PANARIA (o Panarea; A. T., 27-28-29)
Isola dell'arcipelago delle Lipari (v.) a S. SO. di Stromboli e a NE. di Salina e Lipari. Da un'ampia piattaforma, a meno di 50 m. sotto l'attuale livello marino, che profondità superiori a 800 m. separano dall'isola di Lipari, sorge Panaria, l'antica Hicesia, a cui fanno corona l'isola di Basiluzzo con accanto lo scoglio Spinazzola, gli isolotti di Lisca Bianca, Dàttilo, Bottaro, Lisca Nera e gli scogli Panarelli e Formiche, tutti d'origine vulcanica. Panaria ha forma pressoché ellittica, con una superficie di 2,44 kmq., una lunghezza di più di 2 km.; risulta formata da un massiccio roccioso, omogeneo, di andesite a orneblenda, che a O. s' innalza bruscamente dal mare con aspri appicchi e pareti rocciose e raggiunge l'altezza di 420 m. al Pizzo del Corvo, degradando più dolcemente negli altri versanti e nella B. Soldata, limitata da un salto brusco, e dalla quale si partono gl'imponenti costoni rocciosi di Pizzo Falcone e di Pizzo Castello. Il massiccio roccioso è privo di stratificazioni e di banchi e ha dato origine a forme irregolari, con profondi burroni e cavità, imponenti scogliere e pareti rocciose che dànno al paese aspetto aspro e selvaggio. Lungo la costa, in molti luoghi sorgono parecchie imponenti rupi in cui la roccia andesitica ha preso una magnifica struttura colonnare. Al disopra di Pizzo Falcone vi è un tufo chiaro, ben stratificato, che racchiude proiettili compatti o pomicei di andesiti a orneblenda.
In diverse parti dell'isola esistono tracce di azioni fumaroliche antiche, ma anche attualmente, nella regione orientale, si rinvengono sorgenti calde ed emissioni gassose a temperatura elevata, e nell'estremo N., al Bianco, presso la Calcara, vi sono i cosiddetti vulcani, ove a pochi centimetri di profondità il termometro raggiunge i 100 gradi o quasi; la roccia è profondamente alterata, il suolo è scottante e sparso di croste saline bianche o verdastre, costituite di solfati, con tracce di zolfo libero. Nelle parti basse dell'isola si coltiva frumento e legumi; i vigneti si spingono quasi fino alla cima; si utilizza ogni zolla di terra e anche fra le spaccature della roccia crescono rigogliosi olivi, piante da frutta, ginestre, capperi, ecc. Il mare, poco profondo, dà pesci in abbondanza che si esportano anche a Napoli e in Sicilia. Nel 1931 contava 641 ab.
L'isola di Basiluzzo, abitata solo nel tempo delle coltivazioni e dei raccolti, è costituita, come il vicino scoglio Spinazzola, di lava acida (riolite con più di 72% di silice) ed è quanto avanza della grande corrente di lava vetrosa fluita nell'ultima eruzione di questo gruppo, come indicano le sue pomicette riolitiche, racchiuse anche nei tufi recenti di Panaria e degli isolotti vicini. Questi, come gli scogli minori, sono di lava diversa, simile invece all'andesite di Panaria. Fra essi, nel mare, gorgogliano abbondanti emissioni di gas vulcanici che formano le cosiddette caldaie.