GIUSTINIAN, Pancrazio
Figlio di Marco, che fu procuratore di S. Marco de ultra, appartenne al ramo di S. Sofia della nobile famiglia veneziana. Non si conosce la data della sua nascita e, come spesso accade per il patriziato veneto, la ricostruzione della vita e dell'attività del G. è resa difficile dalla presenza di omonimi.
Il G. fu membro del Senato veneziano nel 1332; in data 21 novembre gli fu condonata una pena pecuniaria inflittagli per una certa quantità di vino portato illegalmente a Venezia da Creta. Due anni più tardi, il 30 maggio 1334, insieme con Belletto Gradenigo e Paolo Loredan, il G. fece parte di una commissione incaricata di esaminare i rapporti con gli abitanti di Varmo, in Friuli, accusati di avere commesso eccessi nei confronti dei veneziani, e di riferire per iscritto al Consiglio entro la metà del mese di giugno. Il 4 agosto dello stesso anno gli fu nuovamente condonata una multa inflittagli per avere esportato merci da Venezia senza la prescritta notifica agli uffici competenti ma, a quanto si stabilì, per semplice ignoranza delle disposizioni vigenti. Il 20 febbr. 1336, infine, il suo nome è ricordato fra i proponenti di una delibera relativa alle galere di Romania.
La lega contro i Turchi, costituita nell'agosto del 1343 tra Venezia, Cipro, i cavalieri di Rodi e papa Clemente VI, offrì al G. la possibilità di svolgere un incarico pubblico di rilievo. Il comando della flotta crociata venne infatti affidato a Pietro Zeno, ma dopo la morte di questo a seguito della presa di Smirne (ottobre 1344), il comando passò al G. che lo esercitò per qualche tempo, per essere poi sostituito da Nicolò Barbarigo. Il 24 genn. 1346 il G. fu eletto procuratore di S. Marco de ultra e il 3 ag. 1348 divenne uno dei cinque provveditori del Comune veneziano incaricati di trattare con i plenipotenziari del re Luigi I d'Ungheria, con il quale erano stati interrotti i rapporti dal 1346, a causa dell'appoggio fornito alla città di Zara ribelle al dominio veneziano. Il re ungherese, presente al momento in Italia, era già stato raggiunto da ambasciatori veneziani a Napoli nel maggio dello stesso anno, ma le trattative non avevano avuto esito e gli ambasciatori erano rientrati in patria insieme con un legato ungherese. Dopo faticose trattative, e a seguito anche del richiamo dei mercanti veneti dal Regno, ordinato dal Senato, il re Luigi era tuttavia arrivato a un accordo che venne concluso a Venezia per la durata di otto anni il 5 ag. 1348.
Qualche tempo più tardi gli abitanti di Capodistria, approfittando dello scompiglio suscitato dalla peste, si ribellarono cacciando il podestà Marco Giustinian dalla città e incendiandone in palazzo (17 sett. 1348). Il governo veneziano reagì con prontezza costituendo un'armata di terra e di mare, a capo delle quali furono posti rispettivamente il G. e Marco Soranzo. La città fu rapidamente ridotta all'obbedienza, senza spargimento di sangue, e il 10 ott. 1348 gli abitanti fecero solenne sottomissione, dopo aver ottenuto la sicurezza delle persone e dei beni. Il G. si recò quindi in Puglia per procurarsi i rifornimenti necessari per Venezia e, nuovamente in patria il 19 dicembre, fu scelto insieme con il collega Marco Loredan e il futuro doge Marino Falier come paciere in una questione relativa all'eredità del nobile Andrea da Mosto. Ancora a Venezia il 18 marzo 1350, infine, è ricordato da un documento nell'esercizio delle sue funzioni di procuratore di S. Marco.
Nel corso della guerra veneto-genovese (1350-55), il G. assunse nuovamente un incarico militare di rilievo e, nel settembre del 1351, gli venne affidato il comando di una flotta di trenta galere inviate in Sicilia per ricongiungersi con le navi degli alleati aragonesi. Dopo alcuni giorni di attesa, ventidue navi aragonesi arrivarono all'appuntamento e, dalla Sicilia, le forze alleate fecero vela alla volta di Corone e Modone, dove si unirono a quelle del comandante generale Nicolò Pisani. Di qui l'intera formazione mosse alla volta di Costantinopoli con l'intenzione di sorprendere l'armata genovese condotta da Paganino Doria. Il 13 febbr. 1352 le navi veneziane, aragonesi e bizantine affrontarono i Genovesi in una sanguinosa battaglia, combattuta all'imboccatura del Bosforo, che terminò senza un risultato decisivo. I Veneziani ebbero molti caduti e, fra questi, il G. che venne poi sepolto in una chiesa di Costantinopoli.
Non si conosce il nome della moglie del G., ma ci sono noti quelli di tre figli: Dardi e Mosè, dei quali nulla si sa, e Marco che nel 1361 fu tra gli elettori del doge Lorenzo Celsi e nel 1364 andò in legazione dal re di Cipro.
Fonti e Bibl.: Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi fruttidel Maggior Consiglio, c. 93rv; Ibid., Biblioteca naz. Marciana, Mss.It., cl. VII, 15 (= 8305): G.A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, II, c. 139r; 128a (=8639): G. Caroldo, Historia di Venetia, c. 191v; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, II, Venezia 1878, pp. 36 n. 206, 180 n. 331; Le deliberazioni del Consiglio dei rogati (Senato). Serie "Mixtorum", a cura di R. Cessi - M. Brunetti, II, Venezia 1961, pp. 92 n. 325, 315 s. n. 489, 341 n. 562; Venetiarum historia vulgo Petro Iustiniano Iustiniani filio adiudicata, a cura di R. Cessi - F. Bennato, Venezia 1964, pp. 226, 230, 234, 278; F. Manfredi, Dignità procuratoria di S. Marco, Venezia 1602, p. 51; V. Lazzarini, Marino Faliero, Firenze 1963, pp. 20, 40; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, Venezia 1972, pp. 116, 122 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Giustiniani di Venezia, tav. IV.