PANAMERICANISMO
(XXVI, p. 170; App. II, II, p. 498; III, II, p. 359; IV, II, p. 729)
L'accordo costitutivo del SELA (Sistema Económico Latino Americano) fu siglato a Panamá il 18 ottobre 1975; a tale accordo aderirono, con la sola eccezione delle Bahamas, tutti gli stati indipendenti dell'America Centromeridionale e dei Caribi, con molteplici scopi, quali quello di attuare forme d'integrazione regionale, di difendere i prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli da esportazione, di collaborare con altri organismi regionali quali il Mercato comune del Centroamerica e il Gruppo andino.
Fino ai primi anni Ottanta la questione del mancato rispetto dei diritti dell'uomo in alcuni paesi latinoamericani caratterizzò le Assemblee generali dell'OAS (Organization of American States). Durante la 7a Assemblea, svoltasi a Grenada (membro OAS dal 1975) dal 14 al 23 giugno 1977, Argentina, Bolivia, Brasile, Chile, Guatemala, Nicaragua, Paraguay, El Salvador e Uruguay contestarono, definendola un'ingerenza nei loro affari interni, la decisione statunitense di subordinare la concessione di aiuti economici al rispetto dei diritti umani. Nell'8a Assemblea (Washington, 21 giugno-1° luglio 1978), si stabilì d'insediare a San José, in Costa Rica, un apposito tribunale interamericano; fu inoltre approvato un codice di comportamento per le compagnie multinazionali, osteggiato dagli USA laddove stabiliva su di esse l'esclusiva giurisdizione del paese ospitante. Nella 9a Assemblea generale (La Paz, 22-31 ottobre 1979) vennero condannate le violazioni dei diritti dell'uomo in Chile, Paraguay e Uruguay mentre, in base a un rapporto del Consiglio economico e sociale interamericano, le misure protezionistiche adottate dagli USA nel corso degli anni Settanta furono indicate come causa del ritardato sviluppo di alcuni stati membri. Pochi mesi prima gli Stati Uniti, preoccupati dall'ormai prossima affermazione sandinista in Nicaragua, avevano inutilmente proposto in una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri (21-23 giugno 1979) l'invio di una forza di pace interamericana.
Parallelamente alla 9a Assemblea generale, si tennero a La Paz alcuni incontri tra i ministri degli Esteri del Gruppo andino (dal quale era uscito nel 1976 il Chile): fu decisa la creazione di un Parlamento regionale per promuovere l'integrazione, la democrazia e la giustizia sociale e, successivamente (Lima, 13 novembre 1979), la costituzione di un comitato per coordinare la politica estera dell'intera area andina. Questo processo di progressiva politicizzazione fu interrotto dal ritiro della Bolivia, dopo il colpo di stato militare del luglio 1980, e dalla mancata partecipazione alle riunioni dell'Ecuador, dopo lo scoppio di incidenti di confine col Perù (gennaio 1981). Il fallimento dell'Asociación Latino Americana de Libre Comercio (ALALC) aveva intanto portato alla sua sostituzione con l'Asociación Latino Americana De Integración (ALADI); costituita a Montevideo il 12 agosto 1980, la nuova Associazione teneva conto delle differenze di sviluppo tra paesi membri, accordando un trattamento preferenziale ai prodotti delle nazioni più povere.
L'ammissione di Suriname (febbraio 1977), Dominica e St. Lucia (maggio 1979), Antigua e Barbuda, St. Vincent e Grenadine (dicembre 1981), aveva portato a 29 il numero dei paesi membri dell'OAS, i cui equilibri interni furono scossi dalla questione delle isole Falkland-Malvine: nell'aprile 1982 una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri approvò (astenuti Chile, Colombia, Trinidad e Tobago, USA) una risoluzione che riconosceva la sovranità argentina sulle Falkland; a maggio una nuova risoluzione chiese agli USA di sospendere il loro sostegno al Regno Unito e le misure restrittive assunte contro l'Argentina, in ossequio ai principi della solidarietà continentale sanciti dall'Inter-American Treaty of Reciprocal Assistance (IATRA).
La volontà di procedere al di fuori della tutela statunitense favorì, il 5 gennaio 1983, la nascita del cosiddetto Gruppo di Contadora, dal nome dell'isola panamense dell'arcipelago delle Perle dove i ministri degli Esteri di Messico, Panamá, Colombia e Venezuela s'incontrarono per proporre una soluzione negoziata alla crisi centroamericana. Tale raggruppamento − che ricevette nel luglio 1985 il sostegno di Argentina, Brasile, Perù e Uruguay − individuava nelle disuguaglianze economiche, politiche e sociali dei singoli paesi, e non nel contrasto fra Est e Ovest, la causa dei problemi della regione. La distanza dagli Stati Uniti fu ribadita in occasione della crisi di Grenada: 13 dei 18 paesi presenti a una riunione straordinaria dell'OAS condannarono l'invasione nordamericana dell'isola (25 ottobre 1983) come contraria ai principi del non intervento.
Nel tentativo di rivitalizzare l'OAS (della quale erano entrati a far parte, rispettivamente nel marzo 1982 e nel marzo 1984, le Bahamas e St. Christopher e Nevis), durante la 15a Assemblea generale (Cartagena, 2-5 dicembre 1985) vennero apportate alcune modifiche alla Carta di Bogotà del 1948: in particolare, al segretario generale fu data l'autorizzazione di sottoporre al Consiglio permanente quei fatti in grado di "minacciare la pace e la sicurezza del continente o lo sviluppo degli stati membri". Nonostante le modifiche adottate, l'organizzazione non riuscì a risolvere la difficile situazione centroamericana −sbloccata solo dall'iniziativa diplomatica del presidente della Costa Rica, O. Arias, nell'agosto 1987 − né poté impedire, limitandosi a sterili risoluzioni di deplorazione, l'invasione statunitense di Panama (20 dicembre 1989).
Nulli furono anche i risultati conseguiti dall'OAS nell'affrontare, in termini esclusivamente finanziari, la questione del crescente debito estero dei paesi latinoamericani. Le conferenze economiche di Cartagena (21-22 giugno 1984) e di Lima (16-20 ottobre 1986), patrocinate dal SELA, evidenziarono infatti la necessità di un approccio politico al problema, mentre in quella di Acapulco (26-29 novembre 1987) i presidenti di Argentina, Brasile, Colombia, Messico, Panamá, Perù, Uruguay e Venezuela costituirono il Gruppo degli Otto per fornire una risposta comune ai paesi creditori. Un piano globale per incrementare il commercio in America latina e nei Caribi e per affrontare la questione del debito internazionale fu lanciato nel giugno 1990 dal presidente statunitense G. Bush; la sua ''iniziativa per le Americhe'' − che mirava alla creazione di un'area continentale di libero scambio e prevedeva una riduzione del debito con gli USA in cambio dell'accettazione, da parte dei paesi debitori, delle misure di risanamento economico indicate dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale − servì da stimolo per alcune iniziative regionali, finalizzate al raggiungimento di una maggiore integrazione economica. Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay s'impegnarono (Asunción, 26 marzo 1991) a creare, entro la fine del 1994, un mercato comune (MERCOSUR); analoga decisione fu presa dai paesi del Gruppo andino nella Dichiarazione di Caracas del 1° maggio 1991. Infine Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua si accordarono con il Messico (Managua, 20 agosto 1992), quindi con la Colombia e il Venezuela (Caracas, 13 febbraio 1993), per allargare a questi paesi la loro zona di libero scambio.
Un ulteriore sforzo di rinnovamento dell'OAS fu compiuto durante la 21ª Assemblea generale (Santiago, 3-9 giugno 1991). I paesi membri, saliti a 34 dopo l'entrata del Canada nel gennaio 1990 e di Guyana e Belize nel gennaio 1991, votarono una risoluzione che prevedeva l'immediata riunione del Consiglio permanente per decidere un'azione comune in caso d'illegale rovesciamento di un governo eletto democraticamente. La procedura, sperimentata dopo il golpe militare del settembre 1991 ad Haiti, portò l'OAS a decretare (8 ottobre 1991) l'embargo commerciale contro l'isola. Nessuna sanzione, ma solo un rapido ritorno alla democrazia, fu invece chiesta dai ministri degli Esteri dell'OAS (Nassau, 18 maggio 1992) dopo lo scioglimento del Parlamento e la sospensione della costituzione in Perù a opera del presidente A. Fujimori (5 aprile 1992).
Bibl.: L. Schoultz, Human rights and U.S. policy towards Latin America, Princeton 1981; M. Daly Hayes, Latin America and the U.S. national interest: a basis for U.S. foreign policy, Londra 1984; M. Alvarez García, Intégration et coopération en Amérique Latine: le cas du Pacte Andin, Bruxelles 1987; M. Lemoine, Les 100 portes de l'Amérique Latine, Parigi 1989; H.J. König, El intervecionismo norteamericano en Iberoamérica, in Historia de Iberoamérica, t. iii, a cura di M. Lucena Salmoral, Madrid 1992.