PANICO
. Famiglia comitale della montagna bolognese che formò il maggior centro feudale di resistenza all'espansione del comune di Bologna nei secoli XIII e XIV: essa traeva il nome dal castello omonimo, dominante una stretta della valle del Reno a 27 km. dalla città, sulla via di Pistoia, distrutto nel 1306. Da un diploma del 1221, del legato imperiale Corrado di Metz, appare che il feudo della famiglia comprendeva Panico, Sirano, Malfolle, Ignano e altre 13 terre, oltre a parti di altre ville. Questa schiatta, di legge ripuaria, va ricollegata a quella dei conti di Bologna dei secoli X-XII, che derivavano da Bonifacio duca di Spoleto (922-29), il cui nipote Adelberto è ricordato quale conte di Bologna nel 981, dignità rimasta nella famiglia sino al sec. XII, mentre un suo ramo, col conte Alberto, nel 1068 appare già col titolo di conte di Panico, contea che si deve credere una parte di quella di Bologna. Famiglia numerosa e bellicosa, si mescolò vivacemente alle lotte cittadine, quasi sempre favorendo i Lambertazzi, ghibellini, e per questo nel 1306, accusata d'aiutarne il tentativo di dominare la città, malgrado l'ostinata difesa, vide distrutto dalle forze comunali il suo castello, di cui ora non rimangono che le rovine, non lungi dalla pieve romanica che ricorda l'antica vita feudale di quel centro. La lotta, con periodi di tregua, durò quasi tutto il secolo nella montagna che i P., con gli altri feudatarî, cercavano di sottrarre all'autorità diretta della città; la loro indole violenta ne fece dei condottieri e fra essi si distinse quell'Ettore da P., a cui Luchino Visconti dovette la vittoria di Parabiago (1339). Prima di essa egli aveva servito nella compagnia di Guarnieri di Urslingen. Altri P. aiutarono i tentativi viscontei su Bologna, lasciandovi la vita, come quell'Ugolino che nel 1389 s'era accordato con G. Galeazzo Visconti. Nel 1391 le violenze di Matteo da P. provocarono un decreto che obbligava la famiglia a risiedere in città, fatto questo che ne stroncò del tutto l'importanza.
Bibl.: G. Gozzadini, Di alcuni monumenti dei conti da P., in Atti Deputaz. st. pat. d. Emilia, n. s., V, 1 (1880); E. Gualandi, Le origini dei conti da P., ibid., 3ª s., vol. 26, Bologna 1908; A. Palmieri, La Montagna bolognese nel Medioevo, Bologna 1929.