardo, VII (1861), p. 24; Id., Guida della città e dintorni di Cagliari, Cagliari 1861, pp. 200, 227, 268, 347; Id., Storia dei pittori sardi e catalogo descrittivo della privata pinacoteca, Cagliari 1870, p. 21; E. Brunelli, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, Leipzig 1911, p. 419 (sub voce Calvi, Pantaleone d. J.).