PAMPHAIOS (Παμϕαῖος)
Ceramista attico la cui attività si estende su un periodo abbastanza vasto, che può essere valutato dal 530 al 490 circa a. C. Produce vasi a figure nere e a figure rosse e conta come collaboratori artisti tra i più significativi del periodo di transizione tra le due tecniche, quali Oltos, Epiktetos, il Pittore di Nikosthenes e il Pittore di Euphiletos. Una sua dipendenza da Nikosthenes ceramista è stata postulata da tutti gli studiosi, per quanto la misura di questa relazione possa esser variamente intesa. Si può dire che vi è una certa somiglianza nelle figure di questi due capi-officina che operano in un momento così importante per lo sviluppo della produzione ceramica attica quale è quello del cambiamento di tecnica. P. sembra lievemente più giovane di Nikosthenes. E indubbiamente a lato ai sottili rapporti di dipendenza che H. Bloesch nota nella struttura delle coppe, non è possibile sottovalutare un fatto così significativo quale il nuovo impiego della vecchia anfora nicostenica a figure nere nei due capolavori del Louvre G 2 e G 3 prodotti da P. e dipinti da Oltos.
La produzione firmata a figure nere di P. comprende due hydrìai, attribuite da J. D. Beazley al Pittore di Euphiletos, e sette coppe tutte di mani differenti. Le due hydrìai si distinguono per la forma singolare, anzi francamente sperimentale del corpo rigonfio e dell'alto collo affinato. Raffinatissime ne sono le pitture, in particolare quelle della hydrìa di Londra B 300. Le coppe al contrario possono solo contare tra i buoni esempî medi delle coppe a occhionì ad eccezione della coppa Hearst a San Simeon notevole per la struttura, per il fondo bianco del tondo interno e per la curiosa figurazione che occupa per intero il campo con un piccolo cavaliere che procede di sghembo in uno spazio indeterminato e vacuo segnato qua e là da piccoli animali.
Assai più vasta e significativa la produzione a figure rosse che permette d'intravedere una sostanziosa collaborazione con Oltos a cui P. ha provveduto tre dei grandi vasi, quali le due sopraricordate anfore nicosteniche del Louvre, e lo stàmnos del British Museum con Eracle e Acheloo. Sono da ricordare inoltre due coppe fornite ad Epiktetos, un frammento dell'Acropoli (n. 221) che E. Langlotz ravvicina a Peithinos e dieci coppe attribuite al Pittore di Nikosthenes che rappresentano il dato più recente per la cronologia di Pamphaios. Rimangono 14 coppe firmate che J. D. Beazley suddivide in due gruppi. Di questi il primo comprende tre coppe assai raffinate e di tipo arcaico, mentre il resto è costituito da opere più tarde che presentano affinità con la produzione più matura del Pittore di Nikosthenes e che sembrano tutte di mani diverse. Nell'esame strutturale delle coppe firmate da P. e di altre che in base a queste sono da attribuirgli, H. Bloesch rileva alcune curiose peculiarità tra cui la varietà di forme che fa pensare a interessi di sperimentatore, certe pesantezze di struttura nelle anse e nell'impiego occasionale del piede "calcidese" unite a singolari raffinatezze tecniche, quali la sottigliezza delle pareti nella tromba del piede.
È di notevole importanza il fatto che il nome di P. compare con grafie così profondamente dissimili da far supporre che mani diverse e di vario livello culturale abbiano apposto queste "firme di fabbrica".
J. D. Beazley propone di riconoscere P. anziché Euphronios nel rilievo votivo del ceramista con due coppe nelle mani del Museo dell'Acropoli, la cui iscrizione non conserva del nome altro che la terminazione finale ...ios.
Bibl.: Th. Panofka, Der Vasenbilder Pamphaios, passim; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., pp. 281; 285; 423; J. C. Hoppin, Red-fig., II, p. 277; id., Black-fig., Monaco 1923, pp. 300, 468; H. Bloesch, Formen der attischen Schalen, Monaco 1949, p. 62; H. R. V. Smith, in Am. Journ. Arch., XLIX, 1945, p. 479; J. D. Beazley, Red-fig., pp. 34, 81, 98, 102; id., Potter and Painter in Ancient Athens, Londra 1946, p. 22, passim; id., Black-fig., p. 235 ss.