PANSLAVISMO (XXVI, p. 205)
Il panslavismo non è mai stato una vera e propria dottrina, con organizzazione unitaria e con ideologie nettamente formulate: sotto questo termine, sul piano storico, si è sempre inteso quel complesso di orientamenti che, con mète diverse, mirava all'affratellamento culturale degli Slavi o a una loro più o meno accentuata solidarietà politica ed economica. Anche nel momento presente non esiste un partito che ufficialmente si chiami panslavista. Tuttavia gli avvenimenti connessi con la seconda Guerra mondiale hanno visto realizzati e superati antichi sogni di solidarietà slava e programmi di conquiste o "riconquiste" territoriali.
Negli anni immediatamente precedenti la seconda Guerra mondiale, il mondo slavo appariva assai scisso, nonostante la minacciosa pressione germanica che si andava delineando. L'URSS si era venuta allontanando dalle ideologie rigidamente internazionalistiche del periodo in cui uomini quali Trotzkij e Zinov'ev avevano un'importante voce in capitolo. Tuttavia ancora non si andava chiaramente delineando nella politica sovietica una tendenza che si potesse comunque definire "slava". Polonia e Cecoslovacchia erano in dissidio per la questione di Teschen ed il dissidio apparve in tutta la sua gravità in occasione dell'aggressione tedesca alla Repubblica cecoslovacca (settembre 1938). Altri gravi dissidî continuavano a sussistere tra Polacchi ed Ucraini, Serbi e Bulgari, Slovacchi e Cèchi, Croati e Serbi. L'offensiva hitleriana si avvantaggiò grandemente di questi dissidî, riuscendo ad inquadrare un gruppo non irrilevante di formazioni militari slave nella guerra contro l'URSS.
La vittoria dell'URSS contro la Germania ha capovolto questa situazione sfavorevole agli Slavi. L'URSS ha incorporato entro le sue frontiere alcune strisce di territorio finlandese, le regioni baltiche, la metà orientale della Repubblica polacca (quale risultava anteriormente al settembre 1939), Königsberg e la metà settentrionale della Prussia Orientale, la Rutenia subcarpatica anteriormente appartenuta alla Cecoslovacchia, la Bessarabia e metà della Bucovina, regioni che prima appartenevano alla Romania.
La Polonia a sua volta otteneva a occidente la frontiera dell'Oder spingendosi fino a Stettino; la Cecoslovacchia espelleva la quasi totalità dei Tedeschi e degli Ungheresi dal suo territorio; la Iugoslavia otteneva sensibili ingrandimenti nei riguardi dell'Italia. Gli stati slavi si sono venuti a trovare nell'orbita dell'Europa dominata dall'URSS, e poiché anche Ungheria e Romania sono comprese entro quest'orbita, è venuto in certo qual modo a cadere il diaframma che separava politicamente, oltre che geograficamente, gli slavi del nord dagli slavi del sud. L'identità quasi completa dei regimi ha contribuito a facilitare ed accelerare questa nuova forma di solidarietà e di collaborazione tra le nazioni slave. Imponenti congressi dei rappresentanti di tutti i popoli slavi hanno avuto luogo a Bratislava, Sofia, Belgrado. Nei discorsi ufficiali è stata celebrata la "vittoria comune" degli Slavi sulla Germania. Si è voluto vedere nella cambiata situazione l'inizio di un'era nuova per il mondo slavo, che si sarebbe liberato da interferenze interessate di altri paesi e si sarebbe affratellato anche politicamente su nuove basi di federalismo e di giustizia sociale. In quelle ed in altre riunioni, nonché in articoli e studî di carattere teorico, ci si è richiamati a parecchi spunti di origine slavofila, mentre sotto altri aspetti ci si è richiamati allo "slavismo di sinistra", di cui i più caratteristici esponenti furono A. I. Herzen e Bakunin. In questo rinnovamento e potenziamento del solidarismo slavo è peraltro venuta ad interferire la tensione sorta nel corso del 1948 tra il governo iugoslavo e il Kominform (v.).