OGERIO, Pane
OGERIO, Pane. – Non si conosce l’esatta data di nascita, né l’ascendenza, di questo annalista genovese originario di Passano, nel Levante ligure (presso l’attuale La Spezia).
Benché non sia dato sapere con esattezza quale fosse la sua estrazione sociale, che avesse umili natali lo si può desumere dal cognome, non riconducibile a nessuna delle famiglie eminenti liguri del secolo XII. Il suo successivo accesso a un posto di buon rilievo nella scala sociale è sicuramente attribuibile al ruolo di notaio attivo per la cancelleria del Comune: mestiere di grande prestigio e veicolo di mobilità sociale.
Le prime attestazioni della presenza di Ogerio a Genova si trovano nel cartulario di Giovanni Scriba, dove nel 1164 compare in veste di testimone in numerosi contratti. Tuttavia, occorre aspettare la fine del secolo XII e i primi decenni del XIII per avere notizie più puntuali sulle sue vicende personali e familiari. Il fratello, Baldovino, alla fine del secolo XII coltivava interessi commerciali a Costantinopoli. Sicuramente grazie alla sua posizione di scriba del Comune, Ogerio riuscì a intrattenere rapporti di alto profilo con famiglie importanti. Da un contratto notarile datato 1226, che riguarda la divisione dei beni, assai cospicui, di sua figlia Verde, si evince che questa era andata in sposa a Guglielmo Navarro, membro di una famiglia agiata, mentre Simona, figlia di Verde, era moglie di Guglielmo Porco, appartenente a un gruppo familiare di antico lignaggio e ben inserito negli affari politici del tempo. Probabilmente grazie all’ausilio del padre, anche il figlio Nicoloso intraprese la carriera di notaio della cancelleria, come si ricava da una serie di atti da lui stipulati per il Comune (1218) in cui lo stesso Ogerio compare come testimone. Queste notizie indicano che alla fine del secolo XII Ogerio aveva già raggiunto una solida posizione sociale. Che godesse di particolare prestigio è ulteriormente dimostrato da un atto privato (1222) in cui il suo nome è accompagnato dall’appellativo dominus, riscontrabile molto raramente nella documentazione notarile coeva anche per personaggi di grande rilievo.
Poche sono le notizie sulla consistenza patrimoniale della famiglia: a parte le sostanze lasciate in eredità da Verde alla figlia, a suo padre e suo fratello, sono attestati alcuni immobili di proprietà di Ogerio in città, mentre è particolarmente pregnante il fatto che la zona cittadina in cui abitava e aveva residenza anche almeno un membro della famiglia Porco, alleata per via matrimoniale di Ogerio, fosse denominata contrata Ogerii Panis. Negli anni, dunque, Ogerio riuscì ad accumulare un discreto patrimonio, probabilmente – come sembra indicare il riferimento a Ogerio Pani et sociis in un documento contenente le istruzioni agli ambasciatori genovesi inviati a Costantinopoli (1201) – anche tramite gli strumenti commerciali facilmente disponibili ai genovesi di tutte le fasce sociali del tempo.
La maggior parte delle notizie relative a Ogerio riguarda il suo ruolo di notaio della cancelleria del Comune, dove risulta attivo a partire dal 1172. Il primo cenno al suo impegno nella diplomazia è del 1177, quando fu inviato a Cremona assieme a Nuvelone Alberici con l’incarico di concludere un trattato con i Veneziani. Successivamente partecipò in prima persona a iniziative di grande livello. Nel 1186 si recò a La Roda (Spagna) in qualità di missum del Comune con l’incarico di stipulare un patto con Alfonso II re di Aragona che si impegnava a intervenire qualora l’appoggio dei genovesi alle rivendicazioni di Algaburga regina di Arborea sul giudicato sardo fosse sfociato in una guerra contro i pisani. La medesima questione lo aveva portato poco meno di due mesi prima in Francia, a Hyerés, dove redasse, oltre alla convenzione con la stessa Algaburga, anche il testo di un’alleanza in funzione antipisana con il conte di Foix. Nel 1190, a Tiro, presenziò in veste di testimone alla stipula di un’importante convenzione fra il Comune di Genova e Corrado di Monferrato, signore di Tiro, Sidone e Beirut, in cui vennero confermate alla città ligure ampie libertà commerciali e territoriali. Nello stesso anno e in almeno un’altra occasione nel 1215, la casa di Ogerio fu scelta come luogo di riunione del collegio consolare. Rogò su mandato dei consoli un trattato con il marchese Bonifacio di Clavesana (1192) e successivamente fu presente in qualità di testimone a numerose convenzioni stipulate dal Comune.
Molto probabilmente proprio in virtù della sua posizione di alto funzionario pubblico e dalla fiducia di cui godeva a livello istituzionale, nel 1197 gli venne affidata la memoria storica del Comune come successore del terzo annalista, Ottobono Scriba.
Ogerio comincia il suo testo ricordando i suoi predecessori: tuttavia, a loro confronto questo appare compilato in modo frettoloso, disordinato e con poca attenzione alla forma. La sua narrazione è caratterizzata dall’attenzione per gli eventi d’importanza sovralocale e più in generale per il quadro politico europeo, cosicché le vicende interne sono meramente elencate e spesso lasciate in penombra, mentre la descrizione dei primi, nel pieno spirito dell’orgoglio cittadino, è corredata da commenti e opinioni sui vari attori politici a seconda della loro relazione con la città ligure. Il periodo in cui Ogerio redasse gli Annali è cruciale nella storia di Genova, poiché coincide con importanti trasformazioni nella struttura del Comune, con l’alternanza di regime consolare e regime podestarile e la continuazione del conflitto fazionario che aveva caratterizzato gli sviluppi politici genovesi negli ultimi decenni del secolo XII. In una fase di grandi mutazioni a livello istituzionale, occorre leggere nella sua mancata presa di posizione riguardo le vicende locali un tentativo di autotutela nell’incertezza di quale fazione sarebbe riuscita a prendere saldamente il potere.
D’altro canto, l’attenzione per le vicende di politica internazionale testimonia da una parte il pieno inserimento della città all’interno di un quadro molto più ampio e dall’altro il prosieguo dell’attività diplomatica di Ogerio, un dato che lo rende estremamente informato sui fatti esterni.
In questi anni, Ogerio continuò a esercitare la sua attività di notaio fidato del Comune parallelamente al ruolo di annalista ufficiale. Ancora nel 1210 compare in veste di testimone in un trattato ai danni di Venezia stipulato dal Comune di Genova con Enrico conte di Malta; nel 1212 giurò fedeltà a Federico II in una convenzione fatta dal sovrano con Genova; nel 1214 fu testimone di una convenzione con i signori di Lagneto (nel Levante ligure), mentre quattro anni più tardi assistette, sempre in qualità di testimone, alla sottomissione dei cittadini di Ventimiglia al Comune.
Nel 1220 subentrò alla redazione degli annali Marchisio Scriba: forse perché il giuramento prestato da Ogerio a favore di Federico II gli impediva di esprimersi chiaramente contro il sovrano in un frangente in cui la politica imperiale prendeva una piega antigenovese, ma più probabilmente come conseguenza dell’età ormai avanzata di Ogerio.
Morì fra la fine del 1226, data in cui è attestato ancora in vita in un atto privato, e il 1233, quando il notaio Lantelmo nel trascrivere un documento nei Libri Iurium ricorda che l’originale era stato redatto manu quondam Ogerii Panis.
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