DELLA STUFA, Pandolfo
Nacque a Firenze il 4 apr. 1500 da Luigi di Angelo e da Guglielmina di Prinzivalle Schianteschi conte di Montedoglio. Apparteneva ad una delle famiglie più ricche e potenti di Firenze e, in seno ad essa, al ramo che più decisamente e coerentemente aveva sostenuto la signoria dei Medici.
Dopo essersi laureato in legge, il D. intraprese la carriera militare, pervenendo al grado di colonnello. Militò soprattutto in Francia, al servizio di Francesco I, per il quale partecipò a moltissime campagne, tra cui quella conclusasi con l'occupazione di parte del Ducato di Savoia (1536). Con l'arrivo in Francia di Caterina de' Medici, andata sposa al delfino, il D. divenne uno dei gentiluomini della sua corte, ove aveva il ruolo di coppiere, per cui gli spettava anche una ricca provvigione. La sua permanenza in Francia fu interrotta da brevi soggiorni in patria, talvolta per svolgervi commissioni di natura privata affidategli da Caterina. Nel 1541, durante la campagna contro gli Imperiali guidati da Alfonso d'Avalos marchese del Vasto, il D. fu arrestato e lasciato in carcere per molti mesi senza alcun processo. L'accusa era grave: aver rivelato a Cosimo I (e quindi agli Imperiali) il piano strategico dell'armata francese. Egli fu tuttavia liberato per intercessione della delfina, grazie alla quale poté tornarsene in patria. Un bando emanato dal duca di Firenze nel marzo 1542 inibì a lui, come a tutti gli altri sudditi, di militare al servizio di altri sovrani.
Stabilì di nuovo la sua residenza a Firenze, donde, da questo momento in poi, si allontanò solo per brevi periodi, in occasione di incarichi pubblici affidatigli dal sovrano o per brevi ritorni alla corte di Francia, con cui, nonostante l'incidente del 1541, continuava a mantenere rapporti di carattere privato, soprattutto a motivo della benevolenza e della stima di cui era fatto oggetto da parte di Caterina.
Dopo il suo ritorno a Firenze il D. cominciò a partecipare alla vita politico-amministrativa dello Stato, entrando a far parte successivamente di molte delle magistrature collegiali che amministravano la città ed il suo dominio: Cinque conservatori del contado e distretto, Monte comune e altre.
Nel 1543 sposò Lena d'Agnolo di Bernardo Strozzi, dalla quale ebbe cinque figli maschi e quattro femmine. Nel mese di ottobre dello stesso anno dovette fuggire da Firenze per evitare l'arresto; era stato infatti accusato di sodomia, reato per cui erano previste pene severissime; la sua latitanza ebbe tuttavia breve durata poiché un bando ducale del 26 dic. 1543 stabilì una sanatoria generale per tale tipo di reato.
Nel gennaio 1544 il D. si preparava a ripartire per la Francia per assistere al parto della delfina e pertanto richiese al suo sovrano un salvacondotto per non essere molestato durante il viaggio; arrivato a Piacenza dovette però tornare indietro perché il marchese del Vasto rifiutava di farlo passare. Più tardi dovette tuttavia riuscire nel suo intento se nel novembre 1545 si trovava a Compiègne, presso la corte francese, donde scriveva una lettera a Cosimo I.Tornato a Firenze fu nominato per un anno, a partire dal 1ºluglio 1546, operaio di S. Maria del Fiore. Il 12 giugno 1555 ricevette, direttamente dal sovrano, la carica di capitano di Arezzo (solitamente attribuita col tradizionale sistema delle tratte) per sei mesi. Allo scadere di questa, ebbe l'incarico di commissario generale militare per la Valdichiana, nell'ambito della guerra di Siena.
La città si era arresa agli Imperiali già fin dall'aprile del 1555, ma nel suo territorio continuavano le scorribande dei due eserciti rivali, mentre il destino politico dell'antica Repubblica rimaneva sospeso fino alla definitiva conclusione della guerra franco-asburgica, verificatasi solo nel 1559 con la pace di Cateau-Cambrésis. Essendosi delineate, nei primi mesi del 1559, oscure manovre del duca di Ferrara per unire ai suoi Stati il territorio senese, Cosimo I inviò il D. come ambasciatore a Filippo II, che si trovava in Fiandra. Sotto il pretesto di rallegrarsi con il sovrano per la recente conclusione della pace, il D. doveva scongiurare il pericolo estense, spingendo per l'immediata cessione di Siena al duca di Firenze.
Tornato a Firenze, il D. ne ripartì il 30 dicembre di quello stesso anno, impegnato in un'ambasceria incaricata di porgere gli omaggi del duca di Firenze al nuovo pontefice Pio IV. Nel luglio 1561, essendo morto alcuni mesi prima il fratello Prinzivalle, il D. gli subentrò a vita nel Senato fiorentino. Nel febbraio 1562 fu inviato ambasciatore al duca di Savoia, appena rientrato in possesso dei suoi Stati. Nel triennio 1562-64 fu quasi ininterrottamente membro di varie magistrature collegiali- (Cinque conservatori, Otto di pratica, Capitani di parte).
Il 30 dic. 1564 gli Otto di guardia e balia di Firenze lo condannarono in contumacia alla pena capitale ed alla confisca dei beni a causa di un omicidio da lui commesso per sottrarre il figlio Luigi, a sua volta macchiatosi di omicidio, alla rappresaglia organizzata dai parenti della vittima. Dopo pochi mesi, tuttavia fu graziato dal principe reggente, Francesco de' Medici, per intercessione di Caterina, regina di Francia.
Tornato a Firenze, il D. riprese il suo posto nella vita pubblica: nel 1566 fu inviato ambasciatore a Roma a congratularsi col nuovo papa Pio V; dal 1ºsett. 1567 fece parte per quattro mesi dei Sei della mercanzia. Fu decorato da Cosimo I con lo Sperone d'oro, onorificenza riservata ai benemeriti dello Stato.
Morì a Firenze il 24 marzo 1568 e fu sepolto nella basilica di S. Lorenzo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, ff. 343, c. 116(lett. di Caterina de' Medici); 364, cc. 417, 478;372, c. 20; Tratte, regg. 73, c. 4; 85, c. 85; 86, cc. 17, 38v, 88v,132v, 162v, 203; Otto di Guardia del Principato, regg. 99, cc.162v-163; 100, c. 94; Acquisti e Doni, busta 142, ins. 37; Raccolta genealogico-araldica Sebregondi, ad vocem; Manoscritti 126: F. Settimanni, Diario fiorentino, II, cc. 293; Négotiations diplomatiques de la France avec la Toscane...,a cura di G. Canestrini-A. Desjardins, III, Paris 1865, p. 17; G. de' Ricci, Cronaca (1532-1606), a cura di G. Sapori, Milano-Napoli 1972,pp. 9, 217 ss.; F. de' Nerli, Commentarii de' fatti civili occorsi dentro la città di Firenze..., Augusta [Firenze] 1728, p. 267; Storia della fam. Della Stufa, in Delizie degli eruditi toscani, XV (1781), pp. 387 s.; A. Ademollo, Marietta de' Ricci..., a cura di L. Passerini, VI, Firenze 1845, pp. 2076 ss.; M. Del Piazzo, Gli ambasc. toscani del Principato, Roma 1953, pp. 9, II, 43; R. Cantagalli, La guerra di Siena..., Siena 1962, p. 525.