PAMPHILOS (v. vol. V, p. 919)
L'esitazione sull'attribuzione a P. della pittura con gli Eraclidi, va superata con l'attenta lettura della fonte. Aristofane (Plut., 382-385) evoca la visione di un gruppo di supplici, un uomo anziano, una donna e un fanciullo, confrontandolo con «gli Eraclidi di Pamphilos». Su questa espressione gli scoliasti offrono prevalentemente la spiegazione che si trattava del quadro di P., collocato nella Stoà Poikìle, accennando all'alternativa che il richiamo poteva essere inteso invece all'opera teatrale del commediografo Pamphilos. La maggiore probabilità che si tratti effettivamente di un'opera d'arte figurativa è tuttavia sottolineata dal verbo όρώ «vedo», che concretamente introduce il passo. Va inoltre osservato che uno dei soggetti del catalogo pliniano di P., cognatio, «gruppo familiare», è affine al motivo dell'accolta dei discendenti di Eracle, e potrebbe addirittura identificarsi con quel quadro (Plin., Nat. hist., XXXV, 76).
Contemporaneamente la nostra conoscenza dell'iconografia degli Eraclidi ha fatto progressi con l'identificazione di tale soggetto su una pelìke e su un cratere a colonnette protolucani, l'una da Eraclea (v. lucani, vasi, fig. 514), l'altro ai Musei di Berlino, e con la proposta di riconoscere la medesima scena su un'anfora pestaña a Würzburg (Simon, 1983), che precedentemente era stata riferita alla vicenda di Elettra. Se le affollate figurazioni dei vasi protolucani possono essere anteriori all'attività di P., la pittura pestaña, intorno al 330 a.C., sembra conservare la rigorosa simmetria dell'artista sicionio.
È stato ipotizzato che la filosofia platonica abbia influenzato il pittore nel suo spirito di geometria (Steven, 1933), ma la tendenza di P. a realizzare attraverso l'arte un sapere universale, la sistematica retribuzione richiesta per le lezioni, e la preoccupazione didattica rivelano nel pittore una posizione analoga a quella dei Sofisti (Rouveret, 1989): piuttosto è da credere che la fortuna ottenuta da P. ad Atene fin dal 388 a.C., secondo la testimonianza di Aristofane, abbia esercitato una suggestione sulla teoria dell'arte in Platone.
Bibl.: H. R. G. Steven, Plato and the Art of His Time, in ClQu, XXVII, 1933, pp. 149-155, in part. p. 154; J. J. Pollitt, The Ancient View of Greek Art, New Haven-Londra 1974, pp. 48, 62, 82, 92, 95, 168, 408; E. Simon, in G. Beckel, H. Froning, E. Simon (ed.), Werke der Antike in Martin-vonWagner-Museum der Universität Würzburg, Magonza 1983, p. 148, n. 67 (anfora pestaña a Würzburg); P. Moreno, Pittura greca, Milano 1987, pp. 132-134; M. Schmidt, in LIMC, IV, 1988, pp. 723-728, in part. p. 725, n. 1, s.v. Herakleidai (quadro di P.); n. 2, tav. CCCCXLII (pelìke protolucana, Policoro, Museo Nazionale della Siritide); n. 3 (cratere a colonnette protolucano, Berlino, Musei); n. 4 (anfora pestana, Martin-von-Wagner-Museum, Würzburg); A. Rouveret, Histoire et imaginaire de la peinture ancienne, Roma 1989, pp. 35, 39, 207, 432, 437, 448, 472, 477.