FANCELLI, Pandolfo
Figlio dello scalpellino settignanese Bernardo, nacque, probabilmente a Mantova, intorno all'ultimo decennio del sec. XV. Avviato alle arti plastiche nella bottega del padre, che morì nel 1508 (cfr. Milanesi, in Vasari, 1878, n. 1 a p. 463), si trasferì in Spagna nel secondo decennio del sec. XVI, al seguito del cugino Domenico Fancelli, con il quale collaborò attivamente, soprattutto eseguendo alcuni rilievi per il monumento funebre di Ferdinando d'Aragona e di Isabella di Castiglia nella cappella reale della cattedrale di Granada (1517). Dopo la morte di Domenico (1519) il F. entrò in contatto con lo scultore B. Ordóñez, impegnato in quel tempo alla realizzazione dei disegni di Domenico per il sepolcro del cardinale F. Ximenez de Cisneros da collocarsi nella chiesa del collegio di S. Ildefonso ad Alcalá de Hernares: nel 1519 è infatti documentato con l'Ordóñez a Carrara per le scelte e l'acquisto dei marmi.
Dopo la morte dello scultore spagnolo (1520) il F. rimase definitivamente in Italia; nel 1521 ebbe ancora un pagamento per l'opera di collaborazione con l'Ordóñez (Campori, 1873). Si stabilì a Pisa, dove abitò in un primo momento in una delle case dell'Opera del duomo e dove, nel 1525, acquistò un'abitazione da Pietro di Bernardo Bagno, in via della Macciarella. Acquisì ben presto un ruolo di spicco nell'ambiente artistico tra Carrara e Pisa e per stringere importanti legami di parentela sposò Ginevra Benti, figlia dello scultore Donato.
Al 1523 risale la prima opera documentata a Pisa: il capitello per il cero pasquale destinato in origine a una colonna in porfido nella cattedrale; allogato al F. dall'operaio del duomo G. B. Papponi, fu lasciato interrotto alla morte dello scultore (1526) e ultimato da S. Stagi. Dai registri dei conti dell'Opera del duomo apprendiamo che agli eredi del F. furono assegnati 35 scudi, mentre allo Stagi ne furono versati 140, il che fa supporre che solo un quarto dell'opera fosse stato eseguito dal F. (Casini, 1987). Il capitello, attualmente utilizzato come supporto per l'Angelo in bronzo di S. Lorenzi (ibid.), fu preceduto da una scultura appena sbozzata e di dimensioni ridotte che, venduta a G. B. Salviati, fu posta alla base di una fontana nell'ospedale di S. Chiara a Pisa (oggi non più reperibile; ibid.).
Commissioni successive per la cattedrale pisana riguardano altri due capitelli con le colonne (ultimati anch'essi dallo Stagi e oggi perduti), che costituivano le basi per gli angeli cerofori di S. Cosini, e l'altare di S. Biagio: questo, strutturato secondo schemi architettonici quattrocenteschi, con due semicolonne su plinti che sostengono l'architrave e inquadrano la lunetta e la nicchia, rivela una qualità altissima nell'eleganza del disegno e nella raffinatezza degli elementi ornamentali. Rimasto interrotto alla morte del F., fu anch'esso condotto a termine dallo Stagi e fu inaugurato nel 1528. Controversa è tuttora l'assegnazione delle varie parti ai due artisti soprattutto per quanto riguarda i rilievi decorativi e le figure; ad esempio, la statua di S. Biagio, al centro della nicchia, già attribuita dal Da Morrona (1787) e dai critici successivi a S. Stagi, è stata proposta in tempi recenti come opera autografa del solo F. (Casini, 1987).
Il 12 luglio 1526, essendo in periculo pestis, il F. fece testamento lasciando una dote di 200 ducati d'oro alla figlia Caterina e l'intero patrimonio al fratello Bartolo, pittore (cfr. Milanesi, in Vasari, 1881, nota 1 a p. 114; e per notizie sulla sua attività, 1878, nota 1 a p. 463). Si ritiene tradizionalmente che sia morto di peste alla fine del mese di luglio del 1526 (ibid., 1881, p. 114).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite ... [1568], a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, p. 463; VI, ibid. 1881, pp. 113 s.; A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, I, Livorno 1787, p. 226; G. Campori, Mem. biogr. degli scultori... nativi di Carrara..., Modena 1873, p. 350; L. Tanfani Centofanti, Delle opere di scultura di P. F. e di Stagio Stagi nel duomo di Pisa, Pisa 1877; I. B. Supino, I pittori e gli scultori del Rinascimento nella primaziale di Pisa, in Arch. stor. dell'arte, VI (1893), pp. 426 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1898, pp. 410-414; C. Aru, Gli Stagi, in L'Arte, IX (1906), pp. 469-472; A. Venturi, Storia dell'arte italiana..., X, 1, Milano 1935, pp. 479, 481 s.; C. Casini, in R. P. Ciardi-C. Casini-L. Tongiorgi Tomasi, Scultura a Pisa tra Quattro e Seicento, Pisa 1987, pp. 100, 115, 117, 156, 157-170 183 s., 248, 252; F. Schottmüller, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 245 s.